“L’emergenza sanitaria in carcere ha significato la sospensione di tutte le attività professionali, sportive e con i detenuti. Sono venuti meno i contatti con i familiari e soprattutto la scuola. Solo il 4% delle ore previste sono state erogate”. Sono le parole dell’osservatore nazionale dell’Associazione Antigone, Claudio Paterniti Martello, che si occupa dei diritti dei detenuti. “Secondo un nostro monitoraggio, a gennaio 2021 in un istituto su due la scuola era ripresa in presenza; nella parte restante la didattica a distanza veniva fatta solo in un caso su quattro. Sono emersi l’inadeguatezza delle infrastrutture tecnologiche e i problemi di spazi. Una diminuzione della popolazione detenuta permetterebbe quindi anche un maggiore accesso al diritto all’istruzione. Si è trattato di un anno durissimo e questo andrebbe riconosciuto dal parlamento con un provvedimento che preveda uno sconto di pena per chi ha passato quest’ultimo anno dietro alle sbarre. È stato un anno di vuoto che ha lasciato spazio all’angoscia e alla paura”.
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