Non solo i problemi della piattaforma gestita da Aria. Sui disagi subiti dagli over 80 della Lombardia per settimane in attesa del vaccino anti Covid hanno pesato, e molto, anche tutti i ritardi della linea di comando politica della Regione nel predisporre il piano vaccinale e la disorganizzazione delle Ats e Asst (le vecchie Asl), spesso incapaci di fornire in tempo ad Aria le agende con gli slot disponibili per gli appuntamenti. Con nuovi dettagli emersi in commissione al Pirellone, nel corso dell’audizione del direttore generale del Welfare Giovanni Pavesi, messo dalle opposizioni di fronte al contenuto della relazione che il direttore generale di Aria Lorenzo Gubian ha consegnato il 21 marzo al cda di Aria, poco prima che questo venisse azzerato dal governatore Attilio Fontana.
Nel documento, svelato due settimane fa da ilfattoquotidiano.it e mercoledì depositato ufficialmente da Gubian in commissione, viene ricostruita una cronistoria dalla quale emerge come alla base del flop delle vaccinazioni agli over 80 ci siano soprattutto due decisioni: quella di anticipare le somministrazioni al 18 febbraio nonostante i problemi tecnici ancora da risolvere, e quella di puntare su una piattaforma predisposta da Aria anziché su quella di Poste italiane che avrebbe richiesto delle modifiche non ultimabili nei tempi richiesti da Regione Lombardia. Modifiche necessarie, tra le altre cose, per la scelta da parte dei vertici lombardi di una campagna per gli over 80 basata su una modalità di assegnazione degli appuntamenti non “a prenotazione” diretta da parte dell’utente, ma divisa in due fasi: prima l’adesione dell’utente, e in seguito la ricezione di un sms con l’invito all’appuntamento. Scelta giustificata non solo dalla volontà di evitare un click day, in una fase con tante persone da vaccinare e poche dosi, ma anche causata dall’impreparazione del sistema a valle della piattaforma, cioè quello di Ats, Asst e centri vaccinali.
“La modalità di prenotazione diretta da parte del cittadino – scrive Gubian nella relazione – non sarebbe stata possibile poiché non erano presenti sufficienti centri vaccinali attivi e quindi il cittadino si sarebbe trovato una ridottissima disponibilità di agende con conseguente impossibilità di prenotare la sua vaccinazione”. La modalità scelta consentiva invece “alle Ats di organizzarsi, alla Dg Welfare di pianificare la distribuzione dei vaccini e ad Aria di progettare e realizzare le parti mancanti del sistema informativo a supporto delle fasi successive all’adesione”. Il 7 febbraio, cioè il giorno in cui Poste si tira indietro, non erano in sostanza ancora pronte le agende delle Ats e la pianificazioni dei luoghi dove vaccinare i cittadini. “Capisco perché a quel punto Poste scompare dalla circolazione”, ha chiosato nel corso dell’audizione la consigliera del Pd Carmela Rozza.
I ritardi proseguono nei giorni successivi. Le agende dei centri vaccinali inviati dalle Ats, infatti, incominciano ad arrivare ad Aria solo il 15 febbraio, ovvero lo stesso giorno in cui gli over 80 possono iniziare a iscriversi alla piattaforma. “Tali agende – si legge nella relazione di Gubian – sono necessarie per la prenotazione dei cittadini”. Ma non è tutto: il 18 febbraio, il primo giorno di vaccinazioni, “le Ats individuano 81 centri vaccinali e forniscono le informazioni necessarie di 20 centri vaccinali per poterli rendere attivi e cioè in grado di poter accogliere le prenotazioni”. Quando le somministrazioni iniziano, insomma, non c’è ancora certezza su dove e quando i cittadini potranno essere convocati.
Una situazione che di certo ha contribuito ai “molteplici errori” nella compilazione delle agende citati nella relazione, che per gli ultraottantenni si sono spesso tradotti in appuntamenti dati a decine di chilometri di distanza o non dati del tutto. Errori che però secondo Pavesi sono dipesi soprattutto dalla componente informatica, e dunque da Aria: “L’impianto informatico in alcuni casi non ha risposto a quelle che erano le nostre aspettative. Può darsi che le Ats non siano state in grado di dare le risposte che Aria necessitava in quel momento, ma sicuramente il tema delle agende non è il tema preminente che ha creato disservizi ai cittadini”, ha detto in commissione annunciando, riguardo al contratto da 22 milioni per piattaforma e call center, di aver “messo in mora” Aria, che è sempre un’emanazione della Regione: “In questo momento non abbiamo ancora corrisposto alcuna somma ad Aria per i servizi fatti finora, abbiamo contestato il servizio e chiesto una rendicontazione dei costi. Vorremmo arrivare ad uno stralcio rispetto a quanto precedentemente pattuito: gli importi predefiniti nel contratto non possono essere quelli che verranno corrisposti ad Aria. Ma il tema vero è che Aria faccia un’azione pesante nei confronti dei suoi fornitori”.
L’audizione di Pavesi ha infine consentito di confermare una cosa, che sarebbe scontata se la giunta non avesse trovato un facile capro espiatorio nel cda di Aria da azzerare: ogni decisione che ha portato al caos vaccini ha avuto come mandanti i vertici politici, Fontana, la sua vice Letizia Moratti e il loro consulente Guido Bertolaso. Come spiegato da Pavesi, infatti, la gestione della campagna vaccinale lombarda è in mano a un “comitato guida” e a un “comitato esecutivo”, la cosiddetta unità di crisi, entrambi costituiti e definiti da un decreto del presidente Fontana del 5 febbraio e da una successiva delibera di giunta. Del primo comitato fanno parte Fontana, Moratti, Bertolaso e l’assessore alla protezione civile Pietro Foroni, mentre del secondo, costituito “per dare operatività alle decisioni assunte dal primo”, fanno parte figure tecniche e lo stesso Bertolaso, cui è demandato il ruolo di coordinatore. “Dall’audizione di questa mattina è emersa pienamente la responsabilità di Letizia, Fontana e Bertolaso che hanno preso la decisione di accelerare la campagna vaccinale nonostante nulla fosse realmente pronto – commenta il dem Pietro Bussolati – un effetto annuncio che si è ritorto contro”. Intanto scade il 9 aprile il bando per la presentazione delle candidature per il ruolo di amministratore unico di Aria, che dopo l’azzeramento del cda è stato assegnato a Gubian fino all’approvazione del bilancio. Ancora non si sa se la governance verrà affidata solo a un amministratore unico oppure a un amministratore unico e a un direttore generale. In questo caso Gubian potrebbe tornare a ricoprire il ruolo di direttore generale, liberando la casella dell’amministratore unico. Al vaglio anche la soluzione di un nuovo cda a tre membri.