Hanno fatto scandalo le code al Niguarda per i vaccini, costate le dimissioni del cda di Aria. Sorprende però anche il deserto al Pio Albergo Trivulzio in cui si sono ritrovati i medici per il richiamo: convocati a Pasqua soli dietro un cancello chiuso con comprensibile sconcerto. “Domenica sono andato lì avendo in agenda l’appuntamento per la seconda dose, fissato alle 12:50. I cancelli di Via Bezzi erano chiusi e in portineria mi hanno detto che tutto il giorno il centro vaccinale sarebbe stato chiuso. Ho iniziato a chiamare Ats ma un’ora di attesa non è bastata, e come altri sono dovuto tornare a casa senza neppure una spiegazione”.
E’ il racconto di un medico milanese che ha impiegato 24 ore per venire a capo di un giallo: come vaccinarsi anche avendo l’appuntamento in mano. E non in un centro vaccinale qualsiasi ma al Pio Albergo Trivulzio, la casa di riposo più famosa d’Italia. Nella pandemia è assurta ad hub metropolitano per lo smistamento dei pazienti Covid nelle Rsa, il primo grande ospizio del Nord finito sotto inchiesta per i contagi (il dg indagato a gennaio). Quello su cui Letizia Moratti ha poi scaricato la grana dei “baroni” degli atenei milanesi da vaccinare per primi, scalzando gli anziani: docenti universitari, ricercatori, assistenti. Poi però a chi deve vaccinarsi all’ex “Baggina” capita di restare davanti al cancello, l’appuntamento in mano.
E’ successo ad Antonio Pappagallo, ortodonzista milanese e ad altri medici che a Pasqua si sono presentati, puntuali per la seconda dose Pfizer. Della seconda dose, come tutti i medici, aveva bisogno perché la copertura vaccinale è un requisito di legge per poter esercitare. “Senza – racconta – non sarei potuto tornare a lavorare in studio lasciando a mia volta a piedi i pazienti”. Per 24 ore, come altri in lista, resta in balia dell’incertezza totale, risolta l’indomani solo grazie a un custode comprensivo. Ecco il suo racconto.
“La prima dose me l’avevano fatta domenica 14 marzo e quando mi hanno dato l’appuntamento ho visto che cadeva il giorno di Pasqua ma mi è stato detto di non preoccuparmi che il centro avrebbe lavorato come sempre. Una volta arrivato lì, domenica, ho scoperto che non era così. Ho vagato quasi un’ora per avere spiegazioni finché il portinaio mi ha suggerito di telefonare l’indomani per tentare di recuperare il vaccino. Uscendo incrocio un altro medico e scopriamo che gli appuntamenti erano fissati ogni 10 minuti e ci siamo chiesti quanti quel giorno sarebbero saltati”.
Il giorno successivo, cioè oggi 5 aprile, Pappagallo torna in via Bezzi alle 9:15 e riparte la caccia. “Il centro stavolta è aperto ma all’accettazione mi chiedono se ho più di 80 anni e se insegno all’università. Gli ho dovuto fornire da capo i miei dati spiegando che avevo già detto più e più volte che sono un medico e non un docente. Mi rispondono che era il giorno degli universitari, poi alla fine hanno trovato il tempo di vaccinarmi ma ancora mi chiedo come sia possibile oggi, con tutti gli impegni dei politici lombardi che leggo sui giornali, ritrovarsi con la prenotazione in mano, all’ora giusta nel posto giusto e dover tornare a casa senza sapere nulla”. Non è stato possibile sapere dal Trivulzio a quanti è toccata questa sorte perché nonostante il ruolo dell’ente pubblico nella pandemia, coi pazienti Covid ricoverati nonché il ruolo di hub vaccinale, l’amministrazione ha pensato bene di rimanere senza un ufficio stampa che possa fornire notizie ai giornalisti. Il ruolo è vacante da metà febbraio e non c’è un bando aperto per la ricerca di personale. Così la linea, fatalmente, è quella del silenzio.
Cronaca
Milano, per Pasqua al Trivulzio rinviati i richiami dei vaccini (prenotati): “Ho trovato il cancello chiuso. Nessuna spiegazione”
La denuncia del medico al quale era stato fissato l'appuntamento per il giorno di festa. "Da quasi due mesi avevano fissato il richiamo per il 4 di Aprile. Arrivati lì abbiamo scoperto che il centro era chiuso. Oggi sono tornato e alla fine me lo hanno fatto, ma ancora oggi non so cosa sia successo e quanti ne siano stati rinviati". Ma non è possibile saperlo: nella disorganizzazione complessiva si scopre che il più grande e famoso ospizio d'Italia da due mesi non ha un ufficio che risponda alle domande dei giornalisti
Hanno fatto scandalo le code al Niguarda per i vaccini, costate le dimissioni del cda di Aria. Sorprende però anche il deserto al Pio Albergo Trivulzio in cui si sono ritrovati i medici per il richiamo: convocati a Pasqua soli dietro un cancello chiuso con comprensibile sconcerto. “Domenica sono andato lì avendo in agenda l’appuntamento per la seconda dose, fissato alle 12:50. I cancelli di Via Bezzi erano chiusi e in portineria mi hanno detto che tutto il giorno il centro vaccinale sarebbe stato chiuso. Ho iniziato a chiamare Ats ma un’ora di attesa non è bastata, e come altri sono dovuto tornare a casa senza neppure una spiegazione”.
