Penaredondo, 28 anni, è morto il 5 aprile, esattamente due giorni dopo essere stato sorpreso dalla polizia mentre violava il coprifuoco delle 18:00 per comprare una bottiglia d’acqua. Siamo nella città di General Trias (Filippine). Stando a quanto riportato dal Daily Mail, l’uomo e gli amici che erano con lui sarebbero stati costretti dalla polizia a fare 100 squat (esercizio che si esegue portando indietro i fianchi, piegando le ginocchia e abbassando il busto tenendolo sempre dritto, senza mai flettere la schiena, per poi tornare in posizione eretta, ndr) da ripetere finché non li avessero fatti correttamente e all’unisono, arrivando così a ben 300 piegamenti.
Penaredondo, dopo il fermo di polizia e la conseguente sanzione, è tornato a casa stremato. Ad attenderlo c’era la fidanzata Reichelyn che è rimasta sbigottita dal suo stato e che successivamente ha raccontato che il ragazzo “ha strisciato tutto il giorno, non potendo utilizzare le gambe tanto era il dolore”. Le conseguenze del supplizio non hanno lasciato scampo al ragazzo, che è morto nel bagno di casa sua in preda alle convulsioni.
Un portavoce della polizia locale ha smentito la notizia sottolineando che non sono previste punizioni fisiche per coloro che violano le regole del coprifuoco. Tuttavia la fidanzata non ha dubbi: “Quando è tornato a casa venerdì, intorno alle 8 del mattino, era distrutto. Ho chiesto se fosse stato picchiato e non ha voluto rispondere“. Della vicenda ha parlato anche il sindaco Ony Ferrer, che ha rilasciato una dichiarazione su Facebook, impegnandosi a svolgere un’indagine completa. “Vogliamo sapere cosa è successo veramente per il bene della famiglia. Vogliamo far rispettare le regole contro il contagio ma non ha mai fatto parte della nostra politica ferire o torturare chiunque le violi”, ha scritto.