Roberto, scusami se mi permetto di chiamarti per nome, ma sento nel cuore un calore invincibile che mi unisce intimamente a te e a quello che sei: un liberatore. C’è una bellissima frase che dice: “Il contrario della vita non è la morte, è la paura”. Questa frase è profondamente vera: chi ha paura non vive. A corollario di questa frase ne riporto un’altra che dice: “Per essere felici ci vuole coraggio”. Roberto, sono un uomo sensibile, e sento che ho un estremo bisogno di essere felice e coraggioso, che senso ha svegliarsi al mattino senza provare l’esultanza quieta di essere al mondo e di fare parte di questo irripetibile mistero che si chiama vita?
Quello che amo in te è questo: tu agisci da uomo di scienza, non crei false speranze, non addolcisci la pillola, sei schietto, lucido, ma anche umano, e sai che la speranza è un motore formidabile che innesca progetti, cataclismi di futuro, tenacia operativa, e quando ti ascolto nel mio cuore si profilano sentieri di gioia:
questo maledetto virus finirà, basta di fare terrorismo con le varianti, alcuni vaccini sono molto efficaci anche contro la recente variante giapponese (in sostanza Godzilla non ci schiaccerà), dobbiamo essere fiduciosi, teniamo in fresco un’altra bottiglia di champagne.
Ecco, queste parole per me sono un breviario di autenticità, mi sento ancora uomo quando le ascolto, e il riferimento allo champagne lo trovo delizioso, si aprono scenari di “night club” all’interno di una fosca pandemia.
Tu hai il potere di farmi rivivere la mia “perduta frivolezza”, perché non si vive di solo Pfizer, al mondo ci sono anche le tartine di caviale e lo champagne Salon (il primo blanc de blanc della storia), lo conosci? Il mio sogno sarebbe di bere una bottiglia di Salon insieme a te, ti preferisco a tutte le Belen di questo mondo, e sappi che “tragicamente” non sono gay, sono ancora di quegli uomini primitivi e genitali che amano le donne e solo le donne, ma con te, Roberto, è tutta un’altra cosa, con te potrei ballare il tuca tuca, se solo tu me lo chiedessi.
Sai? Questa pandemia mi ha fatto perdere anche alcune amicizie, ho scoperto di avere amici che ragionano così:
E’una manovra economica a livello mondiale, il virus è solo fuffa, è quel genio diabolico di Bill Gates che ha le mani in pasta con tutto…
Roberto, ti rendi conto? Il dolore e la sofferenza che questo virus ha provocato nel mondo è fuffa, per questa gente, per questi “amici”, e il nemico dell’umanità non è il virus ma Bill Gates. C’è nulla di più deprimente della stupidità e della superficialità? Quando ascolto queste frasi divento cupo, non mi viene di pensare a bottiglie di champagne come quando ascolto te, amatissimo Roberto, ma alla cicuta. E il pensiero di vivere in una realtà dove gli uomini sono solo le cavie di un fantomatico Potere Spectre, mi porterebbe alla lametta sui polsi, invece quando vedo in tv il mio Roberto, con la sua rassicurante sapienza, piena di bollicine dorate, mi viene voglia di ballare il tuca tuca e di innalzare un monumento a Raffaella Carrà.
Non sono un ingenuo, so benissimo che viviamo in una realtà complessa e triturante per certi aspetti, so benissimo che l’ingiustizia regna sovrana in questo mondo, ma so anche che il mondo è intessuto di splendore e bellezza, so che siamo tutti appesi a un filo, ma questo filo può essere di seta e può farci oscillare su precipizi di gioia. E una cosa so più di tutte: tra il virus e lo champagne, io scelgo lo champagne, insieme a te. Ripetiamolo: il contrario della vita non è la morte, è la paura. E grazie a persone come te, caro Roberto, l’umanità non ha più paura.
Ora ti farò una domanda strana, tu non farci caso, è frutto di un entusiasmo, forse puerile: “Vuoi sposarmi?”.