Una giovane ventenne mi dice: “Dottore vorrei dimagrire per essere come le ragazze alla moda. Non mangio durante il giorno, poi però la notte mi sveglio, apro il frigorifero e mangio tutte le schifezze che trovo. Sono una disgraziata!” Un ragazzo afferma: “Dovrei studiare, rendere al massimo, invece cazzeggio col cellulare, guardo stupidaggini su Facebook, vado in giro per la casa a bighellonare. Alla sera mi sento un verme perché non ho fatto quello che dovevo”.

L’intolleranza verso se stessi monta in una società che appare sempre più aggressiva verso chi non è conforme alle aspettative o commette un errore. In ambito sociale l’angoscia legata alla pandemia straborda e cerca canali verso cui scaricarsi. Anche piccole devianze, errori o manchevolezze vengono esasperati. Il rischio che si determini la “caccia alle streghe” è palpabile. Alcuni episodi mi paiono andare in questa direzione.

L’intolleranza verso i cosiddetti “no vax” sta divenendo esagerata. Non si accetta l’idea che qualcuno possa essere debole, avere paura, essere titubante. No! Tutti dobbiamo marciare come soldati, con passo marziale nella stessa direzione senza tentennamenti, a petto in fuori. Ho parlato di questo nello scorso post per mettere in evidenza come io, vaccinato convinto, ritenga più utile l’esempio e il convincimento. Nei confronti del giornalista Andrea Scanzi sta montando una rabbia sociale, tipica della caccia alle streghe. Non conosco bene la vicenda, ma è chiaro che un possibile errore viene amplificato come se fosse un delitto. Non mi pare che sia stata commessa chissà quale nefandezza; eppure il giornalista viene apostrofato come delinquente e si invocano provvedimenti sanzionatori a mio parere esagerati.

Chi legittimamente decide di andare all’estero per Pasqua pare un pericoloso criminale. Capisco che di fronte alle privazioni di tanti italiani, colui che ha la possibilità di andare in ferie possa essere vissuto come menefreghista, ma la reazione sociale è esasperata, così come la richiesta di quarantene sanzionatorie. Anche questo post, dissonante verso l’intolleranza generalizzata, verrà presumibilmente molto attaccato. Per questo motivo voglio ricordare che sono vaccinato e contento come medico di esserlo, non conosco personalmente Scanzi e non sono fra quelli che andranno all’estero per Pasqua.

Vorrei solo spezzare una lancia contro l’intolleranza generalizzata. Accettare le manchevolezze degli altri esseri umani, per poi poter accettare le imperfezioni e i limiti in noi stessi, credo sarebbe auspicabile. I due pazienti che ho citato all’inizio possono arrivare ad accettare se stessi e le loro manchevolezze. Forse la ragazza è nata per essere una bella donna formosa e il ragazzo non ha ancora trovato materie che lo stimolino e lo appassionino. Bisogna accogliere le debolezze che esistono negli altri, senza pensare sempre male di loro. La famosa frase di Giulio Andreotti (“A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si prende”) dovrebbe in questa epoca storica ribaltarsi in: “A pensar bene si è un poco coglioni, ma si vive meglio”. L’immagine di un ideale di sé perfetto ci porta a soffrire: non saremo mai all’altezza di quello a cui aspiriamo.

La “caccia alle streghe” in senso psicologico rappresenta la tendenza a scaricare l’angoscia e la rabbia che emerge a livello sociale su persone che vengono additate come colpevoli. È meno doloroso, di fronte a eventi imprevedibili o che ci sovrastano (nel Medioevo la peste), trovare un cosiddetto “capro espiatorio” (le streghe) perché, inconsciamente, è come se si pensasse che basta colpire quella persona per risolvere tutto. In realtà a volte, come mi pare di fronte alla pandemia, tutti siamo parzialmente impotenti e incapaci di trovare delle soluzioni miracolose. Accettare la nostra incapacità di intervenire, di fronte a eventi che ci sovrastano, è difficile ma utile, per poi amare anche le nostre manchevolezze di esseri umani.

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