Una cassetta di sicurezza che contiene quattro Rolex e 300mila euro in contanti. Proprietario: un pensionato di un piccolo comune toscano, presidente della bocciofila cittadina e tesoriere del Pd. Come fa ad avere messo da parte tutto quel denaro? C’entra niente il suo incarico di tesoriere della locale sezione del Partito democratico? È il rebus che sta cercando di risolvere la procura di Livorno, come racconta l’edizione locale del Tirreno. Che si è imbattuta in quel tesoretto durante le perquisizioni ordinate il 9 marzo scorso. Quel giorno la Guardia di Finanza arresta l’ormai ex sindaco di San Vincenzo (si è dimesso nei giorni scorsi), Alessandro Bandini, esponente del Pd, accusato di essersi fatto corrompere da due imprenditore locali.
Nelle stesse ore gli investigatori della Fiamme gialle vanno a perquisire le case di una ventina di indagati. Tra questi c’è anche Ivano Giannini, 74 anni, tesoriere del Pd a San Vincenzo dal 16 giugno 2017, presidente della bocciofila cittadina e suocero di Dario Ginanneschi, capogruppo in consiglio comunale ed ex segretario cittadino dei dem. È indagato per favoreggiamento perché “avrebbe concordato con Bandini alcune dichiarazioni rese agli investigatori sull’area feste”, una delle pratiche al centro dell’inchiesta. Durante la perquisizione a domanda specifica degli investigatori dichiara di essere titolare di una cassetta di sicurezza depositata alla filiale di San Vincenzo della Banca di Credito Cooperativo.
È in quella cassetta di sicurezza che gli investigatori trovano i Rolex e i 300mila euro, subito sottoposti a sequestro. Come ha fatto Giannini ad accumulare tanta ricchezza? Da dove provengono quei soldi? Su questa domanda si basa l’indagine coordinata dal pubblico ministero Massimo Mannucci. L’ipotesi degli inquirenti è che quel tesoretto sia legato al presunto sistema illecito creato all’interno del comune. Secondo il quotidiano livornese nei giorni scorsi si è recato dagli investigatori un imprenditore locale – Fulvietto Pierangelini, figlio dello chef stellato Fulvio, e titolare del bagno Il Bucaniere – sostenendo di essere il legittimo proprietario dei soldi e dei Rolex. Ma perché allora metterli in una cassetta di sicurezza – aperta una decina di anni fa – intestata a un terza persona? “Pur essendo estraneo ai fatti di questa vicenda mi è stato consigliato dai miei avvocati di non rilasciare dichiarazioni”, dice l’imprenditore al Tirreno. Di sicuro c’è che l’avvocato di Giannini, Giacomo Giribaldi, ha chiesto al giudice il dissequestro del denaro e dei Rolex: istanza rigettata. Da dove provengono quei soldi? Il legale non lo dice: “Il possesso ingiustificato di valori non è più reato dal 1996. Ecco perché deve essere la procura a dimostrare l’illiceità di quel denaro”.