L'ala "aperturista" del governo è già pronta a chiedere un cronoprogramma per ristoranti, scuole, cinema, palestre (Italia Viva) e addirittura un cdm il 20 aprile per stilare un calendario (Forza Italia). Nel frattempo fonti di governo prima annunciano un vertice in settimana e poi lo smentiscono: "Per decidere sono essenziali dati e vaccinazioni"
Con il trend dei contagi, e per la prima volta anche dei ricoveri, che continua a mostrare un miglioramento, all’interno del governo il centrodestra e i renziani cominciano a sgomitare per anticipare alcune delle riaperture a prima della fine di aprile. Per ora l’argine era stato fissato a fine mese, per consolidare la discesa dei ricoveri in terapia intensiva e permettere alle Regioni di vaccinare il maggior numero possibile di persone sopra i 60 anni. Oggi però fonti di governo hanno fatto sapere che era probabile una riunione della cabina di regia politica a metà settimana. Poco dopo è arrivata la smentita, attribuita sempre a fonti di governo: al momento non è stata presa alcuna decisione né è stata convocata la cabina di regia. “Si continuano a monitorare i dati epidemiologici e a rafforzare la campagna di vaccinazione”. Una guerra di “veline” a cui si aggiungono le dichiarazioni: Tajani chiede un Cdm già il 20 aprile, i renziani un cronoprogramma per ristoranti, palestre e piscine. A frenare è in prima persona il ministro della Salute, Roberto Speranza: “Molta gradualità e attenzione, non dobbiamo bruciare le tappe“, spiega a Che Tempo che Fa. E cita l’esempio della Sardegna, passata da zona bianca a rossa in appena tre settimane.
È chiaro però che alcune forze politiche vogliano quanto meno anticipare la data del confronto, per “sfruttare” il trend positivo e chiedere la riapertura di qualche settore nella seconda metà di aprile. Magari anche il ripristino delle zone gialle, con la conseguente apertura dei ristoranti, almeno a pranzo, ma anche di musei, cinema e teatri, con ingressi contingentati. Se si deciderà di riaprire, saranno fatte comunque scelte “selettive e ponderate“, ha ribadito il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli. Insomma, non ci sarà un liberi tutti e la maggior parte delle attività che sono chiuse dovrà attendere maggio. “Guai se pensassimo di essere fuori dal problema – ha avvertito ancora Locatelli – Ci ritroveremmo nella situazione di metà marzo avendo vanificato settimane di sacrifici”.
Il centrodestra però preme. Il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani chiede al presidente del Consiglio Mario Draghi di convocare un Consiglio dei ministri per il 20 aprile e preannuncia un cronoprogramma con le riaperture. “Dove si torna alla zona gialla si può ripartire per le attività all’aperto, i ristoranti anche fino alle 20- 21. E perché non far ripartire gli spettacoli all’aperto? Tutto ciò che si fa all’aperto e nei mercati si può riaprire”, ha detto il vicepresidente di Forza Italia intervistato al Tg4. Matteo Salvini la posizione della Lega l’ha ripetuta più volte e ha anche ipotizzato una data per riaprire, il 19 aprile. “Se la scienza vale quando si torna al rosso vale anche quanto si passa al giallo“.
Oltre a Fi e Lega, c’è pure Italia Viva che vuole anticipare: chiede di “programmare le riaperture” di ristoranti, cinema e palestre. “Stabiliamo subito in quale giorno riapriremo i ristoranti, in quale giorno tutte le scuole, in quale i cinema, le palestre, e così via. Servono chiarezza e programmazione e diciamo agli italiani che possono già prenotare le vacanze in Italia. Occorre fare il programma della ripartenza indicando il giorno preciso di apertura attività per attività: un calendario chiaro che dia certezze a un paese stremato dalla pandemia”, ha dichiarato il presidente dei senatori di Italia Viva Davide Faraone.
A ricordare con quali criteri è stata fissata la data di maggio c’è il Pd e il ministro della Salute Roberto Speranza. Con ancora 15mila casi e più di 300 morti c’è bisogno della massima prudenza: si riapre quando ci sono le condizioni, è il ragionamento, il resto è propaganda sulla pelle delle categorie che stanno soffrendo e alle quali vanno invece garantiti, come dice l’ex segretario del Pd Nicola Zingaretti, “aiuti e tanti”. “Le riaperture non si realizzano con le dichiarazioni o le interviste, ma con le vaccinazioni. I numeri ci dicono che dobbiamo avere cautela nelle riaperture, abbiamo visto cosa è accaduto in Sardegna. Dobbiamo accelerare i ristori alle imprese e riaprire quando ci saranno le condizioni di sicurezza, oppure faremo danni alle imprese stesse”, ha sottolineato il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, in occasione di un’intervista a Radio 24.
Lo stesso concetto ribadito a Domenica In dal sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri: “Già dalla prossima settimana vedremo i numeri migliorare di molto e già nel mese di maggio vedremo le riaperture. Torneremo con i colori. Non dobbiamo correre troppo, ma sicuramente riaprire. Per i ristoranti possono già riaprire da maggio, a pranzo e verosimilmente da metà maggio anche a cena”, ha assicurato. “Quindi direi che maggio è il mese della programmazione delle riaperture progressive”. “Comincerei con la scuola, poi i ristoranti, e poi tutto fino a giugno, con moderazione“, ha sottolineato Sileri. Quella cautela che invece non vorrebbe la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni: “Ogni giorno che passa è un colpo di mannaia al sistema produttivo italiano, la questione delle riaperture non può più essere rimandata“, scrive su Facebook.
In attesa del confronto politico, saranno nelle a breve sul tavolo del Comitato tecnico scientifico le richieste delle associazioni di categoria del mondo del cinema e dello spettacolo, con il ministro dei beni culturali Dario Franceschini che punta ad un ampliamento della capienza prevista dai protocolli, attualmente ferma a 200 persone al chiuso e 400 per gli eventi all’aperto. Cinema, teatri, musei e spettacoli all’aperto potrebbero essere i primi a ripartite, assieme ai ristoranti. Su questo fronte la Fipe vedrà martedì il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgietti per sottoporre nuovamente il protocollo che chiedeva l’apertura dei ristoranti in zona gialla anche la sera e in zona arancione solo a pranzo. Documento bocciato già a gennaio dal Cts.