Il piano di ristrutturazione presentato dall'azienda prevede il trasferimento del 70% delle produzioni fuori dall'Italia. "Inaccettabile" per le tute blu di Cgil, Cisl e Uil. "La decisione dell’azienda rischia di provocare il disastro sociale e la desertificazione industriale del territorio. Il ministro si defila in un modo che probabilmente non ha precedenti nella storia repubblicana". Lavoratori in presidio davanti alle fabbriche
Un’altra crisi industriale con annesso annuncio di delocalizzazione. Il gruppo Elica di Fabriano, tra i leader nella produzione di cappe aspiranti, ha annunciato 400 esuberi su 560 dipendenti. Il sito di Cerreto D’Esi in provincia di Ancona, sarà chiuso: le produzioni di bassa gamma e le linee produttive prendono la via di Jelcz-Laskowice, in Polonia, mentre l’attività di alta gamma si sposta a Mergo, sempre in provincia di Ancona. A conti fatti, il 70% delle produzioni lascerebbe l’Italia. I lavoratori sono in presidio davanti alle fabbriche da giovedì e i sindacati hanno scritto una lettera al ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, per chiedere un incontro urgente.
“Ci auguriamo che almeno stavolta risponda alla nostra richiesta e si interessi alle vicende dell’industria e del lavoro, verso cui continua ad ostentare la più assoluta indifferenza“, attaccano Massimiliano Nobis, segretario nazionale Fim-Cisl, Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom-Cgil e Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm-Uil. “Il passaggio di consegne fra il precedente e il nuovo Governo, ha difatti rappresentato la scusa per il Ministro Giorgetti per tralasciare le vertenze industriali e defilarsi in un modo che probabilmente non ha precedenti nella storia repubblicana”. Un’accusa durissima che arriva insieme alla richiesta di fare qualcosa subito per i lavoratori di Elica: “Il piano di ristrutturazione è inaccettabile”, scrivono unitariamente le tute blu di Cgil, Cisl e Uil. “La decisione dell’azienda rischia di provocare il disastro sociale e la desertificazione industriale del territorio, mentre l’unica soluzione possibile è il mantenimento delle produzioni nei siti di Fabriano, Cerreto D’Esi e Mergo e la tutela di tutta l’occupazione”
“I sacrifici fatti in questi ultimi dieci anni dai lavoratori non devono andare persi”, aggiunge la Fim. “Il gruppo aveva già 10 anni fa operato una ristrutturazione del sito con la riduzione dell’organico che era passato dagli oltre 1000 lavoratori in organico del 2010, agli attuali 600. Una ristrutturazione che già all’epoca fu giustificata con la necessità di ridurre i costi per aumentare le marginalità. Nel corso di questo decennio abbiamo registrato scarsi investimenti per non dire nulli. Ora non accettiamo che ancora una volta si scarichi sulle lavoratrici e i lavoratori colpe che non hanno”.
Il sindaco di Fabriano Gabriele Santarelli definisce il Piano strategico di Elica “macelleria sociale”: “Ho assistito diverse volte alle cene organizzate a fine anno dal presidente Francesco Casoli dove venivano esaltate le maestranze parlando di famiglia. Ha sempre parlato così ai suoi dipendenti, ma si sa, le parole, soprattutto vuote, le porta via il vento. Una beffa doppia se si considerano i sacrifici che gli operai sono stati disposti a sopportare negli ultimi anni pur di avere il lavoro garantito, andando incontro alle esigenze dell’azienda”.