Un incomprensibile suicidio mediatico: non si può che definire così quanto successo nelle ultime ore in casa Volkswagen. I fatti: a partire dal 29 marzo alcune delle più importanti testate del mondo – sembra che la prima sia stata la CNBC – anticipano che in America il marchio assumerà il nome di “Voltswagen” per sottolineare l’impegno della compagnia in tema di elettrificazione della mobilità. La notizia viene ripresa da buona parte dei più importanti media, dopo che molti giornalisti ricevono rassicurazioni dall’azienda circa la veridicità della stessa. Il 30 marzo Volkswagen emette un comunicato ufficiale che conferma la strategia di rebranding e cambia il nome del suo account su Twitter. Poi, sorprendentemente, il 31 marzo arriva la smentita del costruttore, che ritira il suddetto comunicato ufficiale: “Si è trattato di un pesce di aprile”, fanno sapere dall’azienda. Pesce di aprile che, però, ha fatto infuriare tutta la stampa americana, che ancora non ha scordato quando successo col dieselgate nel 2015. Uno scherzo finito male, che mette in imbarazzo il colosso di Wolfsburg.

La Associated Press, prima agenzia di stampa internazionale, parla di “scherzo sgradito”, con “Volkswagen che imbroglia intenzionalmente i giornalisti”. La critica alla multinazionale tedesca è piccatissima: “I giornalisti sono abituati a diffidare dei burloni che tirano fuori le bufale del pesce d’aprile in questo periodo dell’anno. Pochi, però, se le aspettano da una società multimiliardaria. La Volkswagen ha ammesso martedì di aver diffuso un falso comunicato stampa, affermando di aver cambiato il nome della sua filiale statunitense in ‘Voltswagen of America’ nel tentativo di essere divertente e promuovere un nuovo veicolo elettrico. Diverse organizzazioni giornalistiche, tra cui The Associated Press, Usa Today, CNBC e The Washington Post, avevano riportato il comunicato stampa originale come una vera notizia, alcuni dopo essere stati specificamente rassicurati del fatto che non si trattasse di uno scherzo”.

“L’Associated Press è stata ripetutamente rassicurata dalla Volkswagen che la sua filiale statunitense aveva pianificato un reale cambio di nome e ha riferito informazioni che ora sappiamo essere false”, ha detto la portavoce di AP, Lauren Easton: “Abbiamo corretto la nostra notizia e ne abbiamo pubblicata una nuova basata sull’ammissione dell’azienda. Ma questo e qualsiasi altro rilascio deliberato di false informazioni danneggiano il giornalismo accurato e il bene pubblico. La Volkswagen ha utilizzato questo annuncio falso come un modo per manipolare giornalisti rispettati e organi di stampa fidati per attirare l’attenzione e promuovere una campagna di marketing. Siamo scoraggiati dal fatto che l’azienda scelga questo tipo di marketing ingannevole”.

Critiche anche dal giornalista di Usa Today Nathan Bomey, tra quelli a cui Volkswagen ha mentito: “Non è stato uno scherzo” – ha scritto su Twitter – “È stato un inganno. Nel caso non l’aveste notato, abbiamo un problema di disinformazione negli Usa. Adesso VW fa parte di questo problema. Perché qualcuno dovrebbe fidarsi di nuovo della Volkswagen?”. Questo scherzo “mostra solo una mancanza di comprensione di ciò che questa azienda ha fatto in passato – il riferimento è al dieselgate del 2015, ndr. –, di qual è la sua posizione nel mondo e come abbia bisogno di rettificare la sua storia e ricostruire la sua immagine”, ha detto al Washington Post Paul Argenti, professore di comunicazione aziendale presso la Tuck School of Business di Dartmouth: “Scherzare su chi sei e cosa stai cercando di fare, in particolare su tutto ciò che riguarda la sostenibilità, mi sembra davvero di cattivo gusto. È semplicemente terribile”. Insomma, una bella gatta da pelare: e non siamo nemmeno al 1° aprile, oltretutto. Nel mondo dell’auto il pesce d’aprile dei costruttori è un appuntamento fisso: tuttavia, questa volta la burla ha avuto un tenore decisamente diverso rispetto a quello degli altri anni. Infatti, se in passato toni e temi erano evidentemente goliardici, questa volta Volkswagen ci ha infilano in mezzo addirittura degli statement dell’amministratore delegato di VW America, Scott Keogh, toccando tematiche sensibili e molto aderenti al delicato periodo di cambiamento che sta vivendo l’industria delle quattro ruote.

Ma, al di là di tutto questo, la questione appare stramba per più di qualche motivazione: da quanto riportato da CNBC, inizialmente il comunicato ufficiale era datato 29 aprile e non 30 marzo. Più che un ulteriore depistaggio ai già buggerati organi di stampa, ciò conferma che si è trattato di una strategia commerciale abortita all’ultimo secondo perché sfuggita di mano: “Non volevamo ingannare nessuno”, fanno sapere dall’azienda: “L’intera faccenda era solo un’iniziativa di marketing per spingere la gente a parlare della ID.4”, il nuovo Suv elettrico della marca. I problemi, però, potrebbero non finire con delle semplici scuse: il falso comunicato ufficiale della Volkswagen, infatti, ha fatto impennare il valore del titolo in Borsa di quasi il 5%. Una fluttuazione che potrebbe finire presto sotto inchiesta delle autorità di vigilanza statunitensi. Appare abbastanza incredibile che un’azienda del calibro di VW non abbia pensato alle conseguenze di questo pesce di aprile di fine marzo, specie se si considera che la marca non è ancora vista di buon occhio negli Usa per via dello scandalo emissioni. Ora l’azienda si è, di fatto, messa contro una buona parte della stampa americana e, certamente, molti giornalisti si legheranno questa vicenda al dito. Ne è valsa la pena?

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