E’ il racconto di un medico milanese che ha impiegato 24 ore per venire a capo di un giallo: come vaccinarsi anche avendo l’appuntamento in mano. E non in un centro vaccinale qualsiasi ma al Pio Albergo Trivulzio, la casa di riposo più famosa d’Italia. Nella pandemia è assurta ad hub metropolitano per lo smistamento dei pazienti Covid nelle Rsa, il primo grande ospizio del Nord finito sotto inchiesta per i contagi (il dg indagato a gennaio). Quello su cui Letizia Moratti ha poi scaricato la grana dei “baroni” degli atenei milanesi da vaccinare per primi, scalzando gli anziani: docenti universitari, ricercatori, assistenti. Poi però a chi deve vaccinarsi all’ex “Baggina” capita di restare davanti al cancello, l’appuntamento in mano.
E’ successo ad Antonio Pappagallo, ortodonzista milanese e ad altri medici che a Pasqua si sono presentati, puntuali per la seconda dose Pfizer. Della seconda dose, come tutti i medici, aveva bisogno perché la copertura vaccinale è un requisito di legge per poter esercitare. “Senza – racconta – non sarei potuto tornare a lavorare in studio lasciando a mia volta a piedi i pazienti”. Per 24 ore, come altri in lista, resta in balia dell’incertezza totale, risolta l’indomani solo grazie a un custode comprensivo. Ecco il suo racconto.
“La prima dose me l’avevano fatta domenica 14 marzo e quando mi hanno dato l’appuntamento ho visto che cadeva il giorno di Pasqua ma mi è stato detto di non preoccuparmi che il centro avrebbe lavorato come sempre. Una volta arrivato lì, domenica, ho scoperto che non era così. Ho vagato quasi un’ora per avere spiegazioni finché il portinaio mi ha suggerito di telefonare l’indomani per tentare di recuperare il vaccino. Uscendo incrocio un altro medico e scopriamo che gli appuntamenti erano fissati ogni 10 minuti e ci siamo chiesti quanti quel giorno sarebbero saltati”.
Il giorno successivo, cioè oggi 5 aprile, Pappagallo torna in via Bezzi alle 9:15 e riparte la caccia. “Il centro stavolta è aperto ma all’accettazione mi chiedono se ho più di 80 anni e se insegno all’università. Gli ho dovuto fornire da capo i miei dati spiegando che avevo già detto più e più volte che sono un medico e non un docente. Mi rispondono che era il giorno degli universitari, poi alla fine hanno trovato il tempo di vaccinarmi ma ancora mi chiedo come sia possibile oggi, con tutti gli impegni dei politici lombardi che leggo sui giornali, ritrovarsi con la prenotazione in mano, all’ora giusta nel posto giusto e dover tornare a casa senza sapere nulla”. Non è stato possibile sapere dal Trivulzio a quanti è toccata questa sorte perché nonostante il ruolo dell’ente pubblico nella pandemia, coi pazienti Covid ricoverati nonché il ruolo di hub vaccinale, l’amministrazione ha pensato bene di rimanere senza un ufficio stampa che possa fornire notizie ai giornalisti. Il ruolo è vacante da metà febbraio e non c’è un bando aperto per la ricerca di personale. Così la linea, fatalmente, è quella del silenzio.
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Pasquetta in zona rossa, a Milano piazza Duomo e vie del centro semideserte: le immagini
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Roma, 22 feb. (Adnkronos) - “Tante bugie, in linea con la propaganda di Meloni. Il suo è il governo delle insicurezze. Sicurezza energetica? Falso. Ha fatto aumentare le bollette, rendendo le famiglie italiane meno sicure e più povere. Sicurezza alimentare? Falso". Così in una nota Angelo Bonelli, deputato di AVS e co-portavoce di Europa Verde.
"Con il suo negazionismo climatico favorisce la crisi dell’agricoltura e il dominio delle grandi multinazionali. Libertà di parola? Falso. Difende il vice di Trump, Vance, che vuole la libertà di diffondere bugie attraverso i social, strumenti nelle mani dei potenti miliardari americani. Difende la democrazia? Falso. È lei che vuole demolire gli organi costituzionali per diventare una e trina: Dio, Patria e Legge. I conservatori del mondo vogliono costruire il nuovo totalitarismo mondiale grazie al potere economico, tecnologico e militare di cui dispongono per trasformare la democrazia in un sottoprodotto commerciale della loro attività”.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Le parole di Meloni sull’Ucraina sono state nette e chiare in un contesto molto difficile. Le va riconosciuto". Così il segretario di Azione, Carlo Calenda, da Odessa.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Amiamo le nostre nazioni. Vogliamo confini sicuri. Preserviamo aziende e cittadini dalla follia della sinistra verde. Difendiamo la famiglia e la vita. Lottiamo contro il wokeismo. Proteggiamo il nostro sacro diritto alla fede e alla libertà di parola. E siamo dalla parte del buon senso. Quindi, in definitiva, la nostra lotta è dura. Ma la scelta è semplice. Ci arrenderemo al declino o combatteremo per invertirlo?". Lo ha detto Giorgia Meloni al Cpac.
