Sulla base delle indicazioni pubblicate alcune settimane fa nel World energy transitions outlook da Irena (International renewable energy agency), la produzione di elettricità da fonti rinnovabili dovrebbe crescere otto volte più veloce affinché possa contribuire fattivamente alla lotta al riscaldamento globale. Ciò significa investimenti nel settore dell’ordine dei 131 trilioni di dollari (+30% rispetto ad oggi) da qui al 2050, cioè nei prossimi trenta anni, pari a 4,4 trilioni all’anno.

La capacità di energia rinnovabile dovrà aumentare di più di un fattore dieci entro la metà del secolo, accompagnata da un aumento di trenta volte nell’elettrificazione dei trasporti. Numeri impressionanti che però non devono spaventare ma, al contrario, convincere chi è ancora scettico che questa è l’unica strada da percorrere, se vogliamo mantenere le condizioni di vita sul nostro pianeta almeno pari (ma ormai sembra già tardi) a quelle odierne. Anche se non sarà facile. Risulterebbe senz’altro più agevole se, con forza, oltre alle politiche di aumento della produzione di energia rinnovabile si parlasse di più di come affrontare seriamente il tema della riduzione della domanda di energia, cioè puntare più decisamente sull’efficienza.

In Danimarca, il governo si è assicurato un ampio sostegno politico per il più grande progetto sulle fonti rinnovabili mai realizzato: un’isola energetica artificiale, progetto da 34 miliardi di dollari che prevede l’installazione di centinaia di torri eoliche offshore che forniranno elettricità pulita e aiuteranno il paese a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Tale isola avrà un’estensione di 120.000 metri quadrati e sorgerà a 80 chilometri dalla costa occidentale, nel Mare del Nord, e ospiterà le infrastrutture chiave necessarie per un’espansione pianificata dei parchi eolici offshore della Danimarca.

Il progetto dovrebbe essere completato entro il 2033. Inizialmente sarà in grado di fornire 3 gigawatt di elettricità, sufficienti a coprire le necessità di 3 milioni di famiglie, ma già si sta pensando di aumentare tale capacità a 10 gigawatt. Si tratta di uno dei progetti di punta che il paese scandinavo intende realizzare per ridurre le proprie emissioni del 70% entro il 2030 e diventare carbon neutral entro il 2050. Un obiettivo ambizioso ma non impossibile da realizzare, tenendo conto che già adesso oltre il 40% dell’elettricità proviene dall’energia del vento.

A livello mondiale la situazione è, purtroppo, diversa. Ad oggi, appare sempre più difficile riuscire a limitare l’aumento della temperatura media del pianeta di +1,5°C sancito dall’Accordo di Parigi: invece che ridurlo, il divario lo stiamo aumentando e ciò significa semplicemente che stiamo andando nella direzione opposta. Per raggiungere quell’obiettivo, il consumo di combustibili fossili, in particolare petrolio e carbone, dovrebbe scendere di oltre il 75% entro il 2050.

Irena ritiene che si possa ancora sperare in una transizione energetica sostenibile, ma bisogna agire in fretta. I paesi che attualmente contano oltre la metà delle emissioni globali di CO2 stanno decisamente puntando verso l’obiettivo della neutralità carbonica, che però non è proprio la stessa cosa di emissioni zero, ma potrebbe essere l’avvio di un nuovo percorso senz’altro utile.

E’ ormai assodato che investitori e mercati finanziari stanno spostando sempre più capitali verso la sostenibilità ed è per questo che dovremo fare attenzione a quel greenwashing che, purtroppo, è sempre più evidente nelle economie sviluppate. L’emergenza Covid ha messo, ancora una volta, in evidenza le difficoltà di economie basate sui combustibili fossili e confermato invece la resilienza dei soggetti che sempre più si avvicinano alle energie rinnovabili. Saranno ingenti le risorse destinate a questa transizione e, a maggior ragione, si dovrà vigilare attentamente.

Energie rinnovabili, idrogeno verde e nuova bioenergia domineranno il mondo dell’energia nel prossimo futuro ma risulta fondamentale capire come possono essere al meglio sfruttate quelle tecnologie per sistemi energetici a emissioni nette pari a zero già disponibili oggi. La soluzione sarebbe semplice: spostare tutti i sussidi che attualmente vengono elargiti ai combustibili fossili verso il mondo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Se questo potesse accadere, nel giro di poco tempo si riuscirebbe ad impostare ed avviare un nuovo sistema che vada verso un mondo (ma cominciamo anche dai singoli paesi) completamente rinnovabile e sostenibile.

Se Irena, che rappresenta un’istituzione ove sono rappresentati praticamente tutti i paesi del mondo (163 già aderenti e altri 21 in fase di adesione), sulla carta è l’istituzione mondiale più importate sul tema delle energie rinnovabili, al contempo, essendo formata praticamente da tutti i paesi sconta tutte le difficoltà proprie di quando a decidere sono in tanti.

Al di là dei buoni propositi, i paesi esportatori di fonti fossili non rinunceranno facilmente ai loro introiti, a meno che non ci siano soggetti istituzionali forti – con una precisa visione – che mettano gli abitanti (tutti) di questo pianeta in condizione di poter percorrere una strada alternativa.

Ma dato che sarà difficile che i paesi prendano questo tipo di decisione, almeno nei tempi utili per scongiurare la catastrofe, sarà compito di noi tutti sollecitare i rispettivi governi (sia a livello nazionale che locale), così come il nostro vicino di casa, ad agire concretamente. E il miglior modo per convincere qualcuno è farlo direttamente, in prima persona.

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