A Tubinga sperano che il mese buono sia quello di giugno: circa sei mesi dopo il via libera a Pfizer/Biontech, dalla città universitaria tedesca potrebbe arrivare il terzo vaccino a Rna messaggero contro il Covid, quello sviluppato dall’azienda di biotecnologie CureVac. Il processo di approvazione da parte dell’Ema è già cominciato a febbraio: “Il candidato vaccino di CureVac, CVnCoV, è in una fase avanzata della sperimentazione clinica a seguito di ampi studi sulla sicurezza e sulla tollerabilità. Ci aspettiamo nuovi dati nel corso del secondo trimestre e li utilizzeremo come base per far avanzare il processo di approvazione del nostro vaccino che è già iniziato“, spiega a ilfattoquotidiano.it Franz-Werner Haas, amministratore delegato di CureVac. Per l’Unione europea e l’Italia l’autorizzazione sarebbe una boccata d’ossigeno nella campagna di vaccinazione: il candidato vaccino tedesco utilizza la tecnologia dell’Rna messaggero come quelli Pfizer o Moderna, che finora hanno avuto altissime performance in termini di efficacia e creato meno grattacapi dal punto di vista della sicurezza. Inoltre, come confermato dall’azienda, il vaccino di CureVac non utilizza mRna modificato chimicamente: i vantaggi sono l’impiego di un dosaggio inferiore e la possibilità di una conservazione a una temperatura di 5 gradi per almeno tre mesi. Un fattore che facilita notevolmente la gestione delle fasi di trasporto e stoccaggio.
DOSI, TEMPI E ACCORDI – “Prevediamo una produzione fino a 300 milioni di dosi nel 2021 e un miliardo di dosi il prossimo anno”, afferma Haas. L’accordo con la Commissione europea è già stato firmato, in Italia dovrebbero arrivare in totale quasi 30 milioni di dosi. Il piano stilato a inizio marzo dal commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo ne prevede 7,3 già entro giugno: un obiettivo difficile da raggiungere, ma entro settembre è previsto l’arrivo complessivo di 14 milioni di dosi. Le altre 16 saranno a disposizioni, salvo intoppi, tra fine anno e il primo trimestre 2022. Il fattore tempo, come sappiamo, è determinante: il piano vaccinale italiano all’origine prevedeva l’arrivo di 2 milioni di dosi del vaccino di CureVac già entro marzo. Ora la speranza è riuscire a scongiurare ulteriori ritardi, dopo che già le altre aziende farmaceutiche hanno avuto seri problemi nell’approvvigionamento delle materie prime, nella produzione e infine nella consegna delle dosi. “La fornitura delle materie prime è davvero una sfida perché le catene di approvvigionamento globali sono interrotte dalla pandemia”, ammette l’amministratore delegato dell’azienda di Tubinga. “Ad esempio – spiega Haas – a volte non è possibile ottenere l’attrezzatura o i materiali necessari per la produzione di vaccini, in quanto soggetti a divieti di esportazione. Il governo tedesco e la Commissione europea ne sono a conoscenza e si stanno impegnando per aiutarci“.
L’azienda tedesca ha già siglato accordi di collaborazione per la produzione del vaccino con Bayer e GlaxoSmithKline, ma anche con Fareva, Rentschler e Wacker: l’obiettivo è istituire una rete europea per la produzione delle dosi. L’Unione europea dovrebbe anche essere la principale area di distribuzione del vaccino: “Oltre al fatto che la Germania è partner di CureVac – sottolinea Haas – abbiamo ricevuto fondi per lo sviluppo e la produzione del nostro vaccino, con un finanziamento di 252 milioni di euro dal governo tedesco. Abbiamo anche firmato un contratto con la Commissione europea per la fornitura di dosi di vaccino, che ci ha a sua volta fornito un sostegno finanziario per lo sviluppo del vaccino”. “Senza questo finanziamento, non saremmo stati in grado di gestire gli investimenti associati allo sviluppo del vaccino”, ammette l’amministrato delegato di CureVac, che in passato aveva indicato proprio nella carenza di fondi la causa del “ritardo” rispetto a Pfizer/Biontech. Inoltre, l’azienda sta sviluppando insieme a Tesla una “mini-fabbrica mobile e flessibile di m-Rna”, chiamata The RNA Printer®. Questa tecnologia consentirà alle stesse strutture sanitarie di produrre dosi di vaccino: “L’obiettivo è utilizzare The RNA Printer® in tutto il mondo, ad esempio direttamente sul luogo di un focolaio locale, per riuscire a riportarlo rapidamente sotto controllo. Allo stesso tempo, The RNA Printer® può anche implementare rapidamente le modifiche necessarie al vaccino a causa di eventuali varianti”, spiega Haas.
CHE TIPO DI VACCINO È? COME FUNZIONA? – CVnCoV, il candidato vaccino di CureVac, è come detto un vaccino a Rna messaggero: una tecnologia innovativa che consiste nell’utilizzare la sequenza del materiale genetico del coronavirus, ossia l’acido ribonucleico (Rna), che rappresenta il messaggero molecolare che contiene “le istruzioni” per costruire la proteina Spike del virus, contro la quale si vuole scatenare la reazione del sistema immunitario. “La tecnologia Rna consente lo sviluppo di vaccini sicuri ed efficaci“, assicura Haas. La “rolling review” dell’Ema, come detto, è cominciata a febbraio, ma sull’efficacia del vaccino di CureVac ancora non esistono dati: “La sperimentazione clinica è ‘in doppio cieco‘ (sia i soggetti esaminati che gli sperimentatori ignorano le informazioni fondamentali, ndr) e quindi non sappiamo chi dei soggetti testati ha ricevuto un placebo o il nostro vaccino”. Per questo, spiega l’amministratore delegato, “non siamo ancora in grado di rilasciare alcuna dichiarazione sull’efficacia del vaccino”.
La grande differenza ad esempio con il vaccino Pfizer e Moderna sta invece nell’approccio tecnologico: “A differenza di altri, non utilizziamo alcun mRNA modificato chimicamente”, chiarisce Haas. “Attraverso una ottimizzazione della sequenza la produzione di proteine può essere migliorata, così possiamo lavorare ad esempio con basse dosi di mRNA e generare comunque una risposta immunitaria equilibrata”. In pratica, il vaccino contiene un dosaggio di Rna molto inferiore. Infine, il Ceo di CureVac assicura che l’azienda è già al lavoro anche sul contrasto alle varianti del Covid: “Stiamo conducendo studi in vitro mirati sulle varianti critiche per confermare l’efficacia del nostro attuale candidato vaccino. Recentemente siamo stati in grado di dimostrare nei test preclinici che è efficace contro la variante sudafricana“, afferma Haas. Che poi evidenzia un altro vantaggio della tecnologia a mRna: “Offre la flessibilità di adattare i futuri candidati vaccini alle varianti“.