Rifiuti Zero, avallato dal pacchetto per l’Economia Circolare, afferma che nel cassonetto c’è una miniera urbana da non sprecare, sia per l’economia manifatturiera, sia per l’ecologia che salva il Pianeta. Queste verità abbiamo avuto modo di constatarle di nuovo attraverso due preziosi incontri tenuti in questa settimana. Uno interno con la Rete Rifiuti Zero a cui ha partecipato l’industriale Fabrizio Tesi, noto per rappresentare il distretto tessile di Prato, e l’altro avuto giusto il 26 marzo presso l’ufficio del Centro Ricerca Rifiuti Zero con il direttore del Comieco Carlo Montalbetti (accompagnato da due industriali del distretto cartario) e relativo allo “stato dell’arte” del passaggio da tutta plastica ad imballi cellulosici in gran parte misti e quindi problematici da riciclare.

Dal gennaio 2022 sarà obbligatoria la raccolta differenziata dei tessuti che non potranno, così, andare a rifiuto indifferenziato. E questa è una buona notizia. Tuttavia da questo aspetto positivo ne dipartono altri non molto positivi, anche perché nel settore della moda aumentano i capi a crescente presenza di acrilici che, se accoppiati al dilagare del “fast fashion” (leggi usa e getta), tracciano un crescente impatto ambientale e dello spreco nella moda, che in Italia rappresenta un’importantissima filiera industriale di esportazione.

Se le “tendenze si vedono dal mattino” c’è poco da rallegrarsi visto che i principali player globali si preparano sì alla raccolta, ma poco ad un vero riciclo di qualità (upcycling) di cui hanno invece bisogno distretti vitali come quello di Prato (ma anche di Biella) interessati ad una intercettazione di abiti usati e di tessuti, soprattutto di lana, di alta qualità merceologica in quanto storicamente votati a produrre tessuti rigenerati. Invece, già dal tenore occupazionale che si prevede – secondo quelle proposte – possa impiegare non più di 20 addetti per mille tonnellate recuperate, si capisce che si voglia intendere un riciclo approssimativo ed un ricorso invece all’incenerimento.

Infatti, la filiera che già opera a Prato prevede almeno cinque volte in più dei posti di lavoro che vanno dal recupero degli abiti usati al riciclo per produrre nuovi tessuti, fino addirittura alla cardatura per riempire divani e poltrone. E qui le note dolenti della mitica mancanza del decreto attuativo di preparazione per il riutilizzo, che permetterebbe all’industria tessile di poter liberarsi delle pastoie burocratiche standardizzando i modi industriali anche su base normativa, per classificare come materiali i tessuti recuperati sottraendoli alla nozione di rifiuto.

Zero Waste Italy non starà alla finestra in questi mesi e sta facendo squadra con tutti i soggetti, compresi quelli industriali, per semplificazioni che promuovano economia e salvaguardino l’ecologia.

Buone notizie, invece, dal pianeta carta con Comieco che, in pronta risposta al sottoscritto, ha svolto una significativa visita a Capannori nel cuore dell’industria cartaria più importante d’Europa. Si è ribadito che verranno rivisti in modo disincentivante i criteri di classificazione del sistema Aticelca® 501, che al momento sta inondando di imballaggi cartacei misti a plastica il mercato. Ebbene, da gennaio chi intende usare carta mista a plastica (soprattutto ma non solo nell’alimentare) dovrà pagare di più anche in linea con tutto il Conai (Consorzio Nazionale degli Imballaggi) che in generale favorirà imballaggi sempre più riciclabili dal punto di vista merceologico, scoraggiando invece le scorciatoie ibride di imballaggi polimateriali generatori di alte quantità di scarti (pulper waste) che creano altissime difficoltà di smaltimento.

Per preparare questa “entrata nel futuro” di un settore industriale sviluppatissimo nell’utilizzare quasi esclusivamente maceri, il direttore Montalbetti ha proposto l’istituzione di un tavolo nazionale basato sulla Piana di Lucca per monitorare questi processi legati al progressivo passaggio dalla plastica ai materiali cartacei possibilmente da riciclo.

Zero Waste Italy e il Centro Ricerca Rifiuti Zero di Capannori ovviamente appoggiano fin da ora questa proposta mettendosi a disposizione di un’economia davvero circolare e condivisa.

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