La Commissione europea ha speso per promuovere carne e latticini il 32% dell’intero budget del programma di promozione dei prodotti agricoli europei: 252 milioni di euro in 5 anni, su un totale di 776,7 milioni di euro, a fronte del 19% per promuovere frutta e verdura. È quanto emerge dal rapporto ‘Marketing Meat’ di Greenpeace, secondo cui dal 2016 al 2019 solo il 9% dei fondi è andato a progetti che includono anche la promozione di prodotti biologici e appena l’1% a favore di carne e latticini biologici.
Così, mentre il 70% dei terreni agricoli nell’Ue viene utilizzato per l’allevamento o per l’alimentazione degli animali allevati, due terzi delle sovvenzioni agricole dell’Unione finiscono, direttamente e indirettamente, per sostenere un sistema zootecnico sempre più intensivo, anche attraverso i fondi stanziati per le coltivazioni destinate alla mangimistica. Il risultato è che gli europei “consumano circa il doppio della carne e circa il triplo dei latticini rispetto alla media mondiale”, mentre per proteggere la salute pubblica e l’ambiente gli scienziati raccomandano una riduzione del consumo europeo di carne e latticini di almeno il 70% entro il 2030. Non è un caso se, infatti, nello studio di Demetra per la Lega Anti Vivisezione, presentato in partnership con ilfattoquotidiano.it, si calcolino sia gli impatti sanitari sia quelli ambientali per stimare il costo nascosto della carne che, in Italia, ricade ogni anno sulla collettività (36,6 miliardi all’anno, più di 19 miliardi per i costi sanitari e 17,5 per quelli ambientali, ndr).
GREENPEACE: “PROMOZIONI BESTIALI” – E il nostro Paese è uno degli Stati membri con il maggior numero di progetti approvati, per un totale di oltre 124 milioni di euro nel periodo 2016-2019, più di un terzo dei quali spesi per promuovere carne e latticini. “Molte campagne pubblicitarie cofinanziate dall’Ue invece di promuovere una riduzione dei consumi di carne e incentivare diete a base vegetale – spiega Simona Savini, campagna agricoltura di Greenpeace Italia – cercano di invertire l’attuale tendenza che vede i consumi di carne e latticini calare o crescere più lentamente rispetto al passato. Il contrario rispetto a quanto raccomanda di fare la comunità scientifica per proteggere clima, ambiente e salute”.
I FONDI EUROPEI PER LA PROMOZIONE DEI PRODOTTI AGRICOLI – Greenpeace analizza la spesa dell’Ue per le campagne su prodotti agricoli nel periodo 2016-2020 ed esamina 146 progetti approvati in otto Paesi nel biennio 2018- 2019, nonché la spesa pianificata dalla Commissione Ue. Per poter presentare dei progetti e le organizzazioni devono essere ritenute ‘rappresentative’ di almeno il 50% del loro settore, calcolato in base alla quota di mercato o al numero di produttori. “Ciò significa – spiega l’ong – che per le organizzazioni e i produttori più piccoli è più difficile accedere ai finanziamenti”. Ai progetti analizzati, finanziati in Danimarca, Germania, Italia, Austria, Polonia, Spagna, Francia e Irlanda, sono stati destinati circa i due terzi dei fondi del programma europeo tra il 2016 e il 2019, con Francia, Italia e Spagna come primi tre beneficiari. In nessuno degli otto paesi la spesa per la promozione di frutta e verdura ha mai superato un terzo del finanziamento. Tra l’altro, se la spesa per la promozione di prodotti di origine animale in Ue rappresenta il 32% del totale, va aggiunta anche quella per la promozione di ‘panieri’ misti di prodotti, quasi tutti comprendenti carne e latticini. Parliamo di 214,7 milioni di euro (il 28% della spesa complessiva), mentre per la promozione di frutta e verdura siamo sui 146,4 milioni di euro. Dal 2016 al 2019, i finanziamenti per progetti di promozione che includono anche prodotti biologici ammontano a 52,7 milioni di euro, mentre per la promozione di carne e latticini biologici sono stati spesi 6,2 milioni di euro. Nella previsione di spesa per il 2021, la Commissione ha dichiarato che intende aumentare i finanziamenti per i prodotti biologici e per frutta e verdura, ma non prevede nessun impegno per ridurre la promozione di carne e latticini.
