È preoccupante che la polizia e la magistratura trapanese, nella nota vicenda che coinvolge alcune Ong per l’attività di soccorso ai migranti nel Mediterraneo, abbiano intercettato per sei mesi una giornalista, Nancy Porsia, freelance di grande valore che collabora anche con il Fatto Quotidiano, mai sospettata di alcun reato, nel tentativo di trasformarla a sua insaputa in strumento di un’indagine giudiziaria. In un caso è stata intercettata anche mentre parlava con il suo avvocato, Alessandra Ballerini.
Altri giornalisti, tra i quali il nostro Antonio Massari, Claudia Di Pasquale, Francesca Mannocchi, Fausto Biloslavo e Nello Scavo, sono stati intercettati in maniera indiretta ma in ogni caso travolgendo il segreto professionale su fonti e contatti che garantisce autonomia e agibilità a una professione tutelata, innanzitutto, dall’articolo 21 della Costituzione.
Saranno gli organi competenti a valutare la legittimità dell’azione di investigatori e magistrati, ma sul piano sostanziale non possiamo tacere il forte allarme per il diffondersi di pratiche di polizia che minacciano la libertà di informazione, come sottolineato anche dall’Ordine dei giornalisti e della Fnsi. La nostra solidarietà a Nancy Porsia e a tutti i colleghi coinvolti.
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