Circa un anno fa le commissioni congiunte di Ambiente e Commercio di Roma Capitale hanno approvato una delibera sulla food policy per una politica del cibo mirata ad orientare i flussi di prodotti locali verso il consumo territoriale che, però, non è mai stata calendarizzata per la votazione in Consiglio comunale.

La delibera è nata sulla spinta di 50 associazioni, reti e personalità della società civile riunite nel Consiglio del Cibo, tra cui l’associazione ambientalista Terra!, promotrice principale, Slow Food, professori universitari ed esperti del settore come la cooperativa agricola Coraggio che opera su terreni dati in gestione dal Comune.

Un’iniziativa pensata e studiata per sostenere i piccoli e medi produttori e il consumo di prodotti locali con il rilancio dei 127 mercati rionali della Capitale, la promozione della filiera corta e solidale, l’agroecologia, il lavoro dei giovani sulle terre pubbliche, la qualità nelle mense scolastiche, la fine del consumo di suolo e degli sprechi alimentari e la riduzione degli imballaggi delle merci.

“Roma è il secondo Comune agricolo più grande d’Europa – spiega Fabio Ciconte, direttore dell’associazione Terra! – e il Comune avrebbe dovuto attuare una strategia sulla distribuzione dei prodotti già da tempo, come hanno fatto molte città europee. Lo scorso 24 marzo, per sollecitare le istituzioni abbiamo anche organizzato una sorta di flash mob via internet, con centinaia di persone che hanno inviato in massa mail ai capigruppo del Consiglio comunale per far calendarizzare il prima possibile la votazione di questa delibera. Provvedimento che sarebbe importante sia per la qualità del cibo dei cittadini sia per le numerose aziende agricole che soffrono le restrizioni nell’accesso al mercato accentuate ora anche dalla pandemia”.

Nelle premesse della delibera viene evidenziato che nel territorio di Roma Capitale sono presenti oltre 2.600 aziende agricole, quasi 60 gruppi di acquisto solidale e le aree verdi corrispondono al 67% dell’intera area comunale. Per orientare queste risorse nel secondo articolo del provvedimento, che deve essere votato in consiglio, si sottolinea che la giunta capitolina dovrà attuare entro sei mesi dall’approvazione della delibera “un proprio Piano del Cibo, quale documento strategico che definisca la visione, i principi e le linee guida da seguire nei processi decisionali e nelle pratiche e che tracci gli orientamenti e le azioni concrete necessarie a garantire a tutti i cittadini di Roma Capitale l’accesso al cibo sano, nutriente, ecologicamente ed eticamente sostenibile”.

Incardinando le risorse dell’immenso territorio agrario capitolino in un piano strutturale e ben definito Roma potrebbe diventare un esempio virtuoso di sostenibilità e qualità in ambito alimentare con “un’attenzione particolare anche alla conservazione di habitat di particolare valore naturalistico dell’agro romano”, conclude Ciconte.

“Di certo, la situazione di fronte alla quale ci siamo ritrovati in quest’ultimo anno a causa della pandemia – sottolinea il presidente dell’assemblea capitolina Marcello De Vito – ha inciso non poco sull’andamento dei lavori d’Aula che, seppure non interrotti, hanno inevitabilmente subito un notevole rallentamento. Una riduzione dovuta anche al fatto che le sedute video hanno tempi molto più lunghi rispetto a quelle in presenza e anche questo ha contribuito a determinare una sovrapposizione inevitabile di delibere urgenti in scadenza. Ci troviamo di fronte ad una mole di lavoro per la quale comunque ognuno sta facendo responsabilmente la propria parte al fine di calendarizzare e votare quanto prima tutti gli atti che riguardano Roma e i romani”.

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Transizione ecologica, una società fiorente e una natura devastata non possono coesistere

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