Diritti

“Aggrediti perché gay, il video ci ha reso più forti. Omofobia e razzismo uguali, serve aggravante. Chi sta bloccando ddl Zan finge di non capire”

Ostaggio della Lega di Matteo Salvini e del centrodestra, per l’ostruzionismo in commissione giustizia al Senato del presidente leghista Andrea Ostellari, il disegno di legge Zan per il contrasto alla violenza e alla discriminazione per motivi legati alla omotransfobia, alla misoginia e alla disabilità, rischia di essere affossato, seppur già approvato alla Camera dei deputati ai tempi della maggioranza giallorossa del governo Conte bis. Tra l’arrivo del governo Draghi e il cambio di maggioranza, di fronte alla crociata delle forze di destra (come già avvenuto ai tempi dell’approvazione a Montecitorio, con tanto di dibattito surreale in Aula) e seppur tra il sostegno di alcuni esponenti di Forza Italia, la discussione del provvedimento, atteso da anni, è più volte slittata. Fino all’ultimo rinvio della calendarizzazione, la scorsa settimana. Ma se la vecchia maggioranza centrosinistra-M5s resta compatta a favore del testo, è soprattutto all’esterno del Parlamento, tra gli artisti e l’opinione pubblica, che si spinge per la sua discussione e approvazione. Così come chiede anche chi è stato vittima di aggressioni e discriminazioni di carattere omolesbobitransfobico. “Non c’è più tempo da perdere, le destre devono smettere di fingere di non sapere cosa siano i crimini d’odio. Stanno dalle parte sbagliata della storia”, spiega a Ilfattoquotidiano.it Jean Pierre Moreno, l’attivista picchiato con calci, pugni e lancio di sassi nella stazione di Valle Aurelia a Roma, poche settimane fa, soltanto perché stava baciando il suo compagno. Il video dell’aggressione fece il giro dei siti e dei social. “Sono felice che quell’uomo sia stato rintracciato, ma sono dispiaciuto perché sarà punito per un’aggressione qualunque. E invece io sono stato aggredito perché omosessuale“, spiega. E non è certo l’unico, nonostante Lega e Fratelli d’Italia, secondo cui “non esiste un’emergenza” legata alle aggressioni omolesbobitransfobiche.

“Questo è un dramma quotidiano. Noi vogliamo essere tutelati, vogliamo avere gli stessi diritti di tutti”, sottolinea Valerio Mezzolani, segretario nazionale di Gaynet. “Non esiste una statistica ufficiale al momento. Ma secondo le segnalazioni delle associazioni e in base ai dati dell’osservatorio tenuto da pochi anni dalle forze di polizia, per rispondere a una richiesta dell’Osce, si può registrare come ci sia almeno un reato ogni quattro giorni contro persone della comunità Lgbti. Numeri a dir poco preoccupanti”, ha ribadito Antonio Rotelli, già fondatore di Rete Lenford e avvocato per i diritti Lgbti.

Una legge potrebbe portare, secondo le stesse associazioni e le vittime di aggressioni, anche ad aumentare il numero delle denunce, ancora basso: “Spesso molti non si espongono perché non hanno mai fatto coming out. O perché non c’è molta fiducia nelle istituzioni, ma io ritengo che sia necessario”, aggiunge Moreno. Per questo resta urgente andare avanti a Palazzo Madama: “Voglio che chi ha meno forza e voce di me non sia costretto a soffrire e subire. Si approvi la legge anche per chi non ha ottenuto giustizia”, rivendica il segretario di Gaynet, Mezzolani, anche lui più volte vittima di aggressioni. E convinto che “chi si oppone lo faccia perché vuole continuare a comportarsi da omofobo e a restare impunito”. Ma da che parte vuole stare l’Italia? “Con Erdogan e con chi toglie una sedia alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen perché donna o dalla parte dei Paesi civili? E allora si calendarizzi al più presto la discussione della legge Zan”, è l’appello rilanciato. Tutto mentre sono già oltre 340mila le firme raccolte online con la petizione di ‘Da’ Voce al Rispetto’, a sostegno del provvedimento ancora bloccato al Senato.