Per la terza volta la Procura di Catania chiede il “non luogo a procedere” nei confronti di Matteo Salvini sul caso Gregoretti. L’ex ministro dell’Interno rischia il processo per abuso d’ufficio e sequestro di persona per la vicenda della nave della Guardia costiera che nell’estate 2019 venne lasciata per giorni a largo delle coste siciliane, per poi ottenere il via libera allo sbarco di 131 migranti salvati nel Mediterraneo. Salvini è presente con l’avvocato Giulia Bongiorno nell’aula bunker del carcere di Bicocca. Confermata, al momento, la data definitiva di conclusione dell’udienza preliminare per la richiesta di rinvio a giudizio: il prossimo 14 maggio il Gup Nunzio Sarpietro leggerà la sua decisione. Due le strade percorribili: un decreto di rinvio a giudizio, con la fissazione della prima udienza dell’eventuale processo, o una sentenza di non luogo a procedere.
La Procura, guidata da Carmelo Zuccaro e rappresentata dal sostituto procuratore Andrea Bonomo, aveva già chiesto l’archiviazione nel settembre 2019, ma poi intervenne il tribunale dei ministri a stabilire che si dovesse arrivare in aula. La seconda richiesta era arrivata nell’autunno scorso, quando però il giudice Sarpietro aveva invece chiesto di ascoltare l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte e gli ex ministri Toninelli e Trenta, oltre a Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese.
Oggi il pm Bonomo, a conclusione del suo intervento in aula davanti al Gup, ha ribadito quindi la richiesta di non luogo a procedere nei confronti dell’ex ministro. Secondo la Procura, nella vicenda al centro dell’udienza preliminare in corso nell’aula bunker di Catania Salvini “non ha violato alcuna delle convenzioni internazionali”. Inoltre, le sue scelte sono state “condivise dal governo” e la sua posizione “non integra gli estremi del reato di sequestro di persona” perché “il fatto non sussiste“.
La Procura di Catania nella richiesta di archiviazione aveva scritto che “l’attesa di tre giorni non può considerarsi una illegittima privazione della libertà”, visto che le “limitazioni sono proseguite nell’hot spot di Pozzallo” e che “manca un obbligo per lo Stato di uno sbarco immediato“. Inoltre, aveva osservato il pm, “le direttive politiche erano cambiate” e dal 28 novembre il Viminale aveva espresso la volontà di assegnare il Pos e di “farlo in tempi brevi“, giustificando “i tempi amministrativi” per attuare lo sbarco dei migranti “con la volontà del ministro Salvini di ottenere una ridistribuzione in sede europea”. Inoltre sulla nave “sono stati garantiti assistenza medica, viveri e beni di prima necessità” e “lo sbarco immediato di malati e minorenni“.
L’ex ministro dell’Interno nel luglio del 2019 ha “trattenuto illegittimamente a bordo” 131 persone, “tra cui una donna di 29 anni incinta all’ottavo mese, con due bambini di 6 e 10 anni, e non è stata fatta sbarcare a Lampedusa”, ha detto nel corso del suo intervento l’avvocata Daniela Ciancimino, legale di parte civile per Legambiente. L’avvocata parla poi delle “sofferenze dei migranti ammassati sulla nave Gregoretti”. “Erano sedici i minori a bordo – ha aggiunto – tra cui bimbi piccolissimi”.