Tutto sommato, gli scontri avvenuti martedì in alcune città italiane erano facilmente prevedibili. Chiunque si veda improvvisamente privato di un lavoro certo, che rappresenta la propria fonte di reddito, prima o poi non può che sentirsi esacerbato al punto da non ragionare più in modo razionale. È successo ieri e doveva capitare, il ministero dell’Interno lo aveva previsto da tempo. La politica ha condannato quegli scontri – non poteva fare diversamente – però è necessario osservare gli avvenimenti da prospettive diverse e considerando i presupposti del problema.

Sappiamo che i contagi di ottobre spesso sono nati durante le frenetiche, forse comprensibili ma non giustificabili, movide scatenatesi da nord a sud del paese ad agosto e settembre. Seguendo alcuni rigorosi accorgimenti (ma osservati da tutti) forse potremmo pensare che almeno ai ristoranti sarebbe consentito riaprire, ma questo spetta alla politica deciderlo. Però è compito di noi cittadini ribadire con forza, se ancora ve ne fosse bisogno, che se la vera soluzione del problema Covid 19 è il vaccino, allora oggi 8 aprile dovremmo avere già almeno la metà della popolazione adulta italiana vaccinata, in primis gli anziani e i malati gravi. Se così fosse, infatti, si potrebbero riaprire bar e ristoranti in sicurezza, come succede altrove ma non qui.

Di fronte a un’emergenza bellica come quella in corso bisognava organizzare le vaccinazioni fin dallo scorso giugno, d’altronde si era capito che i vaccini sarebbero arrivati. Invece abbiamo assistito alle schizofreniche richieste di chiusure e aperture delle opposizioni e al conseguente timore del governo di portare con decisione il comando delle operazioni a Roma, attuando così l’art. 117 della Costituzione, che prevede espressamente essere la profilassi internazionale una competenza esclusiva dello Stato centrale.

C’è però stata la paura delle facce offese e minacciose dei presidenti delle Regioni, ognuno dei quali impegnato in una battaglia con il virus con l’occhio ai sondaggi del mercato politico, lanciandosi in auto-chiusure e auto-aperture spesso in dissonanza con le decisioni del governo: questo si chiama “caos”.

Ed è da imputare alle Regioni anche il vergognoso inchino a quelle caste che potrebbero creare dei “fastidi”, alle cui silenziose richieste è sembrato inopportuno rispondere “mi dispiace, non vi vacciniamo”. Ed ecco quindi legioni di prefettizi, assurdamente equiparati alle forze di polizia, poi di magistrati, e perché no di avvocati, visto che, tra l’altro, molti di loro sono anche assessori e sindaci. E matricole diciannovenni di medicina, docenti universitari impegnati in “rischiosissime” lezioni a distanza, assistenti universitari ventiseienni, giornalisti e chissà quante altre categorie di cui non abbiamo notizia. Perché non vaccinare anche i cassieri dei supermercati, gli autisti dei bus, gli operai, i meccanici? E invece gli anziani, i malati, i pensionati che non spaventano nessuno, sono lì da soli ad aspettare un turno che arriva per pochi.

Se si fosse seguito il criterio: sanitari-malati importanti-anziani con classi di età a scalare, a quest’ora i reparti Covid degli ospedali sarebbero semivuoti. È bene ricordarlo: i vaccini somministrati oggi al magistrato trentenne e all’assistente universitario ventottenne hanno condannato a morte due anziani malati. Non dimenticatelo mai, perché questa verità finirà alla procura della Repubblica di Roma, sempre che il magistrato che riceverà l’esposto/denuncia non sia uno di quelli convinto di appartenere davvero a una categoria a rischio. Questa vergogna finirà in procura perché ciò che sta avvenendo si definisce “omicidio con colpa con previsione”, e i giuristi sanno di cosa parlo.

Tutto ciò è stato causato dalle Regioni, spalleggiate da vaghezze del governo precedente, però è anche arrivato il momento di chiedersi: le parole di Draghi e Figliuolo, secondo cui lo scandalo della vaccinazioni alle categorie privilegiate deve terminare, dove sono finite? Perché, a quanto capiamo, le caste continuano a vaccinarsi impunemente ancora oggi. E, nel frattempo, ogni regione fa di testa propria. C’è quella migliore, quella peggiore, c’è chi fa le prenotazioni con le Poste, chi manda gli sms e forse arriveremo ai piccioni viaggiatori. Anche questo è “caos”, e qualcuno dovrà risponderne, prima o poi.

Se tutto fosse stato fatto a regola d’arte, ristoratori e baristi non sarebbero scesi in piazza, perché oggi, a quasi tre mesi e mezzo dall’inizio della campagna vaccinale, forse il paese sarebbe già in ripartenza senza trastullarsi ancora con zone arancione, gialle, arancione scuro o rosse. C’è anche la tonalità “rosso intenso”, ma a questo punto sarebbe meglio chiamarla “Profondo rosso”.

È da aggiungere un dettaglio importante. Apprendendo della manifestazione di lunedì davanti alla Camera dei Deputati, poi degenerata in scontri con le forze dell’ordine, molti hanno creduto che i nostri barman e locandieri siano improvvisamente diventati dei violenti. Non è così. Fra i manifestanti di Montecitorio si erano infiltrati gruppi di estrema destra no-mask, no-covid e via complottando, cui non è sembrato vero di poter approfittare della legittima richiesta di soccorso dei ristoratori per causare disordini.

In questi casi c’è una tecnica collaudata da usare. Quando in piazza la situazione è tesa, è sufficiente che chi ha interesse a fomentare lo scontro si avvicini ai manifestanti pacifici, lanci qualche pietra verso le forze di polizia e poi aspetti, perché in qualche minuto l’avranno avuta vinta. Infatti, se la polizia si sente aggredita non può non attivare una reazione che si indirizza a chi ha davanti, perché nella massa non è possibile individuare chi ha lanciato una pietra. In questo modo si innesca un effetto domino che, in breve, si trasforma in uno scontro totale che coinvolge tutti i manifestanti. Ed è proprio questo che, con ogni probabilità, è avvenuto martedì, perché i provocatori senza mascherina c’erano ed erano ben visibili.

Spiace che i nostri amati camerieri romani e barman milanesi siano stati considerati dei violenti. E spiace che quella bandiera che, in fondo, è nel cuore di tutti noi sia stata ostentata da teppisti provocatori, quando invece meriterebbe, sempre e comunque, di essere sventolata da mani migliori: quelle degli italiani perbene.

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