Prima Elodie e dopo Fedez si sono schierati apertamente per difendere l’iter legislativo del disegno di legge Zan contro l’omotransfobia ma anche la misoginia e l’abilismo, ossia la discriminazione nei confronti di persone con disabilità. Quattro mesi fa c’è stata l’approvazione alla Camera, si attendeva in queste ore la calendarizzazione dei lavori al Senato. Ma alla Commissione Giustizia il Centrodestra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia) ha di fatto bloccato il disegno di legge voluto da Pd e M5s, sostenuto da Italia Viva e Leu. Il senatore Simone Pillon ha sottolineato come il Ddl non sia da considerarsi una priorità. Elodie, da sempre in prima linea per i diritti LGBTQ, sui social ha tuonato: “Siete indegni, questa gente non dovrebbe essere in parlamento. Questa gente è omotransfobica”. Fedez poi ha rincarato: “Ho un figlio di tre anni che gioca con le bambole e non desta alcun turbamento in me, non succederebbe nemmeno se sentisse l’esigenza di mettersi il rossetto o lo smalto: ha diritto di esprimersi come crede. La cosa che mi destabilizzerebbe un po’ è sapere che vive in uno Stato che non tutela il suo sacrosanto diritto di esprimersi in piena libertà, cercando di arginare dinamiche discriminatorie e violente che molto spesso si verificano in questo Paese. Questa è una priorità”.
Abbiamo contattato Michele Bravi, sensibile da sempre al tema del ddl Zan, affinché ci affidasse il suo pensiero sulla questione. “Dover affermare la necessità di una legge che difenda da atti discriminatori e violenti è dire un’ovvietà. – spiega a FQMagazine – Eppure si continua ad affrontare l’omotransfobia come un atto archiviato e risolto. E questo è pericoloso e imprudente. Quando si parla di diritti umani non c’è un ‘più importante’ o un ‘meno importante’, esiste solo la speranza di chi affida nelle mani dello Stato la necessità di riconoscere una protezione alla propria libertà e quindi dar modo ad un disegno di legge di attuarsi concretamente senza interruzioni ingiustificate”.