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Copasir, la Lega insiste: “Nostra presidenza legittima”. Meloni: “Parlerò con Salvini”. Che dice: “Se vogliono la poltrona, gliela lasciamo”

Il Carroccio detta nuove condizioni per lasciare la presidenza del Copasir a Fratelli d'italia: le dimissioni di tutti i componenti. Meloni nega che ci sia un problema nel centrodestra, ma la questione non trova una soluzione condivisa e divide la coalizione. Alla riunione del comitato assenti il berlusconiano Elio Vito e il vicepresidente Adolfo Urso, senatore di Fdi che punta a diventare presidente. E attacca: "Non voglio avallare con la mia presenza una interpretazione che viola la legge stravolgendo il delicato equilibrio tra i poteri dello Stato"

Non solo la Lega insiste nel tenersi la presidenza del Copasir, ma rilancia dicendo che, se un cambio dev’esserci, allora deve riguardare tutto il comitato e “tutti i componenti dovrebbero rimettere il mandato”. Il risultato è che sulla poltrona più alta del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti il centrodestra è andato in frantumi. La linea del Carroccio è stata presentata dal presidente del Raffaele Volpi in apertura dei lavori di oggi, ai quali in segno di protesta non ha partecipato Adolfo Urso, vicepresidente e senatore di Fdi che punta a prendere il posto del leghista. Fratelli d’Italia infatti, reclama per Urso la presidenza dell’organismo: è la legge a prevedere infatti che la presidenza spetti all’opposizione e con il cambio di maggioranza dopo l’arrivo di Mario Draghi, la Lega dovrebbe farsi da parte. Ma il Carroccio fa valere il precedente di Massimo D’Alema del 2012 che rimase presidente nonostante la nascita dell’esecutivo di Mario Monti. Un precedente citato anche dai presidenti delle Camere che interpellati da Volpi, si sono espressi dicendo di non avere poteri per imporre dimissioni all’attuale persidente del Copasir. La questione, secondo Roberto Fico ed Elisabetta Casellati, può essere sbloccata solo da un accordo politico. Tradotto vuol dire che i due partiti maggiori del centrodestra, la Lega e Fratelli d’Italia, devono trovare un’intesa. Il livello dello scontro è alto, tanto che oggi Giorgia Meloni ha cercato di calmare le acque: “C’è una riunione del Copasir, vedremo cosa emergerà e poi ci sentiremo. In ogni caso a me interessava far emergere che il problema non è tra Lega e Fratelli d’Italia, è tutt’altra questione quella che sto ponendo”. Salvini, però, blinda il suo senatore: “Apprezzo le parole del presidente Volpi, che pur di uscire dallo stallo dice di azzerare tutto e visto che tutto mi interessa tranne che le poltrone piuttosto che bloccare tutto, per litigi e appetiti, meglio che si dimettano tutti”. Poi ha aggiunto: “Ho parlato sino ad ora con il presidente del Consiglio della salute degli italiani, se poi se c’è qualche poltrona che interessa qualcuno la lasciamo con tranquillità“. Insomma: se la leader di Fdi cerca di ridurre la vicenda a una questione di norme, quello della Lega ci tiene a sottolineare che l’oggetto del contendere è tutto rappresentato dal posto di presidente.

La riunione del Copasir, intanto, è durata un’ora e mezza. Non c’èra Elio Vito, senatore di Forza Italia che nei giorni scorsi aveva definita come legittima la richiesta del collega Urso. Quest’ultimo ha disertato per la prima volta la riunione del comitato e ha spiegato di non essere andato “per non avallare con la mia presenza una interpretazione che viola la legge stravolgendo il delicato equilibrio tra i poteri dello Stato espressamente sancito dalle norme in ossequio al dettato costituzionale, tanto più importante in una materia che riguarda il controllo sull’operato dei servizi segreti e più in generale la Sicurezza nazionale”. Urso, in pratica, vorrebbe le dimissioni di Volpi, esponente di un partito della maggioranza, per insediarsi come membro dell’opposizione al vertice del comitato di controllo sull’intelligence. Volpi, da parte sua, si è proprio trincerato dietro il precedente D’Alema. Proprio quel precedente, ha detto, “legittima la mia presidenza“. “Mi sarebbe facile”, ha aggiunto, “parlare della memoria asimmetrica di alcuni partiti che quando si tratta di un loro uomo ritengono possibile interpretare la legge e quando invece si tratta di un esponente di un altro partito dimenticano le loro stesse identiche interpretazioni; così come sarebbe facile ricordare che qualcuno, partecipando alla maggioranza del governo Monti, non eccepì alla conferma dell’onorevole D’Alema alla presidenza del Comitato; o che prima invoca la convocazione del Copasir e poi la contesta legittimando anche le chiare espressioni dei presidenti delle Camere. Giova a tutti ricordare che nel precedente D’Alema non ci fu l’unanimità delle forze politiche, come spesso richiamato in questi giorni, ma ci fu diniego anche formale dei presidenti delle Camere alle richieste della Lega che all’epoca era l’unica forza di opposizione” .

Volpi, però, a dimettersi solo lui, non ci sta. Ha quindi rilanciato con una controproposta: “Tutti i componenti del Copasir rimettano il mandato ai presidenti delle Camere, i quali, in modo informale ma chiaro e pubblico, garantiscano la ricomposizione dello stesso con cinque esponenti dell’opposizione, permettendo quindi tra essi la libera scelta del presidente”. Secondo Volpi, “la legge di riferimento prevede che il presidente del Comitato venga eletto tra i componenti dell’opposizione, che raggiunga la maggioranza assoluta dei componenti e, nell’eventuale non raggiungimento di questa maggioranza, il ballottaggio tra i due candidati che hanno ottenuto più voti attraverso voto segreto. La stessa legge prevede che cinque su dieci componenti siano assegnati all’opposizione“. Mentre “l’attualità del Comitato vede un unico componente ascrivibile all’opposizione, persona che gode della mia stima e amicizia, spero corrisposte, e quindi risulta evidente che l’eventuale voto per la scelta di un presidente, seppur segreto, sarebbe vincolato e surrettizio”. Ciò, secondo il presidente, “non consentirebbe ai membri del Copasir una scelta libera tra i componenti plurali dell’opposizione. Propongo quindi un patto politico e istituzionale tra i partiti, i gruppi parlamentari e i vertici delle due Istituzioni assembleari che, come fosse l’inizio di legislatura, prenda in considerazione la composizione del Comitato come previsto dalla legge, non potendo essere disgiungibile dal combinato disposto tra composizione ed elezione del presidente”. Da qui la proposta che tutti i componenti rimettano il mandato “viste le varie espressioni politiche diverse tra di loro, alcune più chiare altre ambigue”. Ciò, spiega, “sottintende un limpido proponimento da parte della politica e delle istituzioni della completa applicazione della legge, che non può essere richiamata per la sola figura del presidente”. Una posizione che nei fatto sbarra la strada a Urso. Volpi, in pratica, chiede di azzerare tutto e rinnovare completamente il comitato, dove andrebbero cinque esponenti della maggioranza (e qui bisognerebbe decidere chi visto che Draghi è sostenuto da sei gruppi parlamentari, Lega, Pd, M5s, Leu, Forza Italia, Italia viva), e cinque dell’opposizione, tutti di Fdi: tra questi ultimi andrebbe votato il nuovo presidente. Ed è chiaro che in quel caso i voti della maggioranza sarebbero decisivi per scegliere il nuovo presidente.