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Alibaba, Pechino chiude indagine Antitrust con multa da 2,8 miliardi di dollari per il gruppo di Jack Ma

La sanzione di 18,2 miliardi di yuan, annunciata sabato, è pari al triplo del precedente massimo di quasi 1 miliardo di dollari comminata nel 2015 al produttore di microchip americano Qualcomm ed è circa il 12% dell’utile netto del 2020 del gruppo di e-commerce

Multa record di 2,8 miliardi di dollari per Alibaba, il colosso dell’e-commerce fondato da Jack Ma. Ad infliggerla è stata Pechino che ha chiuso un’indagine antitrust sull’abuso di posizione dominante, nel mezzo degli sforzi di Pechino per riportare sotto controllo l’enorme potere accumulato dai grandi gruppi Internet. La sanzione di 18,2 miliardi di yuan, annunciata sabato, è pari al triplo del precedente massimo di quasi 1 miliardo di dollari comminata nel 2015 al produttore di microchip americano Qualcomm ed è circa il 12% dell’utile netto del 2020 di Alibaba: la mossa aiuta a rimuovere parte dell’incertezza che grava sulla compagnia dopo l’avvio dell’indagine di dicembre, ma lascia diversi punti ancora in sospeso.

Pechino punta a frenare i suoi giganti Internet e fintech ed è possibile che l’esame sull’impero di Jack Ma possa toccare altre aree, dalla costola fintech Ant Group (la cui quotazione in Borsa dei record da 35 miliardi di dollari fu stroncata a inizio novembre 2020) fino alle partecipazioni nei media.
Colpendo il gruppo di Hangzhou, il presidente cinese Xi Jinping ha voluto spingere la campagna anti monopolii preannunciata per il 2021, lanciando un chiaro messaggio all’industria Internet nazionale, escludendo trattamenti di favore per rafforzare la supervisione su Big Tech.

La State Administration for Market Regulation, l’antitrust cinese, ha ritenuto la Alibaba responsabile di regole distorsive come quella del divieto ai venditori di usare anche altre piattaforme per l’e-commerce, ostacolando la concorrenza nella vendita al dettaglio online, influenzando l’innovazione in l’economia di Internet e danneggiando gli interessi dei consumatori. Alibaba ha usato le regole della sua piattaforma e i metodi tecnici come dati e algoritmi “per mantenere e rafforzare il proprio potere di mercato e ottenere un vantaggio competitivo improprio“.

La società dovrà probabilmente modificare una serie di pratiche, come l’esclusività commerciale, che secondo i suoi detrattori l’ha aiutata a diventare il più grande player dell’e-commerce in Cina.
In un commento pubblicato online subito dopo l’annuncio della multa, il Quotidiano del Popolo, la “voce” del Partito comunista cinese, ha definito la regolamentazione “una sorta di amore e di cura. Il monopolio è il grande nemico dell’economia di mercato” e “non c’è contraddizione tra regolamentare secondo la legge e sostegno allo sviluppo. Piuttosto, si completano a vicenda e si rafforzano a vicenda”.

È improbabile che la multa incida in modo sostanziale sulle attività di Alibaba, dato che, come precisato dall’Antitrust, la multa rappresenta il 4% delle vendite interne del 2019, quando la società ha registrato profitti per oltre 12 miliardi di dollari solo negli ultimi tre mesi del 2020. In una nota, la compagnia, che si prepara per la prova delle Borse di Hong Kong e di New York e che terrà una teleconferenza dedicata al responso antitrust, ha “accettato la pena con sincerità garantendone la sua conformità con determinazione”, continuando a rafforzare “i suoi sistemi di conformità” e “la crescita attraverso l’innovazione”. Il pericolo di misure più draconiane, come il temuto spezzatino ipotizzato da alcuni analisti, è per ora scampato.