Zonaeuro

Recovery, il ricorso alla Consulta tedesca fa slittare i primi fondi anche per l’Italia. Non è solo un problema di tempi: gli effetti sulle previsioni di crescita

Dopo lo stop della corte di Karlsruhe alla ratifica, lo sblocco delle risorse resta congelato fino alla sentenza di merito: Bruxelles si è detta "fiduciosa" in una decisione rapida, ma Die Welt solleva dubbi sulle tempistiche, mentre per il Financial Times i giudici sono un "ostacolo agli sforzi di riforma della zona euro". Per l'Italia è cruciale avere i primi miliardi in estate: senza quella spinta la crescita nel 2021 si fermerebbe ben al di sotto del 6% stimato nella nota di aggiornamento al Def dello scorso ottobre

La Corte costituzionale tedesca rischia di ritardare l’arrivo delle prime risorse del Recovery Fund ai paesi dell’Unione europea. Il 26 marzo scorso i giudici di Karlsruhe hanno deciso di sospendere l’iter di ratifica da parte della Germania per analizzare il ricorso d’urgenza presentato dall’economista anti-euro Bernd Lucke: significa che il presidente della Repubblica federale, Frank-Walter Steinmeier, non potrà firmare la legge fino a quando gli alti togati non arriveranno a una sentenza di merito. La Commissione europea, tramite un portavoce, ha fatto sapere che è “fiduciosa che la Corte Costituzionale decida rapidamente sul caso”. Martedì però sia il Financial Times sia Die Welt in edicola hanno sottolineato come la questione non sia così semplice, anche solo dal punto di vista delle tempistiche: “Anche se la Commissione conta che i giudici costituzionali decideranno velocemente, questo è tutt’altro che concordato“, sottolinea il quotidiano tedesco. E la preoccupazione traspare dal commento della presidente della Bce Christine Lagarde che mercoledì mattina ha detto: “Speriamo che il ricorso venga affrontato velocemente, in modo da avere certezze. Non voglio anticipare le decisioni, ma spero che si trovi il modo di rispettare quello su cui ci si è accordati a luglio, e che è già stato votato da numerosi parlamenti”.

Che cosa significa per l’Italia? Finché tutti i Paesi membri dell’Ue non hanno ratificato la decisione di aumentare le risorse proprie del bilancio Ue, la Commissione non può iniziare a raccogliere sul mercato i 750 miliardi da distribuire poi ai 27 sotto forma di contributi a fondo perduto e prestiti. Nelle scorse settimane Bruxelles aveva più volte sollecitato i Parlamenti nazionali a completare la ratifica entro la fine di marzo per rendere disponibili le prime risorse a fondo perduto già prima dell’estate. I timori si concentravano soprattutto sull‘Ungheria di Orban. Ora però la decisione presa a Karlsruhe cambia tutto: la Commissione ostenta fiducia, ma ha già ricalibrato le sue scadenze. “L’obiettivo resta assicurare il completamento del processo di ratifica entro la fine del secondo trimestre (giugno) in tutti gli Stati membri”, ha detto il 30 marzo il portavoce di Bruxelles. Significa però gli aiuti non arriveranno più a giugno ma nel migliore dei casi a fine estate. E in Italia, senza la spinta della prima tranche di aiuti (il prefinanziamento sarà pari al 13% del totale), la crescita nel 2021 rischia di fermarsi ben al di sotto del 6% programmatico stimato nella nota di aggiornamento al Def dello scorso settembre. Stando alle bozze del nuovo Documento di economia e finanza in arrivo entro metà aprile, il governo Draghi taglierà la crescita tendenziale al 4,1%, dal +5,1% previsto l’anno scorso. L’eventuale progresso aggiuntivo dipenderà dai nuovi aiuti che affluiranno nell’economia di qui a fine anno.

