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Feltri chiede alla Lega di uscire dal governo Draghi: “Fotocopia di quello Conte”. E Salvini alza subito i toni contro Speranza

Su Libero il diretto consiglia al leader del Carroccio di lasciare la maggioranza: "Fossi il Capitano non rimarrei neppure una settimana in più in compagnia del Pd, me ne tornerei all'opposizione, accanto alla Meloni che, in effetti, essendo una donna sensata, ricava consensi ogni dì". E l'ex ministro dell'Interno: "Dopo Pasqua mi vedrò con Draghi e gli chiederò di riaprire dove possibile sulla base di dati scientifici"

Vittorio Feltri chiede alla Lega di uscire dal governo di Mario Draghi. E Matteo Salvini alza subito i toni contro Roberto Speranza. Sarà una coincidenza ma i toni più duri usati finora dal leader del Carroccio nei confronti di un esponente dell’esecutivo di cui fa parte, arrivano nello stesso giorno in cui il direttore di Libero gli chiede espressamente di mollare la maggioranza. Va detto che negli ultimi anni Feltri e Salvini hanno quasi sempre avuto posizioni sovrapponibili. Almeno fino alla decisione del Carroccio di entrare nel governo Draghi. Un esecutivo che da qualche giorno Feltri attacca con eloquenti editoriali, titoli in prima pagina, articoli contro le restrizioni anti Covid. Parallalamente l’ex ministro dell’Interno ha cominciato il suo pressing al governo. “A Pasqua, fra dieci giorni, la situazione sanitaria in tante città italiane sarà tornata tranquilla e sotto controllo, secondo voi sarà giusto riaprire bar, ristoranti, scuole, palestre, teatri, centri sportivi e tutte le attività che possano essere riavviate in sicurezza? Secondo me sì”, scriveva su facebook il 27 marzo, rilanciando in pratica gli stessi concetti del giorno prima. Ai quali aveva risposto lo stesso Draghi: “Le chiusure sono pensabili o impensabili solo in base ai dati che vediamo”. Complice forse qualche consiglio dei suoi fedelissimi, dunque, nei giorni scorsi il leader della Lega ha cominciato a sfumare i suoi toni: “Sono d’accordo con il presidente Draghi. Se i dati dicono che alcune Regioni sono in difficoltà si chiude, se i dati dopo Pasqua dicono che in alcune zone è tutto sotto controllo si riapre. Mi sembra che l’automatismo debba valere sia se si chiude che se si apre”, diceva solo due giorni fa.

Oggi, però, su Libero è arrivato l’input diretto di Feltri. “Il governo sta stretto. Carissimo Matteo, scendi dal pero e torna a Milano“, è il titolo dell’editoriale dell’esperto giornalista. Che dopo essere tornato ad attaccare l’esecutivo per le chiusure si rivolge direttamente al segretario del Carroccio. “Nn riusciamo a capire il motivo per cui un uomo avveduto quale Salvini si sia messo in con questo esecutivo fotocopia di quello di Conte, che per un anno ha menato il can per l’aia senza portare in cascina lo straccio di un risultato. Non si rende conto il buon Matteo che collabora con gli ex comunisti e gli ex democristiani non combina nulla essendo obbligato a recitare nel ruolo di reggicoda, condividendo la responsabilità delle decisioni insensate e punitive nei confronti della popolazione. Penso che egli si sia fatto ingannare dall’ottima fama dell’ex presidente della Bce e abbia sperato che questi avesse una marcia in più rispetto all’avvocato del popolo”. E ancora: “I fatti dicono viceversa che il presidente del Consiglio, se non è la solita zuppa, è il consueto pan bagnato. Lo dimostra l’evidenza che le vaccinazioni procedono a rilento perché nessuno se le procura sul mercato, e che i cittadini, esattamente come succede da oltre 12 mesi, campano in cattività quali criceti”. Quindi ecco il consiglio finale, condito da citazione della principale avversaria interna di Salvini: “Fossi il Capitano – scrive Feltri – non rimarrei neppure una settimana in più in compagnia del Pd, me ne tornerei all’opposizione, accanto alla Meloni che, in effetti, essendo una donna sensata, ricava consensi ogni dì”.

Chissà se a Salvini è piaciuto quel riferimento alla leader di Fratelli d’Italia e ai suoi consensi in ascesa (contrariamente a quelli della Lega, ferma da mesi poco sopra il 20%). Di sicuro è proprio oggi che Salvini è tornato ad alzare i toni. Prima si è rivolto al premier, lanciando una sorta di aut aut: “Ci rimettiamo alla scienza: quello che abbiamo chiesto a Draghi è che dopo Pasqua occorre riaprire dove si può farlo. Se dopo Pasqua ci sono intere regioni con la situazione tranquilla occorre riaprire, anche i comuni. Dopo Pasqua mi vedrò con Draghi e gli chiederò di riaprire dove possibile sulla base di dati scientifici”. Poi ha attaccato il ministro della Salute, Roberto Speranza, che è anche l’esponente del partito più a sinistra – e dunque più lontano dalla Lega – tra quelli che sostengono l’esecutivo. “Ma perchè Speranza dice di voler tenere chiuso tutto aprile senza tener conto della scienza? E’ una scelta ideologica. Io invece mi rifaccio alla scienza. Sono stufo di scelte ideologiche sulla pelle degli italiani“. Cosa ci sia di ideologico sulle norme anticontagio utilizzate in tutto il mondo non è dato sapere.