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Giorgio Armani e il futuro dell’azienda: “Si può pensare all’unione con un’importante società italiana. Rimanere indipendenti non è indispensabile”

Nell'attesa di sapere quale sarà la sua decisione finale, lo stilista è stato inserito anche quest'anno nella classifica degli uomini più ricchi del mondo di Forbes: con un patrimonio netto stimato di 7,7 miliardi di dollari, è il terzo uomo più ricco d'Italia

di Ilaria Mauri

In tutti questi anni ha sempre tutelato e preservato la sua autonomia e la sua indipendenza, rifiutando ogni offerta d’acquisto per tenere ben salde nelle sue mani le redini dell’azienda. Adesso però, a 86 anni e dopo un anno di pandemia che “ci ha fatto aprire un po’ gli occhi”, Giorgio Armani ha rivelato di star considerando il futuro del Gruppo Armani, aprendo alla possibilità di una join venture con un’altra società, con l’unica condizione che sia italiana. Re Giorgio ne ha parlato in un’accorata intervista a Vogue America, in cui ha ragionato sui cambiamenti in atto nel mondo della moda e, per la prima volta, ha ammesso che l’idea che Armani continui come azienda indipendente “non è così strettamente necessaria“.

Lo stilista ha tenuto a precisare subito che “un compratore francese non è nelle carte“, respingendo, ancora una volta, al mittente le avances dei giganti del lusso Lvmh e Kering, già proprietari di altri brand di moda italiani come Gucci, Fendi, Pucci e Bulgari. Porte chiuse anche per gli acquirenti stranieri, nelle cui mani si trovano Valentino, Versace e Krizia. “Si può pensare all’unione con un’importante società italiana”, ha annunciato senza aggiungere altro, limitandosi a precisare che non deve essere necessariamente un’azienda di moda. Giorgio Armani ha poi fatto presente come in questi anni abbia già iniziato a delegare diversi compiti al suo storico braccio destro Leo Dell’Orco e alla nipote Roberta Armani, la quale ha detto a Vogue: “Sono sicura che sta facendo i suoi piani e qualsiasi cosa decida saremo con lui“, aggiungendo che non ha avuto al momento indicazioni circa una fusione con un altro gruppo italiano anche se pensa che “sarebbe bello avere finalmente un’importante joint venture del Made in Italy nell’industria della moda“.

Insomma, anche in questo senso Re Giorgio fa ancora una volta da apripista: l’idea di una joint venture tutta italiana per tutelare l’eccellenza del Made In Italy dalle mire straniere ed evitare ingerenze nella gestione di un marchio storico e con un’identità ben definita come è per Armani, è assolutamente innovativa. Certo, il Gruppo Armani ha sempre fatto gola a molti, non solo nel settore: un anno fa Giovanni Tamburi, presidente e amministratore delegato di Tim, aveva detto in un’intervista che il “suo sogno” era “creare un polo del lusso con Armani”; ma si fa il nome anche di Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli, data come favorita per la liason. Nell’attesa di sapere quale sarà la sua decisione finale, lo stilista è stato inserito anche quest’anno nella classifica degli uomini più ricchi del mondo di Forbes: con un patrimonio netto stimato di 7,7 miliardi di dollari, è il terzo uomo più ricco d’Italia.

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