Sono più di 85mila le persone scomparse in Messico dal 2006 fino alla data del 7 di aprile, secondo un report presentato giovedì scorso dalla autorità del paese latinoamericano. Il sottosegretario per i Diritti Umani, Popolazione e Migrazione Alejandro Encinas ha dichiarato in conferenza stampa che durante l’attuale governo del presidente Andrés Manuel Lopez Obrador (Amlo) gli Stati che sommano più ritrovamenti di cadaveri di persone desaparecidas sono Jalisco, Michoacán, la Città del Messico, Tamaulipas, Nuevo León, Guanajuato, Sonora, Sinaloa, Zacatecas e lo Stato di Messico.

In queste dieci entità amministrative si sono concentrate le sparizioni forzate dal 1° dicembre 2018 (data dell’inizio del mandato di Amlo) a oggi: si parla di 19.527 persone, il 76.21% del totale nel periodo citato e il 22% del totale generale di desaparecidos indicato nel report. Le cifre ufficiali però sono confutate dalle organizzazioni della società civile che avvertono che la realtà è, se possibile, ancora più drammatica. Lo Stato di Jalisco guida la classifica dell’orrore e dell’impunità con 3906 casi sotto l’amministrazione Amlo, il 20% del totale. Seguono Michoacán e Città del Messico con una percentuale che sfiora il 10%.

Le cause segnalate ne report pongono di manifesto il costante aumento degli scontri relativi al controllo del mercato del narcotraffico e il costante ritrovamento di fosse clandestine di bassa profondità dove vengono sepolti i corpi delle persone uccise negli scontri tra gruppi criminali o vittime di sequestro con fine estorsivo o ritorsivo. Il 62,8% dei cadaveri non sono stati identificati e solo il 22,59% vengono consegnati alle famiglie. Le donne rappresentano un quarto del totale (il 24,8%) ma la situazione cambia tragicamente se si analizzano solo i dati relativi ai minorenni: in questo caso le bambine tra i 10 e i 17 anni rappresentano più del 50% delle persone desaparecidas. In questo particolare gruppo di riferimento (bambine) spiccano in negativo 7 stati, capitanati da Messico, Tamaulipas e Jalisco dove sono scomparse 6 bambine su 10 di quelle riportate nel documento.

Proprio ad inizio 2021 un caso emblematico ha riportato all’attenzione della stampa internazionale la drammatica emergenza in Messico relativa alle sparizioni forzate. Il 23 di gennaio la notizia di 19 corpi carbonizzati ritrovati in una zona rurale, a Camargo, nello Stato di Tamaulipas, confine tra Messico e Stati Uniti D’America, faceva il giro del mondo. Ben 13 di quei 19 copri appartenevano a un gruppo di guatemaltechi partiti insieme da Comitancillo, un piccolo paese situato nella parte nord-occidentale del Guatemala per raggiungere gli Usa e realizzare l’American Dream. Però per loro il sogno è finito in tragedia, crivellati di colpi, bruciati e ammassati nel cassone di un pick-up. Per questo delitto efferato sono stati arrestati ben 12 agenti della polizia dello Stato di Tamaulipas, confermando come dentro le forze dell’ordine pubblico sia più viva che mai la connivenza con il crimine organizzato e l’abitudine all’abuso verso i migranti e le persone in situazione di vulnerabilità.

Una realtà, quest’ultima, che si è palesata anche alla fine di marzo, a Tulum (Quintana Roo), dove la rifugiata salvadoregna Victoria Esperanza Salazar, 36 anni, è stata brutalmente sottomessa dalla polizia. L’azione degli agenti, inspiegabilmente violenta e impietosa, le ha provocato una frattura nella parte superiore della colonna vertebrale (l’autopsia parla della prima e della seconda vertebra) che ha causato la sua morte. L’omicidio di Victoria, con una modalità che ha subito ricordato quanto successo a George Floyd in Usa (il video mostra la donna a terra, i suoi piedi nudi che si agitano prima che il suo corpo venga posto in pattuglia), ha creato un caso internazionale sul quale si è pronunciato anche il Presidente del Salvador Nayib Bukele chiedendo giustizia e trasparenza. Amlo ha condannato fin da subito l’operato della polizia di Quintana Roo parlando di “un brutale omicidio” e sottolineando che i responsabili saranno puniti.

Posiamo vedere che le sfide che sta affrontando l’amministrazione di Amlo non sono poche e a queste si è aggiunta la nuova crisi migratoria scatenatasi al confine con gli Usa nel mese scorso. Centinaia di minori stanno viaggiando soli (la maggior parte dal centro America) per raggiungere la frontiera Nord del Messico: molti di loro in cerca di un ricongiungimento familiare.

L’amministrazione Biden viene indicata come la colpevole di questa nuova emergenza per l’annunciato cambio di politica migratoria (più aperturista) marcato dal nuovo presidente Usa rispetto al suo predecessore Donald Trump. Il supposto “effetto chiamata” delle parole di Biden ha aperto un nuovo scenario, grave e inedito perché espone centinaia di bambini alle mafie che fioriscono su quelle rotte migratorie.

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