Quasi ottantamila euro: è quanto chiede, come risarcimento per le spese legali per il processo sulla strage di Viareggio, Ferrovie dello Stato a sei ferrovieri rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, che si erano costituiti parte civile, in rappresentanza degli addetti del settore. I ferrovieri sono Vincenzo Cito (Torino), Filippo Cufari (Livorno), Dante De Angelis (Roma), Maurizio Giuntini (Pisa), Alessandro Pellegatta (Milano) e Giuseppe Pinto (Bologna). Per loro è già aperta una raccolta fondi sul sito inmarcia.org per coprire la somma di 12mila euro che ciascuno dei sei lavoratori devono rifondere a Ferrovie per le spese legali pagate nel primo e nel secondo grado di giudizio. Tra i rappresentanti costretti a pagare c’è anche Dante De Angelis, il macchinista licenziato in tronco nel 2008 per le sue denunce sulla carenza di sicurezza, secondo Trenitalia danneggiando l’azienda, e poi reintegrato su ordinanza del tribunale (Trenitalia fece ricorso, perdendolo).

Cosa sono gli “rls“? Sono lavoratori interni all’azienda, eletti dai colleghi per contribuire a migliorare la sicurezza e le condizioni di salute in azienda. “La nostra è una figura prevista dalla legge – spiega De Angelis – Nel caso di Viareggio gli rls hanno partecipato in qualità di parti offese per danni morali di immagine ai ferrovieri e agli rls, poi siamo stati riconosciuti parte civile. Il giudice di Lucca ha ritenuto che noi 6, cioè 2 rls toscani e 4 dei treni a lunga percorrenza nazionali, potessimo legittimamente esser coinvolti come parti civili perché Viareggio poteva succedere ovunque in Italia. Abbiamo fornito un contributo di conoscenza diretta delle regole e dei processi produttivi interni al settore, sia ai magistrati in fase di indagine che durante il processo, con testimonianze, documenti e prove fornite”. Tra queste, sottolinea il sindacalista, anche i documenti secondo i quali “i rilevatori di svio (dispositivi che fermano il treno in caso di deragliamento e che nel caso di Viareggio erano assenti, ndr) erano in esercizio sui binari italiani fin dal 1999“. “Abbiamo dimostrato come non fossero cose sperimentali, ma già collaudate ed esistenti e utilizzate anche da altre reti. Noi sei abbiamo partecipato, contribuito, in qualche modo condizionato il processo. Il nostro lavoro, e quello dei nostri avvocati, è stato utilizzato in maniera significativa durante il processo”.

A gennaio però la Cassazione ha riconosciuto, sì, la colpevolezza di molti dei 32 imputati ma, a differenza dei giudici di primo grado e di appello, non ha riconosciuto rls e sindacati come parti civili e quindi ha chiesto loro di restituire i soldi delle proprie spese legali, che nei primi due gradi di giudizio erano state in carico agli imputati. “Gli imputati erano stati condannati a pagare le spese legali delle parti civili, quindi anche le nostre, ma la Cassazione ci annulla come parti civili e quelle spese legali dobbiamo restituirgliele anche se loro poi sono stati giudicati colpevoli, perché la Cassazione ci ha delegittimato come parti civili. Glieli dobbiamo restituire ai colpevoli, sebbene la nostra presenza di parte civile sia stata utile al processo e il lavoro dei nostri avvocati pure. I soldi sono stati chiesti a tutte le parti civili delegittimate che sono tutti i rappresentanti dei lavoratori, sia rls che sindacati. Una delegittimazione del mondo del lavoro scandalosa”, conclude De Angelis.

Per la strage di Viareggio i reati di lesioni colpose plurime gravi e gravissime e di incendio colposo erano già andati prescritti e l’8 gennaio, a distanza di 12 anni dall’incidente, la sentenza definitiva della Corte di Cassazione ha fatto cadere anche l’aggravante dell’incidente sul lavoro dichiarando così prescritto pure l’omicidio colposo. In piedi è rimasto solo il disastro ferroviario, per il quale si celebrerà un nuovo processo d’appello. Per la Suprema Corte non si è trattato di un incidente sul lavoro. Il perché sarà chiarito con le motivazioni della sentenza, che usciranno nei prossimi mesi. Questa dei risarcimenti, dice De Angelis, è una “coda velenosa” della sentenza. Per De Angelis “ripercussioni di questo tipo scoraggeranno chiunque, se non riusciamo a neutralizzare questo attacco, questo schiaffo alla partecipazione dei lavoratori. Noi ci muoviamo nell’interesse collettivo e questo problema rischia di fare terra bruciata della partecipazione”.

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