È ancora troppo presto per un faccia a faccia, dopo i quattro anni di minacce e attacchi che hanno caratterizzato il mandato di Trump, ma dai colloqui ‘indiretti’ di Vienna sul nucleare iraniano gli Stati Uniti e la Repubblica Islamica compiono un importante passo per riportare le trattative sui binari costruiti da Barack Obama nel 2015, quando si arrivò alla firma dell’accordo Jcpoa. A compiere il passo decisivo per sbloccare la trattativa sono gli Stati Uniti, con l’inviato speciale di Joe Biden per l’Iran, Robert Malley, che conferma la disponibilità dell’amministrazione americana di revocare le sanzioni a Teheran “in contraddizione con l’intesa”, soddisfacendo così la principale richiesta della Repubblica Islamica.
In un albergo della capitale austriaca si teneva l’incontro tra gli emissari degli ayatollah e i Paesi formalmente ancora parte dell’accordo (Russia, Cina, Francia, Regno Unito e Germania), in un altro c’era la delegazione americana. In mezzo, i diplomatici di Bruxelles che hanno fatto la spola tra i due edifici per riferire le posizioni degli attori alle controparti. Un colloquio faticoso ma che in serata l’amministrazione Biden ha definito “costruttivo”: “Si tratta di un passo molto importante”, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price. Segnali positivi arrivano anche da Teheran, con il viceministro degli Esteri, Abbas Araghchi, che ha dichiarato: “L’Iran è pronto e, appena le sanzioni saranno sollevate in modo verificabile, Teheran farà dietrofront sui passi finora intrapresi sui suoi obblighi previsti dall’accordo”, con il governo che ha sempre ripetuto, però, che nessuna nuova contrattazione sui termini dell’intesa sarà presa in considerazione. O si ripristina il vecchio accordo, oppure salta il banco.
I colloqui fra esperti sulla rimozione delle sanzioni Usa all’Iran e sul ritorno di Teheran ai suoi impegni previsti dall’accordo “proseguiranno a Vienna”, dove i negoziatori resteranno fino a venerdì, quando si terrà una nuova riunione: “L’Iran non terrà negoziati con gli Stati Uniti o con qualunque altro Paese, ad eccezione dei 4+1, su alcun argomento che esuli dall’accordo” sul nucleare, ha ribadito Araghchi. Quanto a Washington, il suo compito, secondo il viceministro iraniano, è di “determinare le misure per cancellare in una volta sola tutte le sanzioni, senza alcun bisogno di farlo un passo alla volta”. La prima tornata di colloqui è stata definita un “successo” anche dall’inviato di Mosca, l’ambasciatore Mikhail Ulyanov, anche se per arrivare al risultato finale potrebbero volerci settimane. “Ma la cosa più importante – ha sottolineato il diplomatico russo – è che il lavoro pratico per il raggiungimento di questo obiettivo sia cominciato”.
Adesso resta da vedere quali saranno i prossimi passi da compiere da entrambe le parti. Washington chiede lo stop immediato all’arricchimento delle riserve di uranio di Teheran, che dall’uscita degli Usa dall’accordo ha rimesso in azione le proprie centrifughe. Una richiesta che l’Iran ha sempre detto di non aver problemi a soddisfare, a patto che le sanzioni vengano immediatamente ritirate tutte, senza un percorso a tappe. “Giudichiamo questa posizione degli Usa realista e promettente – ha dichiarato il portavoce del governo iraniano, Ali Rabiei – E questa posizione potrebbe essere il punto di partenza per la correzione del processo sbagliato che aveva messo la diplomazia in uno stallo”, suggerendo che un accordo “definitivo potrebbe essere raggiunto nelle prossime settimane”. Ma le incognite restano dietro l’angolo, come la possibile richiesta della Casa Bianca di allargare la discussione al programma missilistico di Teheran. Un tema su cui l’ala conservatrice più vicina alla Guida suprema, Ali Khamenei, ha escluso ancora oggi margini di trattativa.
Questo primo incontro a Vienna viene definito “costruttivo” anche dall’Ue. “C’è unità e ambizione per un processo diplomatico congiunto con due gruppi di esperti sull’attuazione del nucleare e sulla revoca delle sanzioni”, ha dichiarato Enrique Mora, vice segretario generale del Servizio europeo per l’azione esterna e coordinatore del negoziato, che promette ora di intensificare i “contatti separati con tutte le parti interessate, compresi gli Stati Uniti”. Per Bruxelles, serviranno “sforzi comuni” per capire “quali sanzioni potranno essere tolte”. E la chiave di questa fase dei colloqui sembra proprio questa.