I servizi segreti spaccano il fronte del centrodestra. Non è una storia di spie e 007 ma molto più banalmente una vicenda di poltrone politiche. Fratelli d’Italia rivendica la presidenza del Copasir, il comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, visto che è ormai l’unico partito all’opposizione del governo di Mario Draghi. Esecutivo in cui invece è entrata la Lega, che con Raffaele Volpi presiede il Copasir e intende continuare a farlo. Un problema, visto che a differenza di altre commissioni parlamentari di controllo, il funzionamento del comitato è regolato direttamente da una legge: la sua presidenza deve essere affidata all’opposizione proprio per permettere un controllo sugli atti del governo sulla gestione dei servizi. Esistono, però, interpretazioni opposte.
Sulla vicenda si sono espressi sia il Pd che Forza Italia, che considerano legittima la richiesta del partito di Giorgia Meloni. La Lega però non intende cedere. E si fa scudo di un precedente: quello del Massimo D’Alema che nel 2012 rimase presidente del Copasir nonostante il Pd fosse entrato nel governo di Mario Monti, con il Carroccio rimasta unica forza di opposizione, esattamente come avviene oggi per Fdi. Dal partito della Meloni, però, replicano: il governo Monti era puramente tecnico e non a connotazione politico come quello di Draghi. Dal Carroccio controreplicano: Volpi sarebbe pronto a dimettersi, ma solo se a chiederlo fossero i presidenti delle due camere.
Una soluzione, infatti, poteva arrivare dal parere congiunto chiesto da Volpi a Roberto Fico ed Elisabetta Casellati. I presidenti di Camera e Senato hanno risposto spiegando quali sono le ragioni giuridiche in base alle quali non possono mettere in atto alcun intervento di carattere autoritativo sul Comitato. Non possono infatti né imporre dimissioni, né revocare i componenti, né sciogliere o dichiarare l’organo decaduto. “Ne consegue – scrivono – che la richiesta formulata dai Gruppi di Fratelli d’Italia della Camera e del Senato, finalizzata a veder attribuita la Presidenza del Copasir a un parlamentare di opposizione, potrà essere soddisfatta esclusivamente attraverso accordi tra le forze politiche, che i Presidenti si riservano di verificare in sede di Conferenza dei Capigruppo. I Presidenti infine chiariscono che il Copasir allo stato attuale può operare nella pienezza delle sue funzioni”. Quanto al precedente di D’Alema, Fico e Casellatri scrivono che “le considerazioni richiamate e le relative conclusioni non possano che trovare coerente applicazione, con riferimento alla composizione del Comitato, anche nella attuale situazione”. Insomma anche questa volta, spiegano i presidenti dei due rami del Parlamento, “le ragioni che nel 2011 avevano condotto a ritenere non sussistenti i presupposti per procedere a un rinnovo della composizione dell’organo, appaiono nel contesto attuale confermate nella loro validità”.
Una posizione che scatena l’ira di Fdi. “Lascia francamente scandalizzati la decisione dei presidenti di Camera e Senato di rimandare ad ‘accordi politici’ciò che entrambi sanno essere previsto dalla legge, tanto che lo confermano esplicitamente, e che loro – secondo il principio di autodichia – sarebbero tenuti a far rispettare”, scrivono in una nota congiunta i capigruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e al Senato, Francesco Lollobrigida e Luca Ciriani, facendo riferimento alla nota sulla composizione del Copasir dei presidenti delle Camere. “Seppure non abbiano poteri “autoritativi”, come scrivono – continuano i capigruppo di Fdi – permane il loro potere di indirizzo. Invece l’onorevole Fico e la senatrice Casellati decidono pilatescamente di non esercitare la loro autorità e consentono così che si violi una norma di garanzia a tutela della tenuta delle istituzioni. Ancora più incomprensibile è l’affermazione finale contenuta nella missiva dei due presidenti, secondo i quali l’organo potrebbe intanto operare anche in contrasto con la legge”. Dalla Lega, invece, i capigruppo Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo si limitano a prendere “atto della decisione dei presidenti delle Camere e in particolare del riferimento alle analogie con quanto successo nel 2011”.