Accolto il ricorso di Oliva Salviati, discendente del cardinale Antonio Maria Salviati, che aveva donato alla città il nosocomio 1593 a ad uso esclusivo per la cura dei malati.
Il Consiglio di Stato ha annullato la chiusura dell’ospedale San Giacomo di Roma, decisa dalla Regione Lazio nel 2008, accogliendo il ricorso di Oliva Salviati, discendente del cardinale Antonio Maria Salviati, che lo aveva donato nel 1593 alla città di Roma ad uso esclusivo per la cura dei malati.
Il vincolo di destinazione d’uso, dello storico nosocomio nel pieno centro della Capitale, è solo uno dei motivi del ricorso. Secondo la discendente del cardinale “non doveva disporsi la chiusura di servizi essenziali di altissima qualità, essendo l’ospedale San Giacomo inserito nel Piano emergenza massimo afflusso feriti, stante la sua posizione – si legge nel ricorso – ed è stata omessa la valutazione dei diritti ed interessi pubblici coinvolti”. Inoltre non è stata “considerata la contraddittorietà con il Piano di rientro” che “prevedeva solo la riduzione dei posti letto dell’ospedale”.
Tant’è che il Piano di rientro per il ripianamento del disavanzo finanziario della sanità regionale prevedeva, per l’ospedale San Giacomo, un “taglio di 30 posti letto nel 2007 rispetto ai 200 del precedente anno e, dunque, un residuo di 170 posti letto e la prosecuzione dell’attività di ricovero”, precisano i giudici di Palazzo Spada.
Nella sentenza si sottolinea inoltre che “la regola costituzionale del buon andamento della pubblica amministrazione non si può ritenere che possa legittimare lo smantellamento di un servizio pubblico ospedaliero in conseguenza della mera rilevata ‘inefficienza’ di gestione e senza alcuna preventiva analisi ed adeguata motivazione in ordine alle cause e responsabilità dell’inefficienza” e che “le regole della logica e della proporzionalità che presiedono al corretto esercizio della discrezionalità amministrativa impongono all’Amministrazione di valutare la possibilità del recupero dell’efficienza di una struttura sanitaria pubblica, prima di ogni altra ipotesi, nell’interesse della collettività”.
Valutazioni che sicuramente la Regione Lazio – che non ha voluto rispondere ai questi posti da ilfattoquotidiano.it in merito alla vicenda – avrà fatto in questi anni, ma che hanno portato alla decisione di vendere il prestigioso immobile, approvando il conferimento al fondo immobiliare “i3- Regione Lazio”, penultimo passaggio per la vendita definitiva al privato dell’ex ospedale.
Ora però la sentenza del Consiglio di Stato ha definitivamente scongiurato questa ipotesi. “Una sentenza storica – commenta Oliva Salviati – che ha dichiarato illegittima la chiusura dell’ospedale. Ora la Regione dovrà riaprire il San Giacomo, essenziale per la tutela della salute dei romani”. Riapertura caldeggiata in questi anni anche dall’amministrazione capitolina, l’associazione Italia Nostra e Roma è Comunità.
L’importanza di avere un ospedale in quel quadrante della città viene sottolineata dagli stessi giudici di Palazzo Spada. “È sintomatico, infine, della incoerenza e dello sviamento dall’interesse pubblico – precisa la sentenza – il fatto che unitamente alla cessazione di attività dell’ospedale San Giacomo sia stato istituito ed attivato un punto di prima assistenza con annessa attività poliambulatoriale in locali prossimi all’attuale sede dell’ospedale, al fine di soddisfare le esigenze assistenziali della popolazione ricadente nel bacino di utenza interessato. Ciò dimostra che l’asserita riorganizzazione della rete ospedaliera non poteva ignorare le esigenze assistenziali del territorio e che la chiusura dell’attività del San Giacomo, comunque, generava un vuoto di assistenza”.