Le dosi non saranno destinate soltanto al mercato francese ma a tutti i paesi europei. Impiegate nella produzione varie aziende subappaltatrici. Nel nord della Francia centinaia di dosi del vaccino AstraZeneca restano nei frigoriferi. La sindaca di Calais: "Serve campagna di informazione, c'è stata una pessima comunicazione"
L’investimento, partecipato anche dallo Stato, è stato di diversi milioni. Ma dopo 5 mesi di preparazione la Francia è pronta per avviare entro i suoi confini la produzione dei vaccini grazie a diverse fabbriche subappaltatrici, che porterà alla messa a punto di 250 milioni di dosi entro la fine dell’anno. L’obiettivo di questa produzione nazionale è quella che il presidente Emmanuel Macron ha definito “una questione di indipendenza”.
I primi flaconi ‘made in France’ usciranno dai laboratori della Delpharm, che ha firmato da tempo un contratto con Pfizer e BioNTech. A metà aprile si attiveranno anche Recipharm e la sua fabbrica che ha un accordo con Moderna. Poi, Sanofi che, in attesa di produrre il proprio vaccino, ha firmato una partnership con Janssen. Lo stabilimento di Fareva, infine, metterà in produzione entro l’estate dosi di Curevac, da quando il nuovo vaccino tedesco avrà ottenuto l’omologazione europea. Tutti questi farmaci non saranno destinati soltanto al mercato francese ma a tutti i paesi europei.
Intanto nel nord del Paese diverse centinaia di dosi del vaccino AstraZeneca restano nei frigoriferi in attesa che si presentino i candidati all’iniezione, dopo che molte persone hanno disdetto l’appuntamento dopo le continue notizie diffuse su presunti effetti collaterali del vaccino anglo-svedese. “È più di un’ondata di panico” ha detto la sindaca di destra di Calais, nel nord, Natacha Bouchart, affermando di disporre di “550 dosi di AstraZeneca da iniettare” e avere al momento soltanto 70 appuntamenti previsti nei prossimi giorni. Secondo lei, gli appuntamenti per chi è programmato con gli altri tipi di vaccino procedono normalmente. “Sono 8 giorni – ha detto la sindaca – che va così e venerdì (dopo le notizie dall’Inghilterra di 30 casi di trombosi in persone vaccinate, ndr) è stato il colpo di grazia“. “Serve davvero una campagna di informazione nazionale – ha insistito la Bouchart – per spiegare che questo vaccino non ha più conseguenze negative di Pfizer o Moderna. C’è stata una pessima comunicazione, con conseguenze adesso pesantissime”.