Il collegio presieduto da Giovanna Ichino ha tolto l’aggravante dal reato di lesioni e ha considerato le lesioni un’aggravante del reato di attentato con finalità di terrorismo. Circostanza che ha portato i giudici ad abbassare la pena
La pena di Ousseynou Sy, il 48enne che dirottò e incendiò nel marzo 2019 un autobus con a bordo una scolaresca di Crema, è stata ridotta in appello da 24 a 19 anni. Quel giorno a bordo dell’autobus incendiato a San Donato Milanese c’erano 50 studenti della scuola media “Vailati” di Crema, due insegnanti e un’operatrice scolastica, tutti messi in salvo dai carabinieri.
Il collegio presieduto da Giovanna Ichino ha tolto l’aggravante dal reato di lesioni e ha considerato le lesioni un’aggravante del reato di attentato con finalità di terrorismo. Circostanza che ha portato i giudici da 24 a 19 anni di reclusione. Sy, di origine senegalese ma da anni residente in Italia e cittadino italiano, aveva chiuso le porte dello scuolabus, aveva legato bambini e docenti, aveva cosparso i sedili di benzina e avrebbe voluto portare il mezzo sulla pista dell’aeroporto di Linate e incendiarlo.
Il gruppo si salvò anche grazie alla prontezza di Ramy e Adam, due ragazzi che chiamarono i soccorsi e a cui il governo Conte ha poi concesso la cittadinanza italiana. “Ricordatevi che il mio gesto aveva solo lo scopo di salvare vite umane, perché non se ne poteva più. Tutti i giorni vedevo orrori”, aveva dichiarato Sy in aula prima del verdetto di primo grado, riferendosi alle politiche migratorie portate avanti dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini. “Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza” ma poi “faremo certamente ricorso in Cassazione”, ha detto l’avvocato Giovanni Garbagnati, legale di Sy. “Il mio assistito anche in sede di dichiarazioni spontanee si è detto rammaricato per il gesto che ha commesso – ha ricordato l’avvocato Garbagnati – da tempo ha maturato questa convinzione”.