Il team legale dello studente, arrestato il 7 febbraio 2020 al Cairo di ritorno da Bologna, aveva chiesto, invano, la sostituzione del collegio giudicante. L’udienza si è svolta ieri ma l’esito si è appreso solo oggi
Ieri i suoi avvocati, durante l’udienza, avevano chiesto la sostituzione del collegio giudicante. L’unica possibilità che, secondo il suo team legale, gli avrebbe dato la possibilità di interrompere la continua sequela di rinnovi della detenzione, che prosegue dal suo arresto avvenuto il 7 febbraio 2020. Ma la richiesta è stata respinta e la Corte d’assise del Cairo ha rinnovato di altri 45 giorni la detenzione del ricercatore egiziano all’Università Bologna Patrik Zaki. L’udienza si è svolta ieri ma l’esito si è appreso solo oggi. I legali dello studente egiziano, finito in manette dopo essere atterrato all’aeroporto del Cairo, hanno fatto sapere che Zaki si trova “in pessimo stato psicologico” e ieri in aula la polizia, per ragioni non chiare, ha impedito l’ingresso dei diplomatici stranieri.
Il 29enne era stato arrestato in circostanze controverse e la custodia cautelare in Egitto può durare due anni. Dopo una prima fase di cinque mesi di rinnovi quindicinali ritardati dall’emergenza Covid, ora il caso di Patrick è in quella dei prolungamenti di 45 giorni. Il ricercatore, attivista per i diritti umani, che a Bologna seguiva un master europeo, è accusato fra l’altro di propaganda sovversiva e istigazione al terrorismo sulla base di alcuni post su Facebook da un account che secondo i suoi legali non è il suo. Rischia 25 anni di carcere.