La premessa di ogni valutazione per Paolo Corradini, professore ordinario di Ematologia dell’Università Statale di Milano e presidente della Società italiana di Ematologia, è che “la medicina non sa tutto e non è onnipotente”. E infatti l’Agenzia europea del farmaco (Ema), dopo giorni di consultazioni con un pool di esperti di ogni disciplina, ha spiegato che le trombosi rare osservate in alcune persone che avevano ricevuto la prima dose del vaccino Astrazeneca, sono “un possibile effetto collaterale”, che “non è stato dimostrator il nesso con l’età” e di conseguenza non ci sono restrizioni al composto sviluppato dall’università di Oxford.
Professore cosa ne pensa di questa possibile associazione?
Dobbiamo tenere conto che parliamo di un evento molto raro e che le trombosi che avvengono in corso di Covid sono molto più frequenti e molto più gravi. In realtà chi ha una predisposizione a fare trombi (trombofilia) se per caso si ammala potrebbe avere problemi molto seri. E quindi è ancora più importante evitare che prenda il Covid quella parte di popolazione eventualmente predisposta. In ipotesi si potrebbe somministrare a queste persone i vaccini a Rna messaggero (Pfizer e Moderna, ndr), ma è una ipotesi.
Eventi rari per cui è possibile che ci siano stati alcuni morti
Per me ogni paziente vale uno e sono disponibile a non dormire la notte perché guarisca. Ma dal punto di vista di sanità globale qualsiasi studioso di sanità pubblica accetta 50 morti per salvare 50mila vite. L’aspirina ha effetti collaterali maggiori del vaccino, ma noi la utilizziamo per prevenire l’infarto o lo stroke (ictus, ndr). Lo continuiamo a fare. Dal vaccino l’umanità vuole non morire di Covid, giustamente, però vuole anche che il vaccino abbia effetti collaterali zero. In medicina è impossibile, forse andrebbe spiegato alla gente che la medicina non è onnipotente. Ci sono un mucchio di cose che non conosciamo e di cui non abbiamo risposta e ci sono un mucchio di cose che causano tossicità. Vogliamo avere la soluzione immediata. La medicina non funziona così. Mi rendo conto che quando si tratta di tua moglie, di un tuo amico, ogni morte è un dramma e poco importa che quello sia un caso su un milione. Dato che sono numeri piccoli è come se diventassero poco importanti, in realtà ogni vita è preziosa.
Il 21 marzo i ricercatori tedeschi dell’Università di Greifswald avevano ipotizzato che fosse una reazione immunitaria a scatenare la trombosi. Ieri l’immunologo Alberto Mantovani ha sostenuto che le trombosi, seconda una recente pubblicazione, potrebbero essere causate dalla formazione di autoanticorpi, come succede in rarissimi casi, durante trattamenti con eparina. Cosa ne pensa?
Dividerei la risposta in due parti. La prima è nota ed è la risposta infiammatoria o immunitaria. Il vaccino sempre induce una risposta infiammatoria e immunitaria in un individuo, proprio perché talvolta i vaccini sono fatti con adiuvanti per stimolare una maggiore risposta e proteggerti dalla malattia. Quindi se fai la vaccinazione e hai la febbre è una prova clinica banalissima che il vaccino induce uno stato infiammatorio. La seconda è una ipotesi di lavoro: alcune trombosi che sono state osservate erano associate a un calo delle piastrine (trombocitopenia), mimando quello che avviene, in cari rari, con la somministrazione di eparina (trombocitopenia autoimmune indotta da eparina). La trombocitopenia non si associa a sanguinamenti come uno si attenderebbe, ma a trombosi esattamente come avviene nella trombocitopenia indotta da eparina. Ci sono stati questi fenomeni di trombocitopenia associata alle trombosi e si è pensato che fosse una complicanza simile a quella indotta dall’eparina e anch’essa mediata da un meccanismo immunologico come è dimostrato in quello dell’eparina. Il ragionamento è questo, ma non c’è una dimostrazione formale in laboratorio nelle persone che hanno avuto questa complicanza, che dimostri la presenza al momento di autoanticorpi contro alcuni fattori piastrinici.
Esistono fattori di rischio che potrebbero permettere di escludere una o più categorie dalla somministrazione del vaccino?
Innanzitutto c’è un problema pratico: poter immaginare di studiare questi fattori di rischio trombofilici in milioni di persone. Piuttosto coloro che hanno fattori predisponenti dimostrati potrebbero fare vaccini diversi.
