Il presidente del Consiglio Mario Draghi si dice fiducioso: “La disponibilità di vaccini non è calata, i numeri sono come prima di Pasqua” e il trend sta risalendo. “Non ho dubbi sul fatto che gli obiettivi verranno raggiunti”. Il target è quello fissato dal commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo nel suo Piano vaccini: arrivare a 500mila iniezioni al giorno. Un ritmo che inizialmente era previsto per metà aprile, ma tra dosi in ritardo e Regioni più lente di altre nelle somministrazioni è slittato a fine mese. Su questo cronoprogramma, però, ora piomba la decisione di raccomandare l’uso di Astrazeneca solo per gli over 60, adottata dal ministero della Salute dopo il verdetto dell’Agenzia europea del farmaco sul nesso causale tra il siero e i casi di trombosi rara. La prima conseguenza, oltre alle inevitabili difficoltà organizzative, è l’ennesimo cambio in corsa delle categorie da vaccinare: per evitare di lasciare in magazzino le fiale di Astrazeneca già distribuite sul territorio, il commissario Figliuolo è stato costretto ad aprire da subito le iniezioni per chi ha 60-79 anni, una platea di circa 13 milioni di persone. Ma negli hub di tutta Italia si stanno facendo i conti con le prime rinunce: in Lombardia si stimano defezioni intorno al 15%, un tasso ancora più alto a Potenza (40%) e in Sardegna (40-50). Una situazione che, unita alla scarsità di forniture attualmente previste e alle inefficienze di certe Regioni, rischiano di rendere l’obiettivo delle 500mila iniezioni quotidiane praticamente un miraggio.
Il problema delle forniture – Stando agli ultimi dati del ministero (aggiornati all’8 aprile alle 16), risulta che finora 8 milioni di italiani hanno ricevuto la prima dose e 3,6 milioni hanno ricevuto anche il richiamo, pari al 6% circa della popolazione. Un over 80 su tre, a cui nei fatti sono destinati solo i vaccini di Pfizer e Moderna, ha completato il ciclo vaccinale, mentre un altro 28% è in attesa del richiamo. Poi ci sono le persone a elevata fragilità, di cui non è mai stata fornita una rendicontazione puntuale, e le categorie professionali che il Parlamento aveva indicato come prioritarie nella prima fase della campagna di massa (sanitari, quasi conclusi, insegnanti e forze dell’ordine). A loro ora vanno aggiunti i 60-79enni (in alcune Regioni si era già partiti con chi ha più di 70 anni), a cui sarà destinato solo Astrazeneca. Ma c’è il solito problema delle forniture: il 14 aprile l’azienda anglo-svedese consegnerà in Italia 175mila dosi, praticamente la metà delle 340mila previste. Un ritardo che si spera di recuperare assieme alle spedizioni successive, a cui vanno sommati i circa 2 milioni di vaccini attualmente in magazzino. Contando anche Pfizer e Moderna, in tutto il mese di aprile il nostro Paese potrà disporre di circa 8 milioni di dosi, addirittura meno delle 8,2 milioni di marzo. Nel pacchetto rientra Johnson&Johnson, che sì è monodose, ma per ora invierà solo 500mila fiale, posticipando a maggio il vero sprint.
Figliuolo assicura: “Ad aprile più dosi del previsto” – Se a marzo il tasso di somministrazione quotidiano non ha mai superato quota 300mila ed è stato comunque smaltito più dell’80% delle dosi disponibili (al netto delle riserve per i richiami), quindi, appare difficile che ad aprile si possa fare meglio. Il commissario all’emergenza ha però ribadito che “il piano non cambia, a fine mese dobbiamo arrivare a 500mila dosi giornaliere”. Da dove arriva questa sicurezza? Dal fatto che entro il mese potrebbe verificarsi un incremento del “15-20%” delle forniture previste. Interpellato sulla questione, Figliuolo si è detto “confidente” che l’aumento sarà distribuito su tutti e tre i vaccini disponibili. “Devo avere conferma, ve lo dirò non appena la avrò”. A sollevare qualche dubbio è anche fondazione Gimbe, che nel suo consueto report settimanale avverte: “Quasi un terzo delle forniture relative al 1° trimestre (4,37 milioni di dosi) è stato consegnato nelle ultime 2 settimane“. Se le cose dovessero ripetersi, “nei prossimi mesi l’obiettivo dei 500mila vaccini al giorno rischia di essere disatteso”. Nel periodo 1 marzo–6 aprile, tra l’altro, “sono state somministrate in media 193.021 dosi al giorno (range 93.612 – 294.187), con un vero e proprio tracollo” nei giorni di Pasqua, quando Regioni come l’Umbria o la Sardegna hanno somministrato rispettivamente solo 14 e 39 dosi. “Le 500mila somministrazioni al giorno dal 15 aprile sono ancora un miraggio che rischia ulteriori rallentamenti per le eventuali restrizioni e, soprattutto, le diffidenze individuali sul vaccino AstraZeneca”, sostiene il presidente della Fondazione Nino Cartabellotta. Il tutto mentre Paesi come la Spagna e la Francia nelle scorse ore hanno dato una forte accelerazione alle iniezioni, superando quota 400mila in un giorno.
Regioni tra inefficienze e defezioni – Un ostacolo è certamente quello delle difficoltà croniche di alcune Regioni di stare al passo con le altre per smaltire le dosi disponibili. Al Sud sono Calabria e Sardegna ad arrancare di più, al Nord certamente la Lombardia, alle prese in questi mesi con cambi repentini dei vertici, piani vaccinali rivisti più volte e il flop del sistema informatico. L’ultima trovata, che ha causato code di anziani al freddo in diversi centri vaccinali, è quella di permettere agli over 80 che non hanno ancora ricevuto la prima dose di presentarsi tra il 7 e l’11 aprile in qualsiasi hub della Regione. Senza alcuna prenotazione. Ma i timori più grandi per il completamento del Piano vaccini ora arrivano dall’impatto che il nuovo cambio in corsa delle regole su Astrazeneca (inizialmente autorizzata solo per gli under 60, poi liberalizzata a tutti e ora “raccomandata” solo agli over 60) rischia di avere. Secondo il premier, “nei dati il crollo di fiducia in Astrazeneca si vede meno di quanto uno potesse aspettarsi“, ma i segnali che arrivano dai territori sono contrastanti. La Lombardia nelle scorse ore ha deciso di aprire in anticipo le prenotazioni ai 70enni perché le adesioni tra i più anziani erano state inferiori alle attese. A Messina e Palermo in molti si sono presentati con documentazione medica per tentare di “schivare” la somministrazione di questo siero, a Napoli in centinaia hanno chiesto di ricevere Pfizer rallentando le somministrazioni, mentre in Sardegna l’assessore regionale alla Sanità Mario Nieddu ha parlato di un tasso di defezioni tra il 40-50%. Come se non bastasse, entro settembre arriveranno dalla casa anglo-svedese altri 34 milioni di vaccini. Ma la platea per cui sono destinati, cioè i 13 milioni di 60-79enni, è nettamente inferiore. Contando anche i richiami, si tratta nella migliore delle ipotesi di 8 milioni di dosi destinate a rimanere inutilizzate. Salvo nuove indicazioni sul piano vaccinale.