Tutto dipende, quindi, dalla velocità con cui la corte di Karlsruhe prenderà una decisione, ammesso che – come riferiscono gli esperti – arrivi il semaforo verde alla ratifica. Il precedente più significativo risale al 2012, quando un ricorso presentato da 37mila ricorrenti e dal partito Die Linke portò i giudici costituzionali a sospendere l’atto di approvazione del trattato che istituiva il meccanismo europeo di stabilità, l’ormai noto Mes. Il 29 giugno 2012 Bundestag e Bundesrat avevano dato il via libera, ma poi era arrivato lo stop della Consulta tedesca. Prima della sentenza passarono oltre due mesi: solo il 12 settembre 2012 i giudici di Karlsruhe diedero il loro “” al Mes. Se anche in questo caso dovesse passare lo stesso tempo, per avere una decisione definitiva bisognerà aspettare inizio giugno, ovvero due mesi più tardi rispetto alla tabella di marciale iniziale stilata da Bruxelles.

Lucke, l’economista che fondò il partito AfD prima di lasciarlo per via della virata verso l’estrema destra, è convinto che i giudici impiegheranno due anni per esaminare il suo ricorso. Die Welt sottolinea invece che “altri osservatori contano su un ritardo soltanto di poche settimane“. “Il blocco di Karlsruhe ha suscitato l’inquietudine dei Paesi del Sud”, scrive il quotidiano tedesco. Il Financial Times in un editoriale sottolinea invece come lo “sgradito” stop alla ratifica sia più in generale “un promemoria del ruolo svolto dalla Corte”, che si pone in modo “persistente” come “ostacolo agli sforzi di riforma della zona euro”. Il riferimento è allo scorso anno, quando Karlsruhe si è espressa sulla legalità del piano d’acquisto di titoli di Stato della Bce chiedendo a governo e Bundestag di “attivarsi contro il programma di acquisto di titoli nella forma attuale. In questo quadro, “la migliore speranza” per evitare nuovi scontri tra Bruxelles e Karlsruhe “potrebbe essere un cambio della guardia nel tribunale stesso e l’eventuale nomina di giudici con una valutazione più equilibrata della costituzione e di come riconciliarla con gli obblighi della Germania verso l’Ue”, insiste il Financial Times.

In Germania invece si sottolinea come il Recovery fund, che prevede investimenti da 750 miliardi di euro per rilanciare l’economia dei paesi europei colpiti dal Covid, sia un progetto voluto anche dalla cancelliera Angela Merkel. Inoltre, al Bundestag sono stati ben 478 i voti favorevoli, mentre il Bundesrat, il Senato federale, ha dato il suo lasciapassare addirittura all’unanimità. Una maggioranza qualificata con la quale si potrebbe addirittura cambiare la Costituzione, fa notare ancora Die Welt. Una carta che il governo starebbe valutando come ultima ratio, nel caso di una sentenza sorprendentemente contraria alla ratifica. Secondo Guntram Wolff, economista e capo dell’Istituto Bruegel di Bruxelles, la Corte costituzionale questa volta non può ignorare che “c’era una maggioranza di due terzi nel Bundestag, c’è un ampio sostegno politico” al Recovery, ha spiegato alla Deutschlandfunk.

“La Corte costituzionale federale è ovviamente nota per i suoi giudizi in parte influenzati dai lobbisti“, ha aggiunto Wolff, che aveva mosso questa accusa proprio in occasione della sentenza sul programma di acquisto di obbligazioni della Banca centrale europea, sottolineando come gli esperti consultati furono in gran parte rappresentanti dell’industria finanziaria tedesca. Oggi però l’economista è più ottimista: “I trattati Ue prevedono la possibilità di contrarre debiti in alcuni casi eccezionali, come i disastri naturali. E questa pandemia è ormai nel vero senso della parola un disastro naturale. A questo proposito, mi sembra che ci siano davvero buone ragioni per ritenere che il Recovery Fund sia assolutamente costituzionale e anche conforme ai trattati”, ha sottolineato Wolff. Intanto però il ricorso a Karlsruhe ha già avuto un primo effetto: rallentare il via libera alle risorse.