Non credo proprio che il sottoscritto possa essere in alcun modo annoverato tra gli ammiratori incondizionati di Supermario, il bravo tecnico finanziario cui i partiti italiani in evidente crisi di prospettiva hanno affidato le sorti del Paese. Risulta infatti sempre più evidente come le scelte di Draghi siano pesantemente ipotecate, come e più di coloro che lo hanno preceduto, dalle priorità sistemiche delle classi dominanti e dei poteri forti sia interni che internazionali.
Devo tuttavia riconoscere che anche lui ha avuto modo di dire, sia pure a mezza bocca, una mezza verità, affermando quanto è sotto gli occhi di tutti da lungo tempo e cioè che Erdogan è un dittatore. Come definire altrimenti, infatti, un leader politico come il presidente turco che ha schiaffato in galera decine di migliaia di oppositori appartenenti in buona parte al ceto medio riflessivo (avvocati, giudici, dottori, ingegneri, accademici, artisti, giornalisti, intellettuali in genere) come pure dirigenti sindacali?
Che sta tentando in ogni modo di mettere definitivamente fuori legge un partito, come l’Hdp, che conta milioni di iscritti e sostenitori e costituisce la terza forza del Paese e di gran lunga la prima nelle zone curde, del quale ha già messo in galera quasi tutti i parlamentari e i dirigenti, a cominciare dal segretario Selahattin De Mirtas? Che ha compiuto ripetute aggressioni militari contro la Siria, in particolare contro le zone occupate dalle milizie, curde, arabe e di altra provenienza etnica, delle Forze democratiche siriane? Che ha convertito la Turchia in un santuario dei terroristi fondamentalisti dell’Isis che hanno compiuto stragi immani in Siria, in Iraq, nella stessa Turchia e anche in Europa, come denunciato da coraggiosi giornalisti rinchiusi per tale motivo a vita nelle galere di Erdogan? E l’elenco potrebbe continuare.
Erdogan, quindi, è certamente un dittatore. Ma non solo, è anche un nemico irriducibile di tutti coloro che vorrebbero instaurare una convivenza pacifica in Medio Oriente. E quindi anche delle forze progressiste e democratiche europee. Eppure, l’Europa è in profonda soggezione di fronte a lui, come dimostrato dalla patetica sceneggiata della sedia negata alla signora Von Der Leyen, episodio certamente minore di fronte alla lista di gravi violazioni e veri e propri crimini cui abbiamo fatto riferimento ora. L’unica offesa per la quale l’Europa si sia sentita in dovere di protestare, il che dà tutta la misura dello stato di ridicola impotenza in cui l’Europa stessa si trova.
Alla radice di tale stato di soggezione dell’Europa nei confronti di Erdogan troviamo vari fattori. Innanzitutto il fatto che l’uomo forte di Ankara conduce a sua volta una politica estera spregiudicata e dimostra di essere abile ed astuto come trenta volpi anatoliche messe insieme. Acquista missili dalla Russia, fa l’occhiolino a Putin cui fa balenare l’opportunità di trovare un modus vivendi in Siria e in Libia, ma al tempo stesso ribadisce la sua natura immodificabile geneticamente di pedina insostituibile della Nato, per la gioia di Stoltenberg, Biden, Blinken e compagnia.
E mai e poi mai gli europei potrebbero sognarsi di entrare in conflitto coi loro signori e padroni di oltreoceano aprendo uno scontro con uno dei loro principali punti di riferimento in Medio Oriente, che controlla un’area strategicamente vitale ai confini colla Russia e l’Iran, non lontano dalla zona di influenza cinese che si sta rapidamente estendendo per effetto delle felici iniziative di Xi Jinping colla via della Seta.
Un altro motivo è poi quello del contenimento dei profughi, attività cui Erdogan si dedica al pari dei suoi protetti libici, recentemente omaggiati proprio da Draghi, e per la quale riceve cospicui finanziamenti a mezzo perduto. E’ noto peraltro come l’azione militare della Turchia, col suo impatto destabilizzante nei confronti della Siria e di altri Stati, sia alla base dell’aumento del flusso dei profughi, un bell’esempio di economia circolare, che si completa con le vantaggiose vendite di armamenti europei ed italiani allo stesso Erdogan, ma anche ai suoi potenziali rivali, da al Sisi all’Arabia Saudita.
In conclusione, Erdogan è sì un dittatore che viola diritti umani e pace, ma anche un pilastro fondamentale dell’ordine occidentale nella regione. Quindi Supermario per me ha ragione quando lo definisce tale e quando aggiunge che però si tratta di un dittatore utile. Utile tuttavia, e questo Draghi non lo dice, solo alle classi dominanti europee che egli rappresenta, non certo ai popoli – siano essi europei o medio-orientali – di cui anzi come accennato è un tremendo nemico.
Quindi Draghi in conclusione dice la verità, ma si tratta, a ben vedere, di una mezza verità. E di una mezza verità molto miope, perché non è affatto detto che Erdogan duri in eterno, dato che il suo regime scricchiola e che regimi di questo tipo, quando crollano, fanno un botto piuttosto grosso.