"Lasceremo che la nostra civiltà svanisca? O ci alzeremo e la difenderemo? Lasceremo ai nostri figli un mondo più debole o più forte? Vorremo che le nuove generazioni si vergognino delle loro radici? O recupereremo la consapevolezza e l'orgoglio di chi siamo e glielo insegneremo? Ho fatto la mia scelta molto tempo fa e combatto ogni giorno per onorarla. E so che non sono solo in questa battaglia, che siete tutti al mio fianco, che siamo tutti uniti. E credetemi, questo fa tutta la differenza", ha concluso.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Quando la libertà è a rischio, l'unica cosa che puoi fare è metterla nelle mani più sagge. Ecco perché i conservatori continuano a crescere e stanno diventando sempre più influenti nella politica europea. Ed ecco perché la sinistra è nervosa. E con la vittoria di Trump, la loro irritazione si è trasformata in isteria". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni al Cpac.
"Non solo perché i conservatori stanno vincendo, ma perché ora i conservatori stanno collaborando a livello globale. Quando Bill Clinton e Tony Blair crearono una rete liberale di sinistra globale negli anni '90, furono definiti statisti. Oggi, quando Trump, Meloni, Milei o forse Modi parlano, vengono definiti una minaccia per la democrazia. Questo è il doppio standard della sinistra, ma ci siamo abituati. E la buona notizia è che le persone non credono più alle loro bugie".
"Nonostante tutto il fango che ci gettano addosso. I cittadini continuano a votarci semplicemente perché le persone non sono ingenue come le considera l'ultimo. Votano per noi perché difendiamo la libertà", ha ribadito.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "La sinistra radicale vuole cancellare la nostra storia, minare la nostra identità, dividerci per nazionalità, per genere, per ideologia. Ma non saremo divisi perché siamo forti solo quando siamo insieme. E se l'Occidente non può esistere senza l'America, o meglio le Americhe, pensando ai tanti patrioti che lottano per la libertà in America Centrale e Meridionale, allora non può esistere nemmeno senza l'Europa". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni al Cpac.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "Il Cpac ha capito prima di molti altri che la battaglia politica e culturale per i valori conservatori non è solo una battaglia americana, è una battaglia occidentale. Perché, amici miei, credo ancora nell'Occidente non solo come spazio geografico, ma come civiltà. Una civiltà nata dalla fusione di filosofia greca, diritto romano e valori cristiani. Una civiltà costruita e difesa nei secoli attraverso il genio, l'energia e i sacrifici di molti". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni alla conferenza dei conservatori a Washington.
"La mia domanda per voi è: questa civiltà può ancora difendere i principi e i valori che la definiscono? Può ancora essere orgogliosa di sé stessa e consapevole del suo ruolo? Penso di sì. Quindi dobbiamo dirlo forte e chiaro a coloro che attaccano l'Occidente dall'esterno e a coloro che lo sabotano dall'interno con il virus della cultura della cancellazione e dell'ideologia woke. Dobbiamo dire loro che non ci vergogneremo mai di chi siamo", ha scandito.
"Affermiamo la nostra identità. Affermiamo la nostra identità e lavoriamo per rafforzarla. Perché senza un'identità radicata, non possiamo essere di nuovo grandi", ha concluso la Meloni.
(Adnkronos) - "Il nostro governo - ha detto Meloni - sta lavorando instancabilmente per ripristinare il legittimo posto dell'Italia sulla scena internazionale. Stiamo riformando, modernizzando e rivendicando il nostro ruolo di leader globale".
"Puntiamo a costruire un'Italia che stupisca ancora una volta il mondo. Lasciate che ve lo dica, lo stiamo dimostrando. La macchina della propaganda mainstream prevedeva che un governo conservatore avrebbe isolato l'Italia, cancellandola dalla mappa del mondo, allontanando gli investitori e sopprimendo le libertà fondamentali. Si sbagliavano", ha rivendicato ancora la premier.
"La loro narrazione era falsa. La realtà è che l'Italia sta prosperando. L'occupazione è a livelli record, la nostra economia sta crescendo, la nostra politica fiscale è tornata in carreggiata e il flusso di immigrazione illegale è diminuito del 60% nell'ultimo anno. E, cosa più importante, stiamo espandendo la libertà in ogni aspetto della vita degli italiani", ha concluso.