LE CAMPAGNE MADE IN ITALY – L’Italia è uno degli Stati membri con il maggior numero di progetti approvati per promuovere l’agroalimentare: 65 tra il 2016 e il 2019 per un totale di oltre 124 milioni di euro, somma inferiore solo a quella ricevuta dalla Francia (oltre 125 milioni). Il 36% dei progetti italiani (per 45 milioni di euro) ha avuto come focus la promozione di carne e latticini. Più del doppio di quanto destinato alla promozione di frutta e verdura (il 17% dei fondi, 21 milioni di euro). Appena il 6% dei fondi è andato alla promozione di prodotti biologici. “Tra i promotori di progetti con un budget più consistente per campagne da svolgere in Italia – spiega Greenpeace – c’è l’Istituto Valorizzazione Salumi Italiani con oltre 3 milioni di euro (di cui 2,2 milioni di fondi Ue), Il Consorzio Zampone e Cotechino Modena IGP, insieme a Consorzio Mortadella Bologna e a Consorzio Cacciatore Italiano, con 2,6 milioni di euro, di cui 1,86 coperti da fondi Ue, per la promozione dei loro prodotti in Italia e in Belgio”.
CON I FONDI PUBBLICI NAZIONALI – Ma l’Italia contribuisce anche con fondi pubblici nazionali a questo tipo di campagne. Come per i fondi Ue, le organizzazioni di produttori possono richiedere finanziamenti al ministero dell’Agricoltura per progetti con obiettivi dichiarati. L’importo complessivo dei fondi nazionali spesi dal ministero dell’Agricoltura o da altre istituzioni nazionali per questo tipo di campagne promozionali, però, non è comunicato pubblicamente, come avviene per il programma europeo. “Una di queste campagne – racconta Greenpeace – è ‘La stellina della carne bovina’, diffusa sui media tra il 2018 e il 2019 e tuttora presente online con una pagina web dedicata. La campagna è realizzata da Assocarni (Associazione Italiana Industria e Commercio Carne e Allevamento), con finanziamento del MIPAAFT. “Eppure – sottolinea Greenpeace – secondo gli ultimi dati FAO, l’approvvigionamento di carne in Italia è di circa 80 chili a persona l’anno”. In linea con altri Paesi europei, ma al di sopra della media mondiale e di quanto raccomandato per la salute umana e dell’ambiente (24 chili per persona all’anno entro il 2030). “Ciò che andrebbe comunicato – scrive Greenpeace – nel promuovere una ‘dieta equilibrata’, è una netta riduzione del consumo di carne”. La Commissione Ue è in fase di riesame della politica sulla promozione dei prodotti agricoli e il 31 marzo si è aperta la consultazione pubblica, una nuova proposta è attesa all’inizio del 2022. Parallelamente in questi mesi si definiranno i Piani nazionali di ripresa e resilienza, nei quali si deciderà la destinazione di ingenti fondi pubblici.
