Il caso più eclatante è quello della freelance Nancy Porsia alla quale sono state dedicate ben 22 pagine con anche la trascrizione della conversazione con il proprio legale, Alessandra Ballerini. Tra i nomi emersi ci sono anche quelli di Antonio Massari del Fatto, Nello Scavo di Avvenire, Francesca Mannocchi, Sergio Scandurra di Radio radicale, Fausto Biloslavo del Giornale e Claudia Di Pasquale di Report
Sotto la lente della Procura di Trapani che indaga sul ruolo delle ong Jugend Rettet, Save The Children e Medici Senza Frontiere durante gli sbarchi dal 2016 non sono finite solo le organizzazioni che si occupavano del soccorso in mare dei naufraghi, ma anche diversi giornalisti italiani, intercettati dalle forze dell’ordine nel periodo in cui raccontavano la rotta migratoria nel Mediterraneo e le condizioni nelle quali i migranti venivano detenuti nei lager libici. A rivelarlo sul quotidiano Domani è Andrea Palladino, che ha avuto accesso a centinaia di pagine di telefonate intercettate, trascritte e depositate nell’inchiesta trapanese. La storia è stata poi ripresa anche dal Guardian.
Tra i reporter finiti nel mirino della polizia giudiziaria – lo Sco, la squadra mobile di Trapani e il comando generale della Guardia costiera – c’è anche il giornalista del Fatto Quotidiano, Antonio Massari, registrato mentre parlava con delle fonti. Fu lui poi a rivelare, nell’agosto del 2018, i rapporti tra gli operatori della Imi e Matteo Salvini. Il caso più eclatante è quello della freelance Nancy Porsia. Esperta di Libia, dove si è recata molte volte per realizzare i suoi reportage, Porsia è stata intercettata a lungo, anche durante le telefonate con il proprio avvocato, Alessandra Ballerini, nelle quali si diceva preoccupata per le minacce ricevute dalle milizie libiche guidate dal trafficante Bija che, insieme ad Avvenire, ha contribuito a smascherare, dimostrando con immagini anche la sua presenza a un incontro al ministero dell’Interno quando a guidarlo era Marco Minniti.
Il suo lavoro occupa ben 22 pagine, con fotografie, contatti sui social, rapporti personali e nomi di fonti sul campo, oltre ai suoi contatti con altri giornalisti italiani e internazionali, i suoi movimenti e anche alcuni dati personali. Un’intercettazione che, scrive il quotidiano, è stata richiesta e autorizzata con la funzione di “positioning”, ovvero con il tracciamento degli spostamenti dell’utente. Tutti dati assolutamente irrilevanti per le indagini in corso, visto anche che Nancy Porsia non risulta indagata. “Nella telefonata con il legale – si legge -, che la legge vieta di trascrivere e divulgare a tutela dei diritti della difesa, viene dichiarato apertamente il rapporto fiduciario. Nella sintesi della telefonata vengono anche riportati spostamenti al Cairo dell’avvocato Ballerini in quanto legale della famiglia di Giulio Regeni“.
Ma ci sono altri giornalisti italiani che si sono occupati della questione migranti e che sono stati intercettati nel corso delle indagini. C’è anche l’inviato di Avvenire Nello Scavo, anche lui oggetto di minacce da parte dei clan libici, che viene intercettato mentre parla con una sua fonte sulle modalità per ricevere un video che dimostra le violenze subite dai migranti in Libia. Si trovano inoltre le conversazioni della giornalista Francesca Mannocchi con esponenti delle ong, dove si fa riferimento ai viaggi in Libia. E si trovano anche i colloqui del reporter di Radio Radicale Sergio Scandurra mentre chiedeva informazioni ad alcuni esponenti di organizzazioni umanitarie, impegnate in quei mesi nei salvataggi dei migranti. Nelle carte compaiono anche i nomi e le conversazioni dello storico inviato del Giornale, Fausto Biloslavo, e della giornalista di Report Claudia Di Pasquale, quest’ultima mentre parlava proprio con Nancy Porsia.