“Un caso grave di corruzione di regime”, in cui il “primo sospettato è il premier di Israele che ha usato il suo grande potere in maniera proibita”. Con queste parole la procuratrice Liat Ben Ari si è rivolta al tribunale di Gerusalemme davanti al quale siede il premier Benyamin Netanyahu. Le accuse – da lui sempre respinte – riguardano corruzione, frode e abuso di potere in tre distinte inchieste giudiziarie e oggi è stata avviata proprio la fase processuale di presentazione delle prove dell’accusa. Netanyahu, secondo la procuratrice, ha “usato il potere del suo incarico per le sue ambizioni personali”, ha abusato il suo potere “come legislatore e come regolatore”. Accuse che, ha spiegato Liat Ben Ari, si basano “su un’ampia serie di prove, dirette e circostanziate”.
Ma in una dichiarazione trasmessa in tv, Netanyahu ha attaccato duramente i magistrati, dicendo che il processo il corso è un “tentativo di golpe” e una “caccia alle streghe”. Secondo il premier, il processo rischia di compromettere la volontà degli israeliani che si sono espressi nelle urne lo scorso 23 marzo e che hanno assegnato al Likud il maggior numero di seggi parlamentari. “A fare un uso scorretto del potere è stata la magistratura – ha detto – È un tentato colpo di mano contro un primo ministro eletto, sono oggetto di una caccia grossa lanciata contro di me”.
Verso la formazione del governo – L’udienza è iniziata proprio mentre il presidente Reuven Rivlin ha avviato le consultazioni con i partiti per la formazione del governo. Il Likud è stata la prima formazione ad essere ascoltata per provare ad arrivare alla formazione di un nuovo esecutivo dopo le elezioni inconcludenti del mese scorso. Il voto del 23 marzo è stato in gran parte un referendum su Netanyahu, ma non ha prodotto un verdetto chiaro, visto che il partito del premier ha ottenuto 30 dei 120 seggi della Knesset, mentre la coalizione della quale fa parte non è riuscita ad arrivare ai 61 seggi necessari per ottenere la maggioranza.
Di fronte alla sede del tribunale distrettuale di Gerusalemme si sono organizzati due picchetti di dimostranti. Uno è composto da aderenti al movimento ‘Crime Minister’, che invoca la rimozione immediata di Netanyahu dalla carica di primo ministro in virtù delle gravi accuse a lui rivolte. Fra i dimostranti – alcune decine – ne spicca uno che indossa la tenuta da carcerato ed una maschera con le sembianze del premier.
A breve distanza, separato da un cordone di agenti, c’è un picchetto di tono opposto organizzato da due deputati del Likud, Galit Distel-Etebaryan e Shlomo Kar’i. Su un palco hanno eretto un cartellone su cui si legge, con un riferimento alla elezioni politiche di fine marzo: “Il popolo ha scelto: Netanyahu”. Mentre in un altro messaggio, rivolto direttamente al premier, viene assicurato: “Non marcerai mai da solo”.