Società

Mi associo a Chiara Ferragni: sui vaccini basta chiacchiere, vogliamo chiarezza

“Oggi la nonna di Fede farà il vaccino. E sapete perché? Perché dopo le mie stories di critica alla gestione dei vaccini di ieri, un addetto alla vaccinazione ha chiamato nonna Luciana chiedendo ‘lei è la nonna di Fedez? Alle 12 può venire a fare il vaccino’”. Esordisce così Chiara Ferragni nel suo post scritto qualche ora fa dove si dice stanca, amareggiata, delusa e “anche un po’ incazzata” perché il numero delle vittime per Covid non scende, da più di un anno siamo tutti chiusi in casa, i bambini non possono andare a scuola, molti fra commercianti, ristoratori, albergatori e liberi professionisti hanno dovuto chiudere la propria attività e tante persone sono in cassa integrazione o hanno perso il lavoro.

Ma di fronte a questi sacrifici chiesti agli italiani qual è stata la risposta della classe dirigente a livello nazionale e locale, che dovrebbe tutelare la nostra salute? Perché, si chiede giustamente la Ferragni, ci vuole l’appello di una influencer per smuovere l’opinione pubblica? E noi facciamo nostra la sua domanda: quale sarà il destino di tutti gli altri nonni e pazienti fragili che da quasi due mesi attendono di essere vaccinati e non ricevono alcuna risposta dalle agenzie territoriali sanitarie di competenza o dal medico curante? A quanti di noi è capitato di iscrivere al portale della propria regione un parente anziano che ha diritto alla vaccinazione e di non aver ricevuto alcun sms di convocazione o, al massimo, di aver ricevuto un messaggio di scuse per il ritardo con cui questa pomposa e lentissima macchina si sta muovendo nel nostro Paese?

Senza contare le contraddizioni e le numerose domande a cui nessuno trova la voglia e il tempo di rispondere. Per fare solo un esempio vale la pena menzionare i pazienti infermi, quelli fragili per antonomasia, quelli che, come mia madre, oltre ad aver superato la soglia degli 80 anni sono costretti a letto, sono difficilmente trasportabili, non possono essere condotti nei centri vaccinali e spesso hanno patologie pregresse a carico. Appena si è avuta notizia, il 15 febbraio, della possibilità di consultare il sito della Regione Lombardia, ho appreso quanto scritto riguardo ai pazienti infermi: “in caso di grave disabilità che non consenta lo spostamento in autonomia o di essere accompagnato in un centro vaccinale, è necessario contattare il medico di medicina generale il quale compilerà per conto del paziente un modulo di adesione alla vaccinazione specificando che dovrà essere gestita attraverso un’altra modalità”.

Ovviamente mi sono mossa subito il primo giorno utile facendo richiesta al medico di famiglia, c’è stato un ritardo nella risposta per via di un ulteriore avvicendamento nell’incarico – in un anno il medico curante è stato cambiato quattro volte, ma questo è un altro discorso – e in seguito, dopo quasi un mese, il dottore appena insediato mi ha comunicato che l’unico vaccino somministrabile a domicilio è AstraZeneca. Io mi domando come sia possibile che ad un’anziana ultra ottantenne con patologie a carico fra cui asma, diabete, cardiopatia con impianto di pacemaker, solo per citarne alcuni, si possa somministrare un vaccino che abbiamo appreso essere sconsigliabile per queste categorie di pazienti.

Ho deciso di prendere tempo e ho fatto mille telefonate all’Ats di competenza senza ricevere alcun riscontro o, al massimo, ricevendo altre decine di numeri telefonici o indirizzi mail da contattare e, quando arrivava una risposta, si trattava della stessa indicazione riportata sul sito della Regione Lombardia con il riferimento alla figura del medico di medicina generale. Dopo l’ennesima e-mail inviata, oggi ho avuto indicazioni da Ats Brianza circa la necessità di far specificare al medico curante l’utilizzo del vaccino Pfizer o Moderna, ma tale risposta si scontra con le informazioni in possesso del medico di famiglia che sostiene che l’unico disponibile per le vaccinazioni a domicilio sia AstraZeneca.

Come dovrebbe comportarsi di fronte a questa giungla burocratica un cittadino che non ha a disposizione il megafono dei milioni di followers di un influencer o un blog su un quotidiano nazionale? Mi associo volentieri a Chiara Ferragni nel rivolgere queste domande “ad ogni singolo politico, ministro, parlamentare, presidente di regione”, perché di chiacchiere ne abbiamo sentite tante e abbiamo la legittima pretesa di ottenere una risposta da cui dipende la nostra vita e la vita delle persone a cui vogliamo bene, sperando che tali risposte arrivino una volta per tutte chiare, semplici ed univoche senza ulteriori insopportabili ritardi.