Claudio De Vincenti è il nuovo presidente di Aeroporti di Roma (Adr), la società dei Benetton che gestisce gli scali di Ciampino e Fiumicino. L’economista, già ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno durante il governo Gentiloni e sottosegretario alla presidenza del Consiglio del governo Renzi, è stato indicato dall’azionista di maggioranza di Adr (Atlantia) per sostituire Antonio Catricalà, morto suicida a fine febbraio. Lo riferiscono i quotidiani La Verità e Domani. De Vincenti non è affatto nuovo al settore dell’aviazione: già negli anni in cui Massimo D’Alema era a Palazzo Chigi, si occupava di aeroporti e autostrade in qualità di coordinatore del Nars, la struttura del ministero del Tesoro che regola i servizi di pubblica utilità. Ha ricoperto più volte incarichi di governo e nel 2015 ha avuto un ruolo anche nella vicenda dell’Air Force Renzi, l’Airbus A340-500 acquistato in leasing da Etihad – che all’epoca era socio di Alitalia – per potenziare la flotta di Stato e poi rivelatosi un flop.
In qualità di sottosegretario alla presidenza del Consiglio, l’11 settembre 2015 De Vincenti scrisse infatti una lettera all’ex ministra della Difesa Roberta Pinotti per spiegare che “è intendimento del presidente del Consiglio garantire al Paese, al presidente della Repubblica, alle più alte cariche dello Stato e al governo tutto la disponibilità di un servizio di volo basato su una piattaforma della classe Airbus A340-500 con capienza adeguata, dotato di idoneo allestimento protocollare e opportunamente configurata con sistemi di comunicazione che garantiscano il necessario grado di tutela e riservatezza”. Renzi ha sempre detto di non aver mai avuto nulla a che vedere con il velivolo, tanto da non averlo mai usato per viaggiare. Nella sua missiva, però, De Vincenti scriveva a Pinotti che “l’attuazione” dell’acquisto è “urgente e prioritaria, soprattutto in previsione di una serie di missioni assai importanti già previste nei prossimi mesi, in particolare da parte del presidente del Consiglio dei ministri”.
Sulla vicenda dell’aereo, il cui contratto è stato rescisso nel 2018 dal primo governo Conte in base alle osservazioni fatte dal consulente del ministero dei Trasporti Gaetano Intrieri, indaga da mesi la Procura di Civitavecchia, con un’inchiesta scaturita da quella più ampia sulla gestione Etihad di Alitalia. Al momento del provvedimento di formazione il procedimento era a carico d’ignoti, non si sa se in seguito siano stati individuati eventuali indagati, né quale sia il destino dello stralcio. Tra gli atti di indagine c’è anche una lunga relazione della Guardia di finanza in cui gli investigatori fanno delle osservazioni a quanto scritto da De Vincenti. Il sottosegretario diede infatti alla Difesa alcune indicazioni su come procedere all’acquisto: “Anche al fine di razionalizzare l’impiego delle risorse disponibili e considerata la rapida obsolescenza dei moderni aeromobili, dovuta all’incalzante progresso tecnologico, si ritiene che il criterio di economicità possa essere perseguito mediante le modalità del leasing del velivolo, piuttosto che attraverso la sua acquisizione, che avrebbe un costo di circa 200/300 milioni di euro”. Gli investigatori, invece, fanno notare come “in merito a tali affermazioni, si ribadisce che il riferimento all’economicità della formula del leasing rispetto ad una acquisizione (che ‘avrebbe avuto un costo di 200/300 milioni di euro’) appare in contrasto con il valore dell’operazione di leasing ipotizzato in sede di inizio delle trattative, pari a circa 260 milioni di euro, solo in seguito ridotto a circa 170 milioni euro nella versione finale del contratto”.