Presi in esami i casi documentati di nesso temporale vaccino-trombosi, anche se i numeri sono molto piccoli, potrebbero essere il punto di partenza di uno studio per capire se c’era una predisposizione? Sarebbe valido dal punto di vista scientifico?
Non avremmo la potenza statistica. Molti stanno già facendo degli screening: il plasma dei casi finiti in ematologia sarà studiato e sicuramente ci saranno sforzi congiunti per capire che cosa succede. Sarebbe interessante capire se le persone che hanno avuto la complicanza avevano avuto il Covid, anche asintomatico. In Europa, per quel che so, sicuramente in Italia vieni vaccinato senza distinguere se avevi fatto il Covid o no. Anche se non sappiamo quanto dura l’immunità, però in chi ha fatto il Covid una singola dose di vaccino causa una importante risposta immunitaria, fino a 10 -20 volte più anticorpi di una persona che non ha fatto il Covid e che fa due dosi di vaccino. Quindi se dovessi fare ipotesi di avere una reazione infiammatoria più importante in un soggetto predisposto mi attenderei che capitasse nelle persone che avevano avuto il Covid. Come fare un boost, un richiamo. Questo dato abbastanza semplice però non l’ho visto pubblicato, ma le autorità europee potrebbero averlo.
Quindi sarebbe meglio non vaccinare chi ha avuto la malattia?
In medicina non si vaccina mai chi ha avuto un’infezione e a noi mancano le dosi. Noi siamo partiti e abbiamo vaccinato tutti. Non è stata una cosa molto saggia. In Italia sono 3 milioni le persone che hanno avuto il Covid accertato, probabilmente il doppio considerando tutti gli altri. Avremmo dovuto iniziare a vaccinare quelli non Covid dando le dosi alla popolazione naïve immunologicamente. Mi rendo conto che fare milioni di test sierologici sarebbe stato difficile, ma ora ci sono i test pungidito. Chi ha avuto il Covid doveva essere vaccinato alla fine.
Il problema potrebbe essere relativo al vettore virale utilizzato?
È stato usato tante volte ed è collaudato. Se mi fossi dovuto aspettare una complicanza, in linea teorica, mi sarei aspettato la complicanza nei vaccini che sono completamente nuovi: quelli a Rna. Certo si studierà tutto. Una cosa seria da dire è che sappiamo di non sapere. Durante la prima fase per salvare vite umane abbiamo provato di tutto e poi abbiamo scoperto che alcune cose non servivano. Abbiamo vissuto fasi schizofreniche perché vedevamo morire la gente, cercavamo di fare delle ipotesi e poi dopo la dimostrazione scientifica ti ha detto quello che serviva e quello che non serviva. Chissà quanto tempo ci metteremo a capire il vaccino.
Se fossi una giovane donna che ha fatto Astrazeneca quali sintomi dovrebbero preoccuparmi?
Se l’arto nella parte bassa fosse caldo e dolente quello sarebbe un buon motivo per rivolgersi al medico. Se comparisse una cefalea importante ovvero persistente e grave e che magari che non si è mai avuta prima quello è un buon motivo per andare in ospedale. Altra cosa è se si vedono nelle zone declivi se ci sono puntini rossi mai avuti: potrebbero essere le piastrine basse.
C’è un modo per prevenire e/o curare la trombosi del seno venoso cerebrale?
Prevenire no, curare sì. Il vero problema è che se c’è la trombosi, bisogna fare l’anticogulante ma se c’è l’associazione con le piastrine basse abbiamo sia il rischio trombotico che quello emorragico. Per questo ci sono anticoagulati diversi. Una cosa deve essere chiara: il fatto che ci sia un farmaco non significa in automatico che si guarisce nel 100% dei casi.
Sarà possibile stabilire in futuro quali vaccini a quale fascia della popolazione?
Tecnicamente è possibile, il vero problema come è stato in tutta l’esperienza Covid è il fattore tempo: un determinante non piccolo. Uno perché nel frattempo la malattia uccide le persone che è il dramma principale, due perché distrugge economica degli altri. In un momento così è difficile dire che le nazioni europee si debbano mettere d’accordo per fare uno studio su 10 milioni di abitanti, stratificati per 10 caratteristiche importanti, mi sembra impossibile. Non ce la faremo, stiamo vaccinando chi ha avuto il Covid che è un’immensa sciocchezza. Non seguiamo quello che abbiamo fatto in medicina fino ad oggi dove in genere non vaccini mai per la stessa malattia infettiva se non esistono ceppi con variazioni genetiche, tipo l’influenza.