San Giovanni XXIII che ebbe la profetica intuizione di indire e aprì il Concilio Ecumenico Vaticano II. San Paolo VI che lo condusse con mano ferma, dalla seconda alla quarta e ultima sessione, e che ne guidò gli anni burrascosi dell’attuazione. San Giovanni Paolo II che spalancò le porte della Chiesa cattolica al mondo incarnando proprio lo spirito del Vaticano II. A raccontare queste tre figure straordinarie è un testimone d’eccezione come il cardinale decano Giovanni Battista Re. Nel suo ultimo libro intitolato Tre Papi santi conosciuti da vicino (Libreria Editrice Vaticana), il porporato bresciano ne tratteggia i ritratti con una maestria unica.
“Ringrazio di vero cuore Dio – scrive il cardinale Re – per aver vissuto una grande stagione della Chiesa e per aver avuto la possibilità di conoscere da vicino la bontà paterna di San Giovanni XXIII, l’incontenibile ansia apostolica di San Paolo VI e l’intensità della preghiera e la capacità di veder lontano di San Giovanni Paolo II”.
Il porporato li definisce “tre Papi grandi per santità, che hanno lasciato un segno incancellabile nella Chiesa e nel mondo. Tre Papi legati al Concilio Vaticano II. Giovanni XXIII lo ha voluto e aperto; Paolo VI l’ha guidato e portato a compimento; Giovanni Paolo II, Papa ‘formato’ dal Concilio, ha basato tutto il suo pontificato sugli insegnamenti conciliari”.
Il cardinale Re sottolinea, inoltre, che sono stati “tre Papi diversi per origine, indole, formazione, esperienze, ma di eccezionale statura. Li accomunava l’identico amore a Cristo e alla Chiesa e il medesimo ardore nell’opera di evangelizzazione. Ognuno seppe corrispondere sapientemente alle esigenze del proprio tempo a guida della Chiesa di Cristo”.
C’è, infatti, un filo conduttore che lega il magistero e l’operato di Roncalli, Montini e Wojtyla. “Per aprire il Concilio Vaticano II – evidenzia il cardinale decano – ci voleva un Papa come Giovanni XXIII, che aveva fiducia illimitata in Dio, ma anche grande fiducia negli uomini. Per questo non si è scoraggiato di fronte a possibili rischi. Senza Papa Roncalli il Concilio non ci sarebbe stato”.
Il porporato ricorda, inoltre, che “per portare avanti il Concilio e guidare la sua applicazione era necessario un Papa con la preparazione di Paolo VI, che conoscesse il mondo contemporaneo, gli uomini e la Curia romana; un uomo che avesse la finezza intellettuale di capire le situazioni e la fermezza di guidarle. Ci voleva Paolo VI, che la provvidenza aveva ben preparato a Roma e a Milano”.
Infine, l’avvento del primo Papa non italiano dopo 455 anni, il primo Pontefice polacco, un vescovo di Roma proveniente dall’Europa dell’Est. “Per imprimere poi una svolta alla storia – ricorda il porporato – ci voleva un Papa come Giovanni Paolo II. Ma come è stato possibile che anziani cardinali abbiano potuto eleggere, certamente sotto la guida dello Spirito Santo, ma pur sempre con libera decisione personale, un cardinale arcivescovo di un Paese oltre la ‘cortina di ferro’ in quel momento storico?”.
Per Re la risposta è chiara: “Per preparare questa scelta è bastato un Papa di 33 giorni, Giovanni Paolo I, un pastore dalla parola semplice, con un sorriso spontaneo e cordiale, che affermò che Dio è Padre, ma possiede anche le finezze dell’amore materno. Il pontificato ‘lampo’ di Giovanni Paolo I preparò l’arrivo di un Papa non italiano della straordinaria grandezza umana e spirituale di Karol Wojtyla”.
Intensa è stata la collaborazione tra Re e San Giovanni Paolo II. Poco dopo la sua elezione, il 16 ottobre 1978, “il Papa – ricorda il porporato – seppe che ero io a rivedere la traduzione in italiano dei testi da lui scritti in polacco, e da lì incominciarono i primi contatti. Giovanni Paolo II mi nominò quasi subito assessore della Segreteria di Stato, poi per due anni segretario della Congregazione per i vescovi, quindi mi chiamò di nuovo in Segreteria di Stato come sostituto, dicendomi una frase, che manifestava la sua grande umanità: ‘Con te sostituto della Segreteria di Stato io mi sento sicuro’. Alla fine dell’anno 2000, mi volle prefetto del Dicastero per i vescovi e mi creò cardinale”.
Nel 2013 è stato proprio Re a guidare il conclave che ha eletto l’arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, dopo la rinuncia di Benedetto XVI. Dal gennaio 2020, dopo le dimissioni di Angelo Sodano, è stato eletto cardinale decano. All’età di 87 anni, con grande vigore fisico, continua a testimoniare la sua profonda fedeltà ai Papi e alla Chiesa cattolica.