La morte del Duca di Edimburgo non ha conseguenze dirette sulla successione al trono, che non solo segue la linea dinastica ma è regolata dallo statuto Parlamentare già dalla fine del 1600. Ma la sua scomparsa è il temuto preludio di un ricambio generazionale ai vertici della Corona
La figura elegante, il sorriso sagace e le uscite irriverenti. Il principe Filippo non è stato solo il fedele consorte della sovrana più longeva ed ammirata della storia della monarchia britannica ma, devotamente a suo fianco da 73 anni, aveva conquistato un posto tutto suo nel cuore dei sudditi. Lui, il principe dai modi schietti e la tendenza incontenibile alla gaffe. La sua espressa richiesta è stata che il popolo celebri il suo funerale senza troppi fronzoli: “Non c’è bisogno che il mio feretro sia esposto a Westminster Hall“, aveva detto Filippo, anche se il protocollo prevede che l’ala più antica del Parlamento debba comunque essere pronta a queste evenienze in sei ore. Con buone probabilità la sua bara chiusa sarà collocata nel Palazzo di St James, dove nel 1997 giacque la Principessa Diana.
La morte del Duca di Edimburgo non ha conseguenze dirette sulla successione al trono, che non solo segue la linea dinastica ma è regolata dallo statuto Parlamentare già dalla fine del 1600. Ma la sua scomparsa è il temuto preludio di un ricambio generazionale ai vertici della Corona che potrebbe destabilizzare i britannici dopo quasi 70 anni di ininterrotto regno di Elisabetta e Filippo, solidi sul trono mentre sugli altri membri della famiglia di Buckingham Palace sono infuriati i venti dello scandalo, dal principe Andrew a Harry e Meghan.
La morte del Duca di Edimburgo, come quella di tutti i membri della famiglia reale, è marcata da lunghi preparativi segreti e parole in codice. Quando morirà la Regina Elisabetta, il suo Segretario Personale telefonerà al primo ministro annunciando “London Bridge is Down”, e scatterà cosi il piano di contingenza che si sta preparando già dagli anni Sessanta. Quello che accadrà ora, con la morte del consorte della Sovrana è dettato per filo e per segno dall’Operazione denominata “Forth Bridge” che è stata elaborata sotto la direzione dello stesso Duca di Edimburgo, e prende il nome da un altro ponte in Scozia che i coniugi inaugurarono nel 1964.
Da oggi in Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord comincia un periodo di lutto nazionale che per espresso protocollo del Greater London Lieutenancy durerà fino al giorno del funerale e sarà rispettato anche dai rappresentanti del Regno Unito all’estero. Per nove giorni, niente eventi ma solo visite ufficiali per la famiglia reale. La regina sospenderà la sua attività istituzionale inclusa l’approvazione formale delle leggi e potrebbe ritirarsi in lutto per la durata di 30 giorni. Abiti scuri sostituiranno le mise di duchi e duchesse e le uniformi dei loro inservienti, mentre per i parlamentari fasce nere al braccio sinistro e cravatta nera. Ad eccezione di quella che domina su Buckingham Palace, che rappresenta Sua Maestà la regina, tutte le bandiere del regno saranno a mezz’asta il giorno del funerale.
Filippo si era ritirato dalla vita pubblica all’età di 96 anni dopo aver accompagnato la Sovrana nelle sue visite ufficiali e aver presenziato a 22,219 eventi reali dagli anni Cinquanta. Era patrono e presidente di oltre 750 organizzazioni ma per tutti restava il brillante Lord High Admiral della Royal Navy, il veterano vittorioso della marina britannica. Le restrizioni per il Coronavirus impongono all’Earl Marshal e agli ufficiali del College of Heralds di ripensare la tradizione dei funerali reali ed il goodbye in stile militare che il Principe Filippo avrebbe voluto nella cappella di San Giorgio nel Castello di Windsor, alla presenza di famigliari, amici e dignitari dagli stati del Commonwealth.
A deviare dalle tradizione seguita per molti sovrani britannici, sepolti nell’Abbazia di Westminster o nella cappella di San Giorgio, le spoglie di Filippo potrebbero essere interrate a Windsor, a Frogmore Gardens, accanto al mausoleo della Regina Vittoria e del Principe Alberto, un’altra coppia reale che ha segnato le pagine più romantiche della storia della monarchia britannica. Quando Alberto morí, la regina Vittoria si ritirò nel suo dolore – e dalla vita pubblica – per 40 anni rimanendo in lutto fino alla sua morte. A 96 anni, Elisabetta II avrebbe forse tutto il diritto di decidere di non riprendere gli affari di stato e abdicare a favore del legittimo erede al trono, il Principe Carlo. Ma la storia insegna che dopo aver fronteggiato la guerra mondiale, il frantumarsi della famiglia reale davanti agli occhi dei media, e due terribili pandemie, non è probabile che la sovrana britannica, di fatto considerata il faro morale della nazione, possa decidere di abbandonare il trono e far scendere prematuramente il buio sul suo popolo.