“È quasi un miracolo essere qui, il mondo è fermo e questa settima stagione per noi è come una gara ad ostacoli” aveva dichiarato il patron di Formula E Alejandro Agag, nella conferenza stampa di inaugurazione della tappa romana. Le numerose defezioni che negli scorsi mesi, a causa della situazione pandemica, sono arrivate all’organizzazione anche da parte di capitali europee come Parigi e Londra, hanno reso la stagione 2020/2021 dell’e-Prix difficile e incerta. Il calendario, infatti, è ancora tutto da definire e per il momento prevede solo altre 6 gare: prossima doppia a Valencia, poi toccherà un round a Monaco, uno a Marrakech e di nuovo un double-header a Santiago del Cile.

Roma, però, ha saputo tenere duro e mettere in campo un’organizzazione massiccia, pur di riportare il campionato mondiale di monoposto elettriche sul circuito cittadino dell’Eur, per il terzo anno: scenografico più delle scorse edizioni, dal momento che il nuovo layout ha previsto la griglia di partenza ai piedi del Palazzo dei Congressi e poi il passaggio davanti al “colosseo quadrato”.

Ad aggiudicarsi le vittorie sul circuito capitolino sono stati i team DS Techeetah e Mercedes EQ, rispettivamente con Vergne nel round di sabato, e Vandoorne in quello conclusivo della tappa. Un double-header (così si chiama la doppia gara nella stessa tappa) appena movimentato dalla pioggerellina di entrambi i giorni, ma che si ricorderà – così come probabilmente l’intera stagione – per essere stato silenzioso, con il solo ronzio delle 24 monoposto sfreccianti sul tracciato che non è bastato certo a mascherare l’assenza del pubblico: condizione necessaria, quest’anno, per confermare le gare e dimostrare che le città possono ripartire, gradualmente, anche da eventi come questi.

Soprattutto Roma, che con la ABB FIA ha rinnovato l’impegno nel campionato mondiale anche per i prossimi cinque anni: “Siamo orgogliosi, sono tre anni che formula E viene ospitata a Roma” ha dichiarato la sindaca Virginia Raggi nella conferenza stampa di presentazione della tappa, “questo significa avere un città che non è solo un museo a cielo aperto ma anche un laboratorio vivente”.

Sulla Formula E, quindi, continuano a scommettere in tanti. Le città (anche se non tutte) e le case automobilistiche (anche qui, non proprio tutte): continua a crederci sicuramente Nissan, che con il team e.dams ha confermato la partecipazione fino al 2026 e quindi fino alla Gen3 delle monoposto: “la Formula E è il progetto di motorsport più lungo che Nissan ha fuori dal Giappone” ha sottolineato Tommaso Volpe, a capo del Global Motorsports della casa di Yokohama.

E del resto, quel laboratorio di sperimentazione tecnologica che tanti vedono oggi nell’e-Prix è fondamentale per tutti quei costruttori sempre più impegnati in una strategia di mobilità sostenibile, come Mercedes-Benz, Bmw, Jaguar ma anche la stessa Nissan: se all’inizio della partecipazione al campionato, il team della casa giapponese si serviva dell’expertise maturata proprio nella costruzione di veicoli elettrici di massa, ora pensa a come riportare nella mobilità quotidiana quanto affinato sui bolidi: è quella che loro chiamano la strategia “track to road”.

Ad abbandonare il gran premio a batterie al termine della stagione sarà invece Audi, che pensa piuttosto a un ritorno nell’endurance, pur mantenendo validi gli accordi di fornitura del motore al team Envision Virgin Racing. Chissà, invece, che con la Gen3 non arrivi finalmente anche un team italiano. Nel corso della conferenza stampa di apertura della tappa dell’Eur, Alejandro Agag ha spiegato che se ne discute da tempo con i costruttori italiani: “tra i miei obiettivi ci sono avere una squadra italiana e la Tesla: però la Tesla “è dura”, ed Elon Musk non capisce l’importanza delle gare. Invece le squadre italiane la capiscono molto bene.”

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