C’è una novità in materia di intercettazioni che sembra aver messo d’accordo le diverse anime che compongono la maggioranza (almeno per ora): il governo ha accolto l’Ordine del giorno presentato a Montecitorio dal deputato di Azione Enrico Costa e sottoscritto da Lucia Annibali (Italia viva) e Riccardo Magi (+Europa). I tre chiedono che l’accesso ai tabulati telefonici da parte dei pm sia “subordinato all’autorizzazione del giudice”. La proposta punta ad allineare la normativa italiana a una recente sentenza della Corte di Giustizia Ue sui tabulati, secondo cui l’accesso deve essere sottoposto al controllo di un’autorità terza, tranne che per “procedure aventi per scopo la lotta contro le forme gravi di criminalità o la prevenzione di gravi minacce alla sicurezza pubblica”. Quindi non per tutti i reati, come invece avviene oggi in Italia e in altri Paesi. L’esecutivo si impegna così ad introdurre questa norma, probabilmente nell’ambito della riforma del processo penale in cantiere al ministero di Giustizia. Ma non sono esclusi colpi di scena, vista le forti divergenze di vedute tra i partiti che sostengono il governo.
“Il tabulato telefonico ‘traccia’ la vita delle persone, svela la posizione nello spazio e nel tempo di una persona e la sua cerchia di relazioni. Secondo l’odg di Azione il pm può ottenerli solo se autorizzato dal Giudice”, ha twittato Costa dopo l’ok del governo. A Repubblica spiega così il senso della sua proposta: L’Italia non può ignorare la decisione lapidaria della Corte del Lussemburgo sui tabulati telefonici. Per la delicatezza dello strumento non può essere solo il pm, la pubblica accusa, a chiedere e ottenere quegli elenchi, ma è necessario il via libera di un giudice terzo, il giudice per le indagini preliminari”. Costa ammette però che bisognerà fare una distinzione tra i vari tipi di reato, preservando l’azione di indagine dell’accusa: “Oggi il pm può chiedere” l’accesso ai tabulati “per qualsiasi reato, anche piccolo. La futura legge dovrà stabilire che per i tabulati dovrà valere la stessa regola delle intercettazioni. Sì ai tabulati per i reati gravi, no per quelli non gravi“. L’altro nodo riguarda quello dei tempi: spesso i tabulati sono determinanti per capire l’autore di determinati delitti ed è necessario consultarli al più presto. Il deputato calendiano, ex forzista, propone quindi che per i casi urgenti “varrà la stessa regola delle intercettazioni”, cioè una “convalida successiva” da parte del giudice.