LA PROMOZIONE FUORI DALL’EUROPA – Dal 2016, la promozione dei prodotti agricoli europei si è sempre più concentrata sull’incremento delle esportazioni, soprattutto verso Paesi con “il più alto potenziale di crescita come Canada, Cina, Giappone, Messico e Stati Uniti”, ma anche nei mercati in via di sviluppo. Vengono finanziati, ad esempio, progetti per raggiungere nuovi consumatori di carne suina e bovina europea in Paesi come la Costa d’Avorio e il Ghana e per rivolgersi ai consumatori della classe media e alta dell’Africa occidentale al fine di promuovere prodotti lattiero-caseari europei. “Non sorprende – commenta Greenpeace – che queste misure abbiano sollevato alcuni punti interrogativi anche nel rapporto di valutazione della stessa Commissione, dove si sottolinea che potrebbe esistere un certo grado di tensione tra la politica di promozione e le politiche di aiuto e sviluppo dell’Ue”. Anche in Italia si portano avanti progetti di diversi milioni di euro per campagne da svolgere in Paesi non Ue: uno di quelli più importanti, approvato nel 2019, riguarda la promozione di prodotti a base di carne di suino e formaggi in diversi Paesi dell’Asia, (costo totale di 5 milioni di euro, con finanziamento europeo di 4 milioni), e solo nel 2016 sono stati approvati due progetti da quasi 6 milioni ciascuno (coperti dai fondi europei per poco meno di 10 milioni), rispettivamente per la promozione di Grana Padano e preparati di carne di suino in Cina e Giappone e per carne di maiale, formaggi e vino negli Stati Uniti.
Ambiente & Veleni
Carne e latticini “sponsorizzati” con il 32% del budget europeo per i prodotti agricoli. Ma dovremmo ridurne il consumo del 70%
Dal rapporto ‘Marketing Meat’ di Greenpeace emerge che in 5 anni 252 milioni sono stati destinati a finanziare questi prodotti. Solo il 19% dei finanziamenti alla promozione di frutta e verdura. E gli europei “consumano circa il doppio della carne e circa il triplo dei latticini rispetto alla media mondiale”
La Commissione europea ha speso per promuovere carne e latticini il 32% dell’intero budget del programma di promozione dei prodotti agricoli europei: 252 milioni di euro in 5 anni, su un totale di 776,7 milioni di euro, a fronte del 19% per promuovere frutta e verdura. È quanto emerge dal rapporto ‘Marketing Meat’ di Greenpeace, secondo cui dal 2016 al 2019 solo il 9% dei fondi è andato a progetti che includono anche la promozione di prodotti biologici e appena l’1% a favore di carne e latticini biologici.
Così, mentre il 70% dei terreni agricoli nell’Ue viene utilizzato per l’allevamento o per l’alimentazione degli animali allevati, due terzi delle sovvenzioni agricole dell’Unione finiscono, direttamente e indirettamente, per sostenere un sistema zootecnico sempre più intensivo, anche attraverso i fondi stanziati per le coltivazioni destinate alla mangimistica. Il risultato è che gli europei “consumano circa il doppio della carne e circa il triplo dei latticini rispetto alla media mondiale”, mentre per proteggere la salute pubblica e l’ambiente gli scienziati raccomandano una riduzione del consumo europeo di carne e latticini di almeno il 70% entro il 2030. Non è un caso se, infatti, nello studio di Demetra per la Lega Anti Vivisezione, presentato in partnership con ilfattoquotidiano.it, si calcolino sia gli impatti sanitari sia quelli ambientali per stimare il costo nascosto della carne che, in Italia, ricade ogni anno sulla collettività (36,6 miliardi all’anno, più di 19 miliardi per i costi sanitari e 17,5 per quelli ambientali, ndr).
GREENPEACE: “PROMOZIONI BESTIALI” – E il nostro Paese è uno degli Stati membri con il maggior numero di progetti approvati, per un totale di oltre 124 milioni di euro nel periodo 2016-2019, più di un terzo dei quali spesi per promuovere carne e latticini. “Molte campagne pubblicitarie cofinanziate dall’Ue invece di promuovere una riduzione dei consumi di carne e incentivare diete a base vegetale – spiega Simona Savini, campagna agricoltura di Greenpeace Italia – cercano di invertire l’attuale tendenza che vede i consumi di carne e latticini calare o crescere più lentamente rispetto al passato. Il contrario rispetto a quanto raccomanda di fare la comunità scientifica per proteggere clima, ambiente e salute”.
