Dopo la proroga, in zona Cesarini, del lockdown a Bono e Bultei, nel Sassarese, rispettivamente all’11 e 14 aprile, Siurgus Donigala, nel sud dell’Isola, è diventato il sedicesimo territorio comunale che ha scelto di autoisolarsi per l’impennata dei positivi nelle ultime due settimane. Mentre sull'isola i ricoveri sono cresciuti in una settimana del 7% nelle terapie intensive, ormai vicine alla soglia critica, e del 5% nei reparti di area medica
Era diventata la “terra promessa”, la prima Regione a conquistare la zona bianca. Ristoranti aperti anche per cena e libertà di movimento avevano fatto della Sardegna il ‘laboratorio’ per la ripartenza. Invece dall’1 marzo, giorno in cui l’isola aveva riassaporato una sorta di nuova normalità, ad oggi – appena 38 giorni dopo – la situazione è completamente cambiata. Sedici paesi su 377 si trovano in zona rossa, con i sindaci allarmati dai casi schizzati alle stelle e una situazione che inizia a ripercuotersi anche sugli ospedali. Il contagio ha ripreso a correre, nonostante la stretta degli ultimi decreti abbia non solo cancellato la zona bianca ma fatto anche compiere un “doppio salto” in arancione.
Dopo la proroga, in zona Cesarini, del lockdown a Bono e Bultei, nel Sassarese, rispettivamente all’11 e 14 aprile, Siurgus Donigala, nel sud dell’Isola, è diventato il sedicesimo territorio comunale che ha scelto di autoisolarsi per l’impennata dei positivi nelle ultime due settimane. In particolare il sindaco della cittadina della Trexenta, Antonello Perra, evidenzia un aumento della diffusione dell’infezione da Covid-19 nella popolazione negli ultimi 7 giorni pari a 838 casi che “sono distribuiti nelle varie fasce di età e sono stati rilevati due focolai scolastici”.
Martedì era toccato a Capoterra, nel Cagliaritano, che resterà in rosso fino al 20 aprile. Prima ancora anche a Soleminis, Burcei, Villa San Pietro, Donori, Pula, Samugheo, Sindia, Gavoi, Golfo Aranci, Pozzomaggiore e Sennariolo. Mentre a Nuoro e Macomer sono state chiuse le scuole. Ed è allarme dopo che il laboratorio dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari ha identificato una variante del virus al momento non ancora segnalata in Italia ma già presente in alcuni Paesi europei. La scoperta di A.27, questo il nome tecnico della variante trovata dal team del direttore del laboratorio del Policlinico Ferdinando Coghe in collaborazione con l’equipe del professore Germano Orrù, responsabile del servizio di Biologia Molecolare, è stata fatta il 18 marzo su quattro pazienti cagliaritani, dei quali uno deceduto, grazie ad una nuova piattaforma per il sequenziamento genico.
Intanto sull’isola i ricoveri sono cresciuti in una settimana del 7% nelle terapie intensive e del 5% nei reparti di area medica. Lunedì 29 marzo la percentuale di occupazione dei posti letto in terapia intensiva rilevata da Agenas nell’isola era del 15%, oggi si attesta al 22%, in pericoloso avvicinamento a quel 30% considerato livello di guardia dalle disposizioni ministeriali. Nel solo giorno di Pasqua l’incremento è stato del 2 per cento. Nei reparti non intensivi si è passati invece dal 12% di lunedì scorso al 17% di oggi. Il presidente della Regione Christian Solinas ha intanto prorogato al 30 aprile l’obbligo di sottoporsi a tampone rapido all’arrivo nei porti e negli aeroporti sardi, se non si possiede un certificato di negatività o di avvenuta vaccinazione. E anche l’ordinanza che vieta lo spostamento nelle seconde case a chi proviene da fuori regione, emanata lo scorso 17 marzo, è stata prolungata fino alla fine del mese.