La via crucis per Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana, inizierà formalmente il 7 aprile, l’indomani delle feste pasquali, quando le opposizioni presenteranno in Consiglio regionale la richiesta di una commissione speciale per i ritardi nelle vaccinazioni e le corsie preferenziali. Tutti uniti: da Fratelli d’Italia al M5s, sperando nel sì all’ultimo momento anche del Pd. E c’è chi chiede le dimissioni dell’assessore alla Sanità, il senese Simone Bezzini, difeso però dal sindaco di Siena, Luigi De Mossi, di centrodestra (i campanili prima delle appartenenze politiche), mentre gli aretini tifano per il ritorno nella giunta regionale di Vincenzo Ceccarelli proprio alla guida dell’assessorato nell’occhio del ciclone.

In tempi normali il fuoco delle opposizioni contro la giunta sarebbe stato normale e forse facilmente respinto. Ma Giani non è tranquillo, è arrivato ad alzarsi in conferenza stampa difronte alle domande scomode di un giornalista. Nervoso, irritato, preoccupato. Soprattutto per il fuoco amico che da giorni, soprattutto sui social, lo sta tempestando. Da ex presidenti di Regione come Vannino Chiti, da ex assessori come Tito Barbini e da ex direttori come Giancarlo Rossini. Che scrive su Facebook: “Mi domando perché il Presidente di questa regione, che non è fatta per i vecchi, abbia dato inizio alla campagna di vaccinazione privilegiando alcune categorie contrattualmente forti”. E giù le firme di molti ex alti dirigenti della Regione. Da Alberto Brasca ad Alberto Bruschini.

Una rivolta così massiccia dell’ex classe dirigente della Toscana rossa contro i governanti di oggi non era mai successo. E non sono i soli a sinistra ad esprimere disagio e disapprovazione per una regione fanalino di coda nelle vaccinazioni e in testa nelle corsie preferenziali . Dal comico Paolo Hendel allo scrittore Edoardo Nesi. A Piazzapulita, giovedì sera, anche il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha definito “un errore, anche se in buona fede” quello di Giani di aver istituito una corsia preferenziale per gli avvocati.

Dopo aver sconfitto a settembre la zarina leghista, Susanna Ceccardi, quella sinistra che ha salvato Giani dall’onta della sconfitta ora chiede il conto e rimpiange la Toscana rossa, orgogliosa, a torto o a ragione, del proprio buongoverno. L’europarlamentare Nicola Danti, fedelissimo di Matteo Renzi, intervistato dalla Nazione mette in guardia Giani e la sua giunta: “Occhio all’autogol”. E aggiunge: “Il Pd sostiene ancora l’idea di Toscana che abbiamo proposto con Giani presidente o deve cambiare strada per celebrare le nozze romane Letta-Conte?”.

E per il neo segretario del Pd, il pisano Enrico Letta, la situazione della Toscana è in cima alle preoccupazioni, raccontano. Zero ministri nel governo (è la prima volta). Giunta regionale in crisi per la gestione della pandemia. E ora anche per il fuoco amico: “Si sta distruggendo il regionalismo che non è moltiplicazione di staterelli. La fiducia dei cittadini sta venendo meno. Consiglierei di ammettere gli errori, di chiedere scusa, di fare squadra e recuperare i ritardi. È questo l’impegno prioritario, non lo scarico di responsabilità”, osserva Chiti.

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