I FONDI EUROPEI PER LA PROMOZIONE DEI PRODOTTI AGRICOLI – Greenpeace analizza la spesa dell’Ue per le campagne su prodotti agricoli nel periodo 2016-2020 ed esamina 146 progetti approvati in otto Paesi nel biennio 2018- 2019, nonché la spesa pianificata dalla Commissione Ue. Per poter presentare dei progetti e le organizzazioni devono essere ritenute ‘rappresentative’ di almeno il 50% del loro settore, calcolato in base alla quota di mercato o al numero di produttori. “Ciò significa – spiega l’ong – che per le organizzazioni e i produttori più piccoli è più difficile accedere ai finanziamenti”. Ai progetti analizzati, finanziati in Danimarca, Germania, Italia, Austria, Polonia, Spagna, Francia e Irlanda, sono stati destinati circa i due terzi dei fondi del programma europeo tra il 2016 e il 2019, con Francia, Italia e Spagna come primi tre beneficiari. In nessuno degli otto paesi la spesa per la promozione di frutta e verdura ha mai superato un terzo del finanziamento. Tra l’altro, se la spesa per la promozione di prodotti di origine animale in Ue rappresenta il 32% del totale, va aggiunta anche quella per la promozione di ‘panieri’ misti di prodotti, quasi tutti comprendenti carne e latticini. Parliamo di 214,7 milioni di euro (il 28% della spesa complessiva), mentre per la promozione di frutta e verdura siamo sui 146,4 milioni di euro. Dal 2016 al 2019, i finanziamenti per progetti di promozione che includono anche prodotti biologici ammontano a 52,7 milioni di euro, mentre per la promozione di carne e latticini biologici sono stati spesi 6,2 milioni di euro. Nella previsione di spesa per il 2021, la Commissione ha dichiarato che intende aumentare i finanziamenti per i prodotti biologici e per frutta e verdura, ma non prevede nessun impegno per ridurre la promozione di carne e latticini.
LE CAMPAGNE MADE IN ITALY – L’Italia è uno degli Stati membri con il maggior numero di progetti approvati per promuovere l’agroalimentare: 65 tra il 2016 e il 2019 per un totale di oltre 124 milioni di euro, somma inferiore solo a quella ricevuta dalla Francia (oltre 125 milioni). Il 36% dei progetti italiani (per 45 milioni di euro) ha avuto come focus la promozione di carne e latticini. Più del doppio di quanto destinato alla promozione di frutta e verdura (il 17% dei fondi, 21 milioni di euro). Appena il 6% dei fondi è andato alla promozione di prodotti biologici. “Tra i promotori di progetti con un budget più consistente per campagne da svolgere in Italia – spiega Greenpeace – c’è l’Istituto Valorizzazione Salumi Italiani con oltre 3 milioni di euro (di cui 2,2 milioni di fondi Ue), Il Consorzio Zampone e Cotechino Modena IGP, insieme a Consorzio Mortadella Bologna e a Consorzio Cacciatore Italiano, con 2,6 milioni di euro, di cui 1,86 coperti da fondi Ue, per la promozione dei loro prodotti in Italia e in Belgio”.
CON I FONDI PUBBLICI NAZIONALI – Ma l’Italia contribuisce anche con fondi pubblici nazionali a questo tipo di campagne. Come per i fondi Ue, le organizzazioni di produttori possono richiedere finanziamenti al ministero dell’Agricoltura per progetti con obiettivi dichiarati. L’importo complessivo dei fondi nazionali spesi dal ministero dell’Agricoltura o da altre istituzioni nazionali per questo tipo di campagne promozionali, però, non è comunicato pubblicamente, come avviene per il programma europeo. “Una di queste campagne – racconta Greenpeace – è ‘La stellina della carne bovina’, diffusa sui media tra il 2018 e il 2019 e tuttora presente online con una pagina web dedicata. La campagna è realizzata da Assocarni (Associazione Italiana Industria e Commercio Carne e Allevamento), con finanziamento del MIPAAFT. “Eppure – sottolinea Greenpeace – secondo gli ultimi dati FAO, l’approvvigionamento di carne in Italia è di circa 80 chili a persona l’anno”. In linea con altri Paesi europei, ma al di sopra della media mondiale e di quanto raccomandato per la salute umana e dell’ambiente (24 chili per persona all’anno entro il 2030). “Ciò che andrebbe comunicato – scrive Greenpeace – nel promuovere una ‘dieta equilibrata’, è una netta riduzione del consumo di carne”. La Commissione Ue è in fase di riesame della politica sulla promozione dei prodotti agricoli e il 31 marzo si è aperta la consultazione pubblica, una nuova proposta è attesa all’inizio del 2022. Parallelamente in questi mesi si definiranno i Piani nazionali di ripresa e resilienza, nei quali si deciderà la destinazione di ingenti fondi pubblici.
