Non ci sono solo Pd e 5 stelle a chiedere le dimissioni del presidente della Regione Sicilia dopo il caso dei contagi Covid falsati. Ora le crepe si aprono dentro la sua stessa maggioranza
“Il mio governo non vuole nascondere né i morti, né i guariti. Noi sappiamo essere falchi e colombe, ma in questo caso non vogliamo essere né l’uno e né l’altro: i siciliani devono sapere che al governo c’è gente per bene”. Risuonano con gravità le parole del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, alla conferenza stampa convocata d’urgenza oggi a Catania, al Pala Regione. Un’urgenza dovuta al clima politico sempre più rovente in Sicilia. Soprattutto dopo il dato comunicato dalla Regione siciliana ieri all’Iss: 258 morti che non erano ancora stati conteggiati. Dato che, manco a dirlo, ha scatenato la bufera sul governo regionale attaccato dalle opposizioni ma colpito anche da fuoco amico. Oltre al Pd e al M5s che chiedono le dimissioni del governatore, sono arrivati, infatti, messaggi di allarme dalla sua stessa maggioranza. Il presidente dell’Ars, il forzista Gianfranco Micciché, ha infatti chiesto “l’immediata convocazione dei responsabili dell’assessorato alla Salute”. Ma non solo: “Voglio conoscere i numeri e sapere chi decide – ribadisce -. Vorrò essere io stesso presente per valutare le scelte che sono state adottate”. Un annuncio quello di Micciché che suona come un vero e proprio ammutinamento da parte del presidente dell’Ars e quindi di parte della maggioranza di governo. Parole che non sfuggono al capogruppo all’Ars, del Pd, Giuseppe Lupo: “Le parole del presidente dell’Ars Gianfranco Micciché con le quali chiede la convocazione dei vertici dell’assessorato alla Salute per far chiarezza sui dati dell’emergenza Covid e sulle decisioni assunte dovrebbero aprire una seria riflessione, innanzitutto, all’interno delle forze politiche di maggioranza”.
Il dato dei 258 morti non ancora conteggiate, arriva dopo l’inchiesta della procura di Trapani, che lo scorso 30 marzo ha portato a tre arresti, tra questi la dirigente dell’assessorato, Maria Letizia Di Liberti. Un’inchiesta che aveva svelato proprio una gestione dei numeri della pandemia da parte dell’assessorato regionale perlomeno elastica. Numeri da “spalmare” per recuperare il ritardo, questo era uno dei punti focali emersi dalle intercettazioni dei Ros. E a poche settimane di distanza la situazione pandemica della Sicilia sembra aggravare gli interrogativi sulla gestione dell’assessorato retto da Ruggero Razza fino alle sue dimissioni, in seguito all’inchiesta trapanese che lo vede indagato.
Nelle carte della procura di Trapani, infatti, prende ancora più rilievo adesso, una telefonata da Razza e Musumeci del 20 marzo, in cui l’assessore comunicava al governatore la necessità di dover dichiarare la zona rossa per Palermo. Una scelta di fronte alla quale avrebbero tuttavia deciso di esitare, fino alla telefonata successiva quando su richiesta di Musumeci, Razza comunicava che la situazione era diversa da come riportata il giorno precedente e che i numeri non erano più da zona rossa. Proprio ieri però Musumeci è stato “costretto” a dichiarare la zona rossa per tutta la provincia di Palermo fino al 22 aprile, di fatto prorogando anche quella per il capoluogo che aveva già dichiarato mercoledì scorso, ma in vigore solo fino al 14. Questo dopo un evidente braccio di ferro consumatosi subito dopo l’inchiesta tra i numeri forniti dall’osservatorio epidemiologico della Regione – la cui gestione è passata di mano dopo l’inchiesta che ha portato all’arrestato della dirigente – e i numeri forniti dall’ufficio statistico del Comune di Palermo. Un disallineamento che vedeva il contagio nel capoluogo siciliano al di sotto della soglia di allarme di 250 su 100 mila abitanti, stando ai dati regionali, al di sopra di quella soglia, secondo quelli comunali. L’evoluzione pandemica sembra tuttavia aver dato ragione ai numeri del Comune. Sono al momento 107 i comuni in Sicilia in zona rossa, tra questi a pesare soprattutto gli 88 della provincia palermitana. E le previsioni fatte adesso da Musumeci non sembrano rosee neanche per il resto dell’Isola: “Quello che abbiamo registrato in provincia di Palermo vale anche per il resto dell’isola: abbiamo un Rt di 1,22, il massimo è 1,25. È facile pensare che se la soluzione del palermitano dovesse estendersi ad altre due o tre zone della Sicilia, saremo costretti a chiudere”. Una situazione di estrema incertezza, in sostanza, censurata adesso dalle opposizioni che chiedono la testa del governatore. Il Pd ha perfino avviato una raccolta firme su change.org: “Siamo preoccupati. I siciliani sono preoccupati – ha detto il segretario regionale dei dem, Anthony Barbagallo – per la gestione dell’emergenza sanitaria nell’Isola. Non si capisce più nulla, è il caos più totale.
Quel dato di 158 morti non ancora conteggiati è invece per il M5s siciliano “la goccia che traboccare il vaso”: “Fino a quando Musumeci pensa di poter abusare della pazienza dei siciliani?”. Ma Musumeci non ci sta: “Chi parla di un governo che abbia voluto nascondere 258 decessi è un vergognoso sciacallo che dovrebbe chiedere scusa ai siciliani, oltre ad essere un crasso ignorante per non aver avvertito il bisogno e la sensibilità di documentarsi prima di vomitare fiele e veleno in una terra che invece ha bisogno di serenità, rassicurazioni, collaborazione fra maggioranza e opposizione”, ha concluso il presidente siciliano, a conferma di uno scontro politico che ha raggiunto toni roventi.