Presi ad esempio come coloro che hanno avuto una corsia preferenziale a discapito degli anziani e delle persone fragili, nonostante sia stato proprio il governo a inserirli tra le categorie prioritarie. Citati in maniera chiara, additati di comportamenti inopportuni: “Queste platee di operatori sanitari che si allargano, gli psicologi di 35 anni. Con che coscienza un giovane si fa vaccinare e salta la lista sapendo che lascia esposto una persona che ha più di 65 anni o una persona fragile?”, ha scandito il presidente del Consiglio Mario Draghi. Così loro, gli psicologi, sono andati su tutte le furie. Una levata di scudi unanime: “Siamo offesi e anche umiliati”, dice David Lazzari, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi. Mentre Elisabetta Camussi, docente di Psicologia sociale all’università Bicocca e sotto il governo Conte componente della task force dell’attuale ministro Vittorio Colao, rilancia chiedendo non solo le “scuse” ma di fare “questa incredibile gaffe l’occasione per investire finalmente in modo serio nel futuro del Paese”.
L’inserimento degli psicologi tra le categorie che hanno diritto al vaccino è stato disposto dal decreto legge 44 dell’1 aprile, varato proprio dal governo Draghi, che prevede dosi per tutti “gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, farmacie, parafarmacie e studi professionali sono obbligati a sottoporsi a vaccinazione gratuita”. Non una scelta con una ‘corsia preferenziale’ ma una vera e propria imposizione poiché “la vaccinazione costituisce requisito essenziale per l’esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative rese dai soggetti obbligati”.
Una “contraddizione clamorosa”, ad avviso di Lazzari tra quanto disposto con il decreto e l’esempio portato da Draghi per criticare chi si è infilato tra le pieghe delle scelte fatte dalle Regioni. “È evidente che un capo del governo non possa sapere tutto, ma i suoi consiglieri avrebbero dovuto conoscere questi fondamentali dettagli tecnici”, aggiunge Lazzari. “L’altro aspetto è che chi evidentemente ha consigliato il presidente Draghi – continua il presidente dell’Ordine degli psicologi – non sa quello che fanno gli psicologi, la maggior parte dei quali, sul campo, opera all’interno non solo delle strutture sanitarie, ma in tantissime realtà con bambini, con soggetti disabili, con anziani nelle Rsa, nei consultori familiari, nelle comunità terapeutiche”. In altre parole, sostiene Lazzari: “Siamo in mezzo alla gente e a contatto con le persone che aiutiamo e la ratio della norma era di non contagiarle, considerato che non tutto e non sempre si può fare online. Siamo offesi e anche umiliati, ma non me la prendo tanto con Draghi quanto con chi lo ha consigliato. Probabilmente rimasto a molti decenni fa, con una visione antica dello psicologo e della psicologia”.
Dura anche la Fp Cgil medici e dirigenti del Servizio sanitario nazionale che rivendica il “ruolo fondamentale” degli psicologi nella pandemia, “in ragione di una forte crescita del disagio” che questa genera. Inoltre, osserva il sindacato, “adesso che la pandemia ha stravolto il mondo del lavoro e la vita di ognuno di noi, il disagio psicologico dilaga manifestando picchi di intensità mai conosciuti” e invece delle critiche sarebbe “necessario ampliare la dotazione organica dei servizi di salute mentale, nei consultori e nelle cure primarie, per garantire ai cittadini la possibilità di risposta a un fabbisogno che è cambiato in modo repentino e profondo”. Critiche severe sono arrivate anche da diversi Ordini regionali. Quello emiliano-romagnolo parla di “errore macroscopico” e rigetta l’idea che gli psicologi siano dei “furbetti del vaccino”. Mentre dal Piemonte parlano di una conferenza stampa “disarmante” di cui “non possiamo ignorare le parole e l’impatto che queste hanno avuto su tutta la comunità professionale fatta di professioniste e professionisti psicologi che ogni giorno dedicano le proprie competenze, il proprio tempo professionale, il proprio sostegno per aiutare le persone ad affrontare e a sopravvivere alla pandemia”.
Mentre Damiano Rizzi, psicologo e presidente della Fondazione Soleterre, rivolgendosi a Draghi, sottolinea come “anche gli psicologi siano presenti nei reparti Covid-19 e siano anch’essi in prima linea per dare conforto ai malati, al personale sanitario e ai parenti delle persone decedute comunicando loro la perdita di una persona cara”. Il presidente del Consiglio, aggiunge, “non può ignorare come una delle conseguenze più devastanti di questa pandemia sia proprio la crisi psicologica che diverse fasce della popolazione vivono”. L’emergenza Covid-19, conclude, “non è da vedere con occhio parziale analizzando e prendendo decisioni solo sulla base del numero dei ricoverati e dei morti. L’emergenza è più complessa. È una sindemia, dove la componente psicologica è centrale”.