LA PROMOZIONE FUORI DALL’EUROPA – Dal 2016, la promozione dei prodotti agricoli europei si è sempre più concentrata sull’incremento delle esportazioni, soprattutto verso Paesi con “il più alto potenziale di crescita come Canada, Cina, Giappone, Messico e Stati Uniti”, ma anche nei mercati in via di sviluppo. Vengono finanziati, ad esempio, progetti per raggiungere nuovi consumatori di carne suina e bovina europea in Paesi come la Costa d’Avorio e il Ghana e per rivolgersi ai consumatori della classe media e alta dell’Africa occidentale al fine di promuovere prodotti lattiero-caseari europei. “Non sorprende – commenta Greenpeace – che queste misure abbiano sollevato alcuni punti interrogativi anche nel rapporto di valutazione della stessa Commissione, dove si sottolinea che potrebbe esistere un certo grado di tensione tra la politica di promozione e le politiche di aiuto e sviluppo dell’Ue”. Anche in Italia si portano avanti progetti di diversi milioni di euro per campagne da svolgere in Paesi non Ue: uno di quelli più importanti, approvato nel 2019, riguarda la promozione di prodotti a base di carne di suino e formaggi in diversi Paesi dell’Asia, (costo totale di 5 milioni di euro, con finanziamento europeo di 4 milioni), e solo nel 2016 sono stati approvati due progetti da quasi 6 milioni ciascuno (coperti dai fondi europei per poco meno di 10 milioni), rispettivamente per la promozione di Grana Padano e preparati di carne di suino in Cina e Giappone e per carne di maiale, formaggi e vino negli Stati Uniti.
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Coronavirus, Brusaferro: “Forte sovraccarico dei servizi ospedalieri, in 15 regioni terapie intensive sopra soglia critica. Anche incidenza elevata”
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Roma, 11 mar. (Adnkronos Salute) - "Negli ultimi anni il trattamento" della rinosinusite cronica con poliposi nasale "è cambiato significativamente grazie alla ricerca che ha portato alla commercializzazione dei nuovi farmaci biologici che hanno la capacità di spegnere completamente l'infiammazione cronica associata alla malattia, portando a remissione una percentuale molto alta di pazienti che prima non riuscivamo a controllare adeguatamente. Sono farmaci che rappresentano una speranza per i pazienti perché possono portare a una normalizzazione della loro vita, nella malattia, nella maggior parte dei casi. Tezepelumab si aggiunge ai farmaci biologici già disponibili e, come evidenzia lo studio, si è dimostrato efficace nel ridurre la dimensione dei polipi, nel migliorare la sensibilità olfattiva in modo significativo e nel ridurre gli altri sintomi associati alla malattia". Così, all’Adnkronos Salute, Eugenio De Corso, membro della commissione Euforea per il trattamento della rinosinusite cronica con poliposi nasale, commenta i risultati dello studio Waypoint, presentati a San Diego in occasione del congresso American Academy of Allergy Asthma & Immunology (Aaaai).
"La rinosinusite cronica con poliposi nasale è una malattia cronica dovuta ad un'infiammazione persistente nella mucosa naso-sinusale che ne determina un remodelling con la caratteristica formazione dei polipi - spiega De Corso - Questa situazione porta il paziente a dei sintomi che sono molto invalidanti, quali l'ostruzione nasale, la perdita dell'olfatto, l'eccessiva produzione di muco e un senso di pesantezza. Tutto ciò porta a un impatto molto negativo sulla qualità della vita dei pazienti. Lo studio Waypoint dimostra la sicurezza e l'efficacia del tezepelumab nel trattamento dei pazienti affetti da poliposi naso-sinusale severa non controllata". Si tratta di "una molecola in grado di legare il Tslp, che è una citochina prodotta dall'epitelio naso-sinusale in grado di iniziare il processo infiammatorio cronico della mucosa e di renderlo cronico".
Inoltre il farmaco, "in questa particolare categoria di pazienti", specie in quelli "con forma severa - chiarisce l’esperto - si è dimostrato efficace nel ridurre per il 98% di loro la necessità di un nuovo intervento chirurgico e per l'88% di corticosteroidi sistemici. Infatti, i pazienti affetti da forme severe purtroppo, in passato, necessitavano di più interventi chirurgici e di più cicli di corticosteroidi sistemici. Invece, in questo studio, tezepelumab si è dimostrato efficace nel ridurre nella maggior parte dei pazienti la necessità di nuovi interventi e di nuovi cicli di corticosteroidi sistemici. Questi risultati sono molto importanti, soprattutto alla luce del il fatto che ripetuti cicli di corticosteroidi sistemici - conclude - si associano ad effetti collaterali a breve e a lungo termine”.
Roma, 11 mar. (Adnkronos Salute) - "L’anticorpo monoclonale tezepelumab" è un "anti-Tslp che blocca le allarmine", citochine epiteliali. "Attualmente è disponibile per l’asma bronchiale, ma i recenti dati dello studio di fase 3 Waypoint mostrano l’efficacia del farmaco anche nella rinosinusite cronica con poliposi nasale". Sono "dati estremamente interessanti perché l’efficacia di tezepelumab è stata dimostrata su tutti i parametri studiati". Lo ha detto Giorgio Walter Canonica, professore e senior consultant Centro di medicina personalizzata Asma e allergie Humanitas university & Irccs Humanitas di Rozzano (Mi), in occasione dell’incontro con la stampa organizzato oggi a Milano da AstraZeneca, commentando i risultati dello studio Waypoint, presentati per la prima volta al Congresso Aaaai, American Academy of Allergy, Asthma and Immunology e pubblicati sul New England Journal of Medicine.
I dati dimostrano che tezepelumab, unico farmaco biologico anti-Tslp approvato in grado di agire a livello della barriera epiteliale, è in grado di ridurre in maniera significativa la severità dei polipi nasali, il bisogno di ricorrere a un intervento chirurgico e di assumere corticosteroidi sistemici per la poliposi nasale, rispetto al placebo. "Recentemente - chiarisce il professore - si è studiato che quando la barriera epiteliale, la parte più esterna della mucosa respiratoria, subisce un danno - provocato da un allergene, da un inquinante o da un virus - si innesca un meccanismo mediato da citochine, che prendono il nome di allarmine. Tra queste, il Tslp gioca un ruolo" nella "cascata della risposta immunologica di tipo infiammatorio che, nei pazienti con asma", per esempio, "può portare anche al rimodellamento delle vie aeree".
Un dato clinico importante, sul quale Canonica pone l’accento, riguarda la compresenza di poliposi nasale nel 42% dei soggetti con asma grave, come testimoniato dal registro italiano dell’asma grave. "Questo fa capire che il paziente va studiato bene e il consulto multidisciplinare - conclude - è la modalità corretta per trattare nel modo migliore i nostri pazienti: non si può ignorare la comorbidità".
Milano, 11 mar. (Adnkronos) - Stefania Nobile (figlia di Wanna Marchi), l’ex compagno e imprenditore milanese Davide Lacerenza e un collaboratore Davide Ariganello, arrestati lo scorso 4 marzo per i reati di autoriciclaggio, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e detenzione e spaccio di sostanze si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti alla giudice per l’indagine preliminare Alessandra Di Fazio.
L’accusa è che l’imprenditore, gestore della Gintoneria e del privée La Malmaison, con il concorso della ex compagna e del collaboratore, oltre alla somministrazione di alimenti e bevande di pregio, "offrisse alla propria clientela droga e la possibilità - a dire degli inquirenti - di usufruire di prestazioni sessuali rese da escort, acquisendo da tali attività profitti illeciti, riciclati nel locale" di via Napo Torriani a Milano. Le indagini, coordinate dalla procura di Milano, sono partite dall’approfondimento di segnalazioni per operazioni sospette per l’approfondimento di ipotesi di riciclaggio.
Verona, 11 mar. - (Adnkronos) - “Il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo, in questi anni ha fatto bene e ha fatto crescere il polo fieristico. Da parte nostra, anche se come Regione abbiamo solo il 5% delle quote della Fiera, lo sosteniamo e siamo per una sua riconferma alla presidenza”.
Lo ha detto oggi il presidente della Regione Veneto Luca Zaia, partecipando all’inaugurazione della quarta edizione di Letexpo (Logistics Eco Transport Trade Show) alla Fiera di Verona.
“Non solo sarò presente all’inaugurazione di Vinitaly ma anche al congresso della Lega a Firenze che raggiungerò già nel tardo pomeriggio”, lo ha confermato oggi il presidente della Regione Veneto. Il congresso federale della Lega è in programma il 5 e 6 aprile alla Fortezza da Basso a Firenze e ieri il segretario regionale veneto della Lega-Liga Veneta Alberto Stefani, che è anche vicesegretario federale di Salvini, ha presentato per il Veneto una mozione intitolata ‘Futuro è identità’ che è il primo documento ufficiale del prossimo congresso.
Milano, 11 mar. (Adnkronos) - "Io e mio marito abbiamo saputo la notizia oggi guardando il Tg1. Non abbiamo e non vogliamo dire niente". Così Rita Preda, insieme al marito Giuseppe, commentano le novità a 18 anni dal delitto della figlia Chiara, uccisa a Garlasco, per cui è stato condannato in via definitiva l'allora fidanzato Alberto Stasi. Oggi l'attenzione della Procura di Pavia torna a concentrarsi su Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, nuovamente indagato dopo l'archiviazione decisa otto anni fa.
Roma, 11 mar. (Adnkronos) - "A nome del gruppo di Fratelli d’Italia alla Camera esprimo solidarietà a Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, per le ignobili e vergognose offese che le sono state rivolte da Soloviev. Insulti gratuiti e intrisi di propaganda ideologica, diffusi attraverso la tv di Stato, che condanniamo fermamente”. Così Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera.
Roma, 11 mar. (Adnkronos) - Fratelli d'Italia resta stabile rispetto all'ultima rilevazione dello scorso 25 febbraio e si attesta al 30,5%, seguito dal Pd al 23 %, che cala dello 0,5%. È quanto emerge dall'ultimo sondaggio dell'Istituto Noto sondaggi per 'Porta a Porta' sulle intenzioni di voto degli italiani. Il Movimento 5 Stelle, invece, perde l'1% e va all'11,5%. Forza Italia all'8,5% guadagna mezzo punto (+0,5%) come la Lega che va al 9% (+0,5%).
Alleanza Verdi e Sinistra sale al 6 (+0,5%), come Azione al 3% (+0,5%). Italia viva resta al 2,5% mentre Più Europa al 2% guadagna lo 0,5%. Stabili Noi moderati al 2%.
In generale il centrodestra sale di un punto (+1%) e va al 50% mentre il centrosinistra ne guadagna mezzo e va al 31 % (+0,5%). Il 'campo largo' resterebbe al 48%. Gli astenuti-indecisi, infine, si attesterebbero al 45% (erano al 46,2% nella scorsa rilevazione).