Con la loro barchetta di ormeggiatori furono capaci di essere più efficaci nel soccorso delle motovedette della Capitaneria di porto: furono loro a salvare l’unico superstite del disastro navale del Moby Prince, nel quale morirono 140 tra passeggeri e membri dell’equipaggio del traghetto, sciagura di cui oggi ricorrono i trent’anni. Ma ora, a distanza di tutto questo tempo, i salvatori e il salvato si ritrovano su posizioni opposte sulla ricostruzione dei minuti successivi al suo recupero dal mare. Bertrand, in un’intervista al Tg1, ha ripetuto per l’ennesima volta quello che già aveva detto alla commissione d’inchiesta del Senato: “Dicevo restiamo qua, recuperiamo qualcun altro. Pure prima di andare nell’ambulanza al porto ero innervosito, e dicevo: aiutiamo gli altri, perché ci sono altre persone”. Ai senatori negò di aver mai detto che a bordo “erano tutti morti”. Una ricostruzione che oggi, proprio nel giorno dell’anniversario, uno degli ormeggiatori che lo salvarono, Valter Mattei, ha risposto così a una domanda del Tg regionale della Toscana della Rai: “Alessio Bertrand è bugiardo perché io mi ricordo: noi lo prendemmo, lo mettemmo sulla barca. Io gli detti anche la mia giacca perché era bagnato e si lamentava, piagnucolava dicendo: ho camminato sui morti, son tutti morti, ho camminato sui morti, son tutti morti”. Una versione che Mattei ha ripetuto in commissione al Senato. Allo stesso modo aveva fatto il suo collega di lavoro che quella notte era in barca con lui, Mauro Valli.

La questione, mai chiarita da Mattei e Valli, è che Bertrand non è solo quando dice che nei primi secondi disse che c’erano altre persone sul traghetto ancora da salvare. Questo suo ricordo è sostenuto da una registrazione audio del canale radio d’emergenza che solo per un caso fortuito quella notte veniva salvato in via sperimentale dalle Poste. In quell’audio c’era la voce di Valli che, con tono giustamente allarmato nel richiedere rinforzi, per tre volte ripeté che il naufrago stava dicendo che c’erano altre persone da salvare. Questa circostanza gli fu fatta notare anche dai senatori in commissione e Valli rispose che “forse era stata sbobinata male”.

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