I ritardi o i tagli delle consegne, il cambio di fascia di età per il vaccino Astrazeneca, alcune regioni ancora un po’ lente e il caso dei furbetti. In questi giorni in cui si discute di come ottimizzare al massimo la gestione delle dosi disponibili per dare lo sprint che possa portare a raggiungere finalmente le 500mila dose al giorno. Si è parlato a più riprese dell’opportunità di ritardare la seconda dose dei vaccini a Rna messaggero che potrebbe essere quasi raddoppiato. Ne ha parlato il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli, spiegando che il tema del distanziamento fra le dosi è stato affrontato anche nell’ultima seduta del Comitato tecnico-scientifico. E il direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, che ieri ha parlato di “flessibilità” possibile nei richiami. La Commissione tecnico scientifica dell’Aifa nel parere acquisito dal ministero richiama quanto indicato nei riassunti delle caratteristiche di prodotto (Rcp) dei vaccini vaccini a mRna e ricorda il ‘margine di manovra’, ribadendo anche che “per ottenere una protezione ottimale è necessario completare il ciclo di vaccinazione con la seconda dose”.
L’intervallo “ottimale tra le dosi è, rispettivamente, di 21 giorni per il vaccino Comirnaty di Pfizer-BionTech e di 28 giorni per il Vaccino Covid-19 Moderna. Qualora tuttavia si rendesse necessario dilazionare di alcuni giorni la seconda dose, non è possibile superare in ogni caso l’intervallo di 42 giorni per entrambi i vaccini a mRNA. Si ribadisce che per ottenere una protezione ottimale è necessario completare il ciclo di vaccinazione con la seconda dose”. Il parere della Cts è allegato alla circolare ‘Vaccinazione anti Sars-CoV2/COVID-19. Estensione dell’intervallo tra le due dosi dei vaccini a mRNA’ firmata dal direttore generale della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, e trasmessa ad enti, associazioni e Regioni. A chiedere questa possibilità è stato il commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo, che ieri ha firmato l’ordinanza che prevede la priorità per gli over 80.
“Allungare i tempi della seconda dose di Pfizer e Moderna è possibile e aiuterebbe la campagna vaccinale” dice a La Stampa Guido Rasi, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Roma Tor Vergata e fino a novembre scorso direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco (Ema). Il protocollo per questi vaccini “suggerisce la seconda dose entro 28 giorni, ma nel foglietto illustrativo l’Ema fa notare che gli studi su Pfizer e Moderna comprendono pazienti con seconda dose anche 42 giorni dopo. Il rischio di rimanere scoperti dall’immunità è minimo, perché gli anticorpi si creano soprattutto dalla terza settimana. A quel punto chi contrae la malattia è molto protetto”. Questo non vuol dire che basti una sola dose, precisa l’esperto. “Per gli anziani, che hanno un sistema immunitario debole, serve la seconda. Per i giovani meno, ma è comunque per tutti un prolungamento e rafforzamento della risposta immunitaria”. Quello che va fatto ora, secondo Rasi, è “usare AstraZeneca, Pfizer e Moderna per vaccinare più over 60 nel minor tempo possibile. Ritardare la seconda dose può aiutare soprattutto nel caso di problemi di rifornimento. Senza dimenticare l’arrivo di Johnson&Johnson monodose”. Dopo potrà passare “ai più giovani con gli stessi vaccini”. “L’Ema non ha escluso” che si possa usare anche AstraZeneca. “Ora va usato sopra i 60 anni, ma tornerà utile. L’effetto collaterale è rarissimo e non è da escludere che con la vaccinazione di massa sorgano reazioni simili alla proteina Spike di altri vaccini“. Chi ha fatto la prima dose con questo prodotto scudo “non ha motivo di cambiare, anche perché è improbabile che con la seconda dose si riveli